La notizia del ritorno dell’Italia in recessione, coniugata con quella di Francesco Schettino che interviene a un seminario accademico, rende bene l’idea di una società ormai sull’orlo di un gigantesco impazzimento, collettivo e di massa. Stiamo cioè vivendo in un Paese che cerca di ottenere una bizzarra sintesi tra il diavolo e l’acqua santa, il tutto e il nulla, il ‘trendy’ con il ‘trash’. Sfruttando l’onda mediatica di un fatto gravissimo come il naufragio della Costa Concordia, c’è chi ha pensato bene di far salire in cattedra un signore che ha abbandonato il proprio posto di comando, dandosela a gambe mentre 32 persone affogavano nel mar Tirreno. Allo stesso modo, in campo economico, si vorrebbe gestire l’avvitamento di un intero ‘sistema-Paese’ con le consuete ricette del capitalismo di Stato e dell’austerità burocratica. Quali sono, in fondo, le vere notizie economiche del momento? Quelle che dovrebbero darci il segnale di un “cambiamento di verso”, per usare un’espressione tanto cara all’attuale presidente del Consiglio? Il salvataggio di Alitalia attraverso l’alleanza con Etihad? Oppure, il signor Marchionne che paga 300 euro di stipendio al mese agli operai serbi per produrre una Fiat cinquecento valutata, sul nostro mercato interno, tra i 16 e i 21 mila euro? Convertendo queste ultime cifre in ‘vecchie lire’, praticamente agli italiani viene chiesto di spendere tra i 32 e i 40 milioni per l’acquisto di una vettura che non cammina neanche prendendola a ‘calci in culo’! La verità di fondo rimane quella di una drammatica scarsità di investimenti imprenditoriali dovuta, a sua volta, alla scarsa fiducia da parte del sistema bancario nell’offrire credito per rilanciare aziende o finanziare iniziative coraggiose, offrendo cittadinanza economica a nuovi soggetti e protagonisti d’impresa. Pertanto, in una fase di ‘stretta creditizia’ - che non dipende del tutto dai parametri di Maastricht - cercare di rilanciare gli investimenti al fine di produrre innovativi sbocchi di mercato, generando nuove forme di reddito, equivale a chiedere ‘la luna’. Siamo di fronte, con sempre maggior evidenza, a politiche di austerità dettate dalle destre economiche protettrici delle multinazionali, le quali non soltanto cercano di difendere gli attuali ‘cartelli’ di controllo di tutti i settori produttivi e industriali, ma che per pura avidità temono di perdere i propri ‘extra-profitti’ a causa delle possibili nuove iniezioni di ‘liberalismo’ sui mercati interni. Una drammatica condizione di eccessiva burocratizzazione e un livello dei prezzi decisamente ‘deformato’ mantengono, inoltre, l’Italia all’interno di un recinto che somiglia sempre più a un vero e proprio cimitero di provincia. Tanto per fare un esempio, qui da noi si spendono 22 euro, ovvero circa 44 mila lire, semplicemente per acquistare un paio di prodotti farmaceutici ‘da banco’. E non ci si venga a dire che simili cose risultano sconosciute alle grandi multinazionali del settore. Ci ritroviamo innanzi a dei mercati completamente bloccati, in cui il meccanismo di domanda e offerta si mantiene statico come fosse il ricatto di un rapinatore: se ti capita di avere mal di pancia, sei costretto a sborsare almeno 11 euro e ‘rotti’, secondo una concezione del capitalismo a dir poco ‘banditesca’. Allora, caro Matteo Renzi: ci decidiamo a ‘pestare i piedi’ a qualcuno? Vogliamo provare ad andare a disturbare qualche interesse eccessivo o di troppo? Se veramente si intende portar fuori il Paese dall’orribile incantesimo in cui si ritrova, da qualche parte si dovrà pur cominciare. O dobbiamo forse concludere che ha ragione Beppe Grillo quando vi accusa, con linguaggio ‘colorito’, di essere tutti quanti una ‘manica’ di incapaci? Se la politica deve rimanere il regno di chi conosce un po’ di tutto ma poi, in realtà, non sa fare nulla, allora siamo ufficialmente nei guai. Ma se oltre a tutto questo si arriva al paradosso di dare rilevanza professionale a chi è stato capace di combinare un ‘bordello megagalattico’ andandosi maldestramente a incagliare, con il proprio bastimento, tra gli scogli dell’isola del Giglio, allora siamo veramente giunti all’ultimo stadio di indecenza civile e morale. Non nutriamo piacere nello schierarci dalla parte della protesta sterile e poco propositiva. Tuttavia, cominciamo veramente a pensare che, da ogni lato lo si prenda, questo Paese faccia ‘schifo’ solamente a guardarlo. Eppure, basterebbe assai poco per sfuggire a simili giudizi: per esempio, evitare, in molti casi, di mandare le ‘volpi’ a indagare nel ‘pollaio’. Se non si può ottenere nemmeno questo dall’attuale classe dirigente italiana, allora non c’è proprio più nulla in cui sperare per questo Paese.
Direttore responsabile di www.laici.it e della rivista 'Periodico italiano magazine' (www.periodicoitalianomagazine.it)(editoriale tratto dal numero di luglio e agosto 2014 della rivista sfogliabile 'Periodico italiano magazine')