Vittorio LussanaIl segretario generale della Conferenza episcopale italiana, Nunzio Galantino, in questi giorni ha voluto farci sapere il suo pensiero in merito all’operato dell’attuale presidente del Consiglio dei ministri, Matteo Renzi, criticandolo sotto vari aspetti. Anche noi, in verità, non siamo tra coloro che si dichiarano entusiasti nei confronti del Segretario nazionale del Partito democratico. In particolar modo, stiamo ancora valutando se si tratti di un leader che cambia spesso opinione, oppure se siamo di fronte a un ‘cazzàro’ di dimensioni tali da dimenticarsi, persino lui, quel che ha annunciato, dichiarato o asserito solamente qualche tempo prima. Il giudizio su Matteo Renzi, tuttavia, da parte nostra rimane ‘sospeso’, poiché riteniamo sia ancora troppo presto per poter fare un bilancio equilibrato ed esaustivo del suo operato. Quel che invece ci ha insospettito è stata la seconda parte della dichiarazione di monsignor Galantino, allorquando ha paventato una ricerca, da parte di Renzi, di vie preferenziali “a richieste come il riconoscimento delle cosiddette unioni di fatto o, addirittura, l’accesso al matrimonio per coppie formate da persone dello stesso sesso. Del resto”, ha aggiunto l’alto prelato, “cosa aspettarsi per la famiglia se la preoccupazione principale rimane quella di abbreviare il più possibile i tempi del divorzio, enfatizzando così una concezione privatistica del matrimonio”? Ebbene, a questo punto ci sentiamo anche noi di proporre un giudizio sulla Chiesa di Roma attraverso una serie di enunciazioni che qui di seguito veniamo a esporre: la Chiesa non può che essere reazionaria; la Chiesa non può che essere dalla parte del potere istituito in quanto sistema di controllo dei singoli individui; la Chiesa non può che accettare regole autoritarie e puramente formali di convivenza; la Chiesa non può che approvare società di tipo gerarchico, in cui vi sia una classe dominante che garantisca l’ordine; la Chiesa non può che agire completamente al di fuori dell’insegnamento del Vangelo; la Chiesa non può che prendere decisioni pratiche riferendosi solo formalmente al nome di Dio; la Chiesa non può che detestare ogni forma di libero pensiero; la Chiesa non può che essere contraria a qualsiasi forma di regolamentazione delle unioni civili e, più in generale, verso ogni principio di libertà di orientamento sessuale che possa essere vissuta alla ‘luce del sole’ anziché in ghetti nascosti di discriminazione, sofferenza e infelicità; la Chiesa non può che imporre solo verbalmente la speranza, poiché la sua esperienza dei fatti umani le impedisce di nutrire alcun tipo di fede nei confronti del genere umano. Dato che monsignor Galantino si è sentito in dovere di giudicare l’operato degli altri, allo stesso modo ci sentiamo in dovere di offrire un’opinione nei confronti della grigia istituzione ecclesiastica che egli rappresenta. In un’epoca che sta palesemente dimostrando come proprio le religioni rappresentino il vero seme nascosto dell’odio, del disgusto e della follìa, non basta di certo l’arresto in Vaticano di un arcivescovo pedofilo per mutare il nostro giudizio. Non basta e non basterà mai.




Direttore responsabile di www.laici.it e della rivista 'Periodico italiano magazine' (www.periodicoitalianomagazine.it)
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Alba - Fabrica di Roma (Vt) - Mail - mercoledi 1 ottobre 2014 16.14
Assolutissimamente d'accordo !!! Condivido !!!
Vittorio Lussana - Roma/Milano/Bergamo - Mail - lunedi 29 settembre 2014 19.42
RISPOSTA A ROBERTO: se hai questa brutta impressione su di me, ti consiglio di fartela passare. In merito, invece, alla tua "cattiva fede", ebbene sì: sei in cattiva fede, poiché continui a sottostimare il marchio di abominio sociale e gli effetti omofobici che sottendono l'intera questione dei diritti civili da estendere agli omosessuali. Ti consiglio di visionare un film del 1988, assai delicato ed equlibrato sull'argomento, di Paul Bogart, dal titolo: 'The torch song trilogy', coglionamente tradotto, qui in Italia, con lo scialbo e provinciale: 'Amici, complici, amanti'. In questo film, per la prima volta viene messo in scena un omicidio per omofobia. Ebbene, tutto quel che succede in questa drammatica scena dimostra come vittima, soccorritori, semplici cuoriosi e passanti e persino il gruppo di teppisti carnefici che hanno commesso l'orrendo omicidio facciano tutti parte del mondo considerato 'normale', o dei normali. L'unico a rimanere escluso dalla tragedia, senza essere preso minimamente in considerazione da nessuno, è il compagno di vita del gay assassinato, che invece risulta la persona affettivamente, psicologicamente e traumaticamente più colpita. La polizia indaga, i vicini sono sconvolti, l'ambulanza se ne va a sirene spiegate: tutto avviene come se l'accaduto fosse un fatto di cronaca normalissimo, una rissa come tante scoppiata per motivi misteriosi e sconosciuti. Nessuno si occupa del protagonista, ormai destinato a rimanere solo per il resto della vita, che vaga per la strada per tutta la notte, devastato dal più doloroso dei disorientamenti psicologici. Io non chiedo ai miei lettori di valutare per forza determinati passaggi durissimi della vita, che possono capitare a tutti, anche agli eterosessuali. Ma la delicatezza e l'intelligenza di questa denuncia civile del regista Bogart, ovvero il Male in quanto normalità che giudica con malvagia superficialità l'amore omosessuale (anzi, non lo considera nemmeno...) rappresenta un'altissima rappresentazione artistica di un principio di eguaglianza posto sulla frontiera più avanzata dei diritti civili. Se gli italiani, cattolici o meno, non riusciranno, intorno a questi temi, a recuperare una propria idea di dignità umuna dell'individuo, allora significa che questo popolo è abituato a vivere al di sotto di questa stessa idea, ovvero a un livello inaccettabile di arretratezza sociale e culturale. E, per tutto questo, non merita alcun rispetto. VL
Roberto - Roma - Mail - lunedi 29 settembre 2014 18.57
Lo scrivo da ateo: la Chiesa, per la sua dottrina e per il suo modo di vedere il mondo, non può esprimersi in altro modo se non in quello in cui si esprime. Ha senz'altro le sue colpe storiche, ma bisogna anche saper fare un bilancio obiettivo circa il suo ruolo, non sempre incisivo, ma indubbiamente presente su tutte le questioni e i gravissimi problemi del sud del mondo. Posso essere d'accordo sui limiti della Chiesa nel giudicare il genere umano, ma attaccarla così pesantemente mi sembra strumentale. Forse anche io sono in cattiva fede, come tanti cattolici, ma talvolta ho questa impressione.
Marina - Urbino - Mail - lunedi 29 settembre 2014 16.28
La Chiesa dovrebbe essere il tramite di Dio su questa terra ma si tratta purtroppo e soltanto di una massa di cialtroni che con Dio hanno ben poco a che fare...!
Padre perdona loro perché non sanno quello che fanno....
Cristina - Milano - Mail - lunedi 29 settembre 2014 11.46
Sono d'accordissimo! Del resto la Chiesa non è un'entità astratta ed è costituita da uomini, molto spesso inadeguati e prepotenti. Come tali commettoni enormi errori.


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