Il segretario generale della Conferenza episcopale italiana, Nunzio Galantino, in questi giorni ha voluto farci sapere il suo pensiero in merito all’operato dell’attuale presidente del Consiglio dei ministri, Matteo Renzi, criticandolo sotto vari aspetti. Anche noi, in verità, non siamo tra coloro che si dichiarano entusiasti nei confronti del Segretario nazionale del Partito democratico. In particolar modo, stiamo ancora valutando se si tratti di un leader che cambia spesso opinione, oppure se siamo di fronte a un ‘cazzàro’ di dimensioni tali da dimenticarsi, persino lui, quel che ha annunciato, dichiarato o asserito solamente qualche tempo prima. Il giudizio su Matteo Renzi, tuttavia, da parte nostra rimane ‘sospeso’, poiché riteniamo sia ancora troppo presto per poter fare un bilancio equilibrato ed esaustivo del suo operato. Quel che invece ci ha insospettito è stata la seconda parte della dichiarazione di monsignor Galantino, allorquando ha paventato una ricerca, da parte di Renzi, di vie preferenziali “a richieste come il riconoscimento delle cosiddette unioni di fatto o, addirittura, l’accesso al matrimonio per coppie formate da persone dello stesso sesso. Del resto”, ha aggiunto l’alto prelato, “cosa aspettarsi per la famiglia se la preoccupazione principale rimane quella di abbreviare il più possibile i tempi del divorzio, enfatizzando così una concezione privatistica del matrimonio”? Ebbene, a questo punto ci sentiamo anche noi di proporre un giudizio sulla Chiesa di Roma attraverso una serie di enunciazioni che qui di seguito veniamo a esporre: la Chiesa non può che essere reazionaria; la Chiesa non può che essere dalla parte del potere istituito in quanto sistema di controllo dei singoli individui; la Chiesa non può che accettare regole autoritarie e puramente formali di convivenza; la Chiesa non può che approvare società di tipo gerarchico, in cui vi sia una classe dominante che garantisca l’ordine; la Chiesa non può che agire completamente al di fuori dell’insegnamento del Vangelo; la Chiesa non può che prendere decisioni pratiche riferendosi solo formalmente al nome di Dio; la Chiesa non può che detestare ogni forma di libero pensiero; la Chiesa non può che essere contraria a qualsiasi forma di regolamentazione delle unioni civili e, più in generale, verso ogni principio di libertà di orientamento sessuale che possa essere vissuta alla ‘luce del sole’ anziché in ghetti nascosti di discriminazione, sofferenza e infelicità; la Chiesa non può che imporre solo verbalmente la speranza, poiché la sua esperienza dei fatti umani le impedisce di nutrire alcun tipo di fede nei confronti del genere umano. Dato che monsignor Galantino si è sentito in dovere di giudicare l’operato degli altri, allo stesso modo ci sentiamo in dovere di offrire un’opinione nei confronti della grigia istituzione ecclesiastica che egli rappresenta. In un’epoca che sta palesemente dimostrando come proprio le religioni rappresentino il vero seme nascosto dell’odio, del disgusto e della follìa, non basta di certo l’arresto in Vaticano di un arcivescovo pedofilo per mutare il nostro giudizio. Non basta e non basterà mai.