Epperò bisogna dirlo: sulle condizioni del mercato del lavoro in Italia, Matteo Renzi ha più di qualche ragione. Ora si sta cercando di creare confusione, denunciando le distinte tipologie contrattuali esistenti nel nostro Paese. In realtà, facendo ‘saltare’ l’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori non si intende affatto colpire i cosiddetti ‘precari’, ma viceversa chi si crede inamovibile, rendendo totalmente inefficiente e insostenibile l’intero sistema produttivo. Esiste una buona percentuale di ‘privilegiati’ nel mondo del lavoro. E un tasso di parassitismo, quando non di vero e proprio prolungato assenteismo, praticamente cronico. Innumerevoli potrebbero essere gli esempi elencabili in tutte le parti d’Italia. Bisogna rendere più snello ed efficiente sia il sistema amministrativo, sia quello produttivo: non c’è alternativa a questa strada. Anche a sinistra, negli scorsi anni, c’è chi con coraggio e coerenza ha denunciato una serie incredibile di professioni, mestieri e occupazioni in cui si incontra sempre la persona sbagliata nel posto sbagliato: ci stiamo riferendo alle incompetenze e negligenze dei cosiddetti ‘culi di piombo’, o di quei lavoratori che, per interi semestri, nemmeno si recano sul posto di lavoro. Il sindacato queste cose non le sa? Ebbene, vada a farsele raccontare dai tanti lavoratori onesti e dalle moltissime persone comuni costrette a far finta di nulla di fronte a certe condotte sui luoghi di lavoro. Si vive in un Paese immerso nell’inefficienza e nel ‘menefreghismo’ più totale. Non funziona niente: ogni struttura pubblica primaria si ritrova in condizioni a dir poco paurose. Ci dispiace, ma le cose stanno così: è il momento di ammetterlo e di approfondire temi e problemi. Le cosiddette “false partite Iva”, sbandierate come forma di sfruttamento e di scarsa tutela, sono l’unica formula che permette di immettere sul mercato del lavoro nuovi collaboratori, che dunque risultano sfruttati proprio grazie all’eccesso di protezione assicurata a inetti, incapaci, incompetenti e fannulloni. Un intero universo di figure cosiddette ‘di ruolo’ che sin dai tempi del clientelismo democristiano vive nel limbo paradisiaco dell’inamovibilità e di garanzie pensate al fine di porre il lavoratore nelle condizioni per offrire al meglio le proprie capacità e che, oggi, vengono interpretate in forme opportunistiche e distorte. Per riuscire a mantenere sino all’età pensionabile questa sensibile percentuale di occupati che godono di una sostanziale quanto ingiusta considerazione d’indispensabilità, si lascia ricadere questa stessa ingiustizia sui lavoratori più giovani, i quali si ritrovano perennemente confinati ai margini del mercato. Giunti a questo punto, al sindacato converrebbe cercare un compromesso che riesca a individuare e colpire tali iniquità, studiando nuove formule contrattuali che possano ‘inquadrare’ apprendisti e neo-assunti lungo un ‘sentiero’ di tutele progressive, smettendola di continuare a mescolare le ‘carte’ in tavola al fine di dissimulare e smentire la propria arretratezza ideologica e inaffidabilità. Arretratezza e inaffidabilità che hanno reso odioso il sindacato stesso a moltissime categorie di lavoratori e cittadini, sino al punto di cancellare la memoria per i grandi meriti storici del movimento operaio nella Storia d’Italia. Infine, il richiamo alla signora Margaret Thatcher non ci sconvolge più di tanto. Anzi, riabilita definitivamente ai nostri occhi la figura di questa povera donna, considerando la condizione di totale abbandono in solitudine che ella ha dovuto patire negli ultimi anni della propria vita. Se si stava cercando un modo per fare l’ennesima brutta figura, tale obiettivo è stato pienamente raggiunto.