Ho deciso di fare la pace con Napoli e i suoi abitanti. Anche se far pace con Napoli è come riappacificarsi con una donna bellissima dopo un equivoco o un’incomprensione: sei praticamente tentato di farci all’amore. Perché tutto si può dire di Napoli, tranne che non abbia un’anima. A molti sembrerà strano, ma ci sono molte cose in comune tra Napoli e i lombardi. Affinità antiche, che provengono dai lontani secoli di dominazione spagnola. Ma poi Napoli è rimasta lì, ferma nel tempo, zavorrata da un ritardo statuale e organizzativo praticamente incolmabile. In pochi ricordano che fu proprio Napoli la città in cui nacque l’illuminismo. Tutto il suo gusto per ciò che è folcloristico, specifico, particolare, finisce col donarci un modo di pensare più vicino all’intuito che al razionalismo, sino a confonderli tra loro. E Napoli, infatti, non poteva che incontrare sul suo cammino un calciatore come Diego Armando Maradona, che riuscì a trascinarla verso due scudetti e una coppa Uefa nel giro di pochi anni: un uomo dotato di un intuito spiccatissimo, a tratti incredibile, che sui campi di calcio riusciva ad annullare ogni tatticismo decretando il trionfo dell’eccezionalità. Come si può giudicare una città eccezionale? E’ impossibile: sarebbe solo una pretesa. Ma esiste un altro aspetto di Napoli, che è poi quello che preferisco: la sua Storia. Che in realtà è un lungo percorso di profondissima cultura. Io dubito che si possa cambiare i napoletani con le maniere forti: non si potrà mai ottenere nulla, ai piedi del Vesuvio, con la forza. Nemmeno riuscire a convincere i suoi giovani a mettersi il casco quando vanno in giro col motorino. Ci vuole, invece, uno sforzo particolare, speciale, tutto per Napoli: un vero e proprio atto d’amore. Perché è vero che Napoli è unica. Perché è vero che è coraggiosa. Perché è vero che è simpatica. Perché è vero che è bella. Dobbiamo aiutare Napoli a liberarsi da quei nemici che vivono dentro di lei, che la circondano armi in pugno tenendola in ostaggio da troppo tempo. Non si tratta di una guerra che deve cominciare domattina: essa è già in corso da secoli. Ed è proprio questa guerra, disperata ed estenuante, a darci spesso l’impressione che a Napoli non possa più imporsi alcuna idea di legalità. Perché la lunga guerra di Napoli ha raggiunto un livello così degradante che anche chi sta dalla parte del giusto è costretto a inventarsi ‘la qualsiasi’ pur di non soccombere. In una guerra del genere non è facile discernere quel che è giusto da ciò che non lo è: tutto si mescola, sino a diventare un enorme e unico ‘calderone’ di errori. E tutto il caos, il disordine, la confusione, persino la velocità di pensiero dei napoletani e la loro stessa prolissità, derivano da questa sfida all’ultimo sangue contro i suoi molteplici e numerosissimi problemi. Questioni talmente incancrenite che di Napoli sono riuscite a sfigurarne il volto e la stessa identità: quella di una città vera, che fu capitale di un regno per più di seicento anni, che non parla un dialetto, bensì una lingua vera e propria. Una metropoli dell’Europa meridionale e mediterranea che non possiamo abbandonare a se stessa, poiché ciò non sarebbe solamente un delitto, ma un grave segnale di immoralità. Siamo tutti tenuti a comprendere fino in fondo quel che Napoli ha passato e sofferto nell’intero corso della sua Storia. Perché Napoli è una città speciale. E quando verrà il giorno in cui finalmente vincerà la sua guerra, essa sarà la più bella di tutte.