L'On. Roberto Tortoli è Sottosegretario di Stato alle politiche ambientali di
Forza Italia
On. Tortoli, Forza Italia è nata come partito liberale di massa: oggi, invece, che cos’è?
“Forza Italia è un movimento nato sulla spinta del rinnovamento caratterizzato, in primo luogo, dallo spirito bipolare dei primi anni ’90 e, in secondo luogo, in seguito al trauma politico di Tangentopoli, che di fatto ha stravolto lo scenario partitico italiano. A me piace, devo dire, l’espressione 'partito liberale di massa' poiché ritengo sia valida tutt’ora, sul piano programmatico - valoriale. Mi piace anche perché, in 50 anni di storia repubblicana, il termine 'liberale' è sempre finito in secondo piano a causa dell’esistenza delle grandi 'chiese ideologiche'. Fortunatamente, però, stiamo andando a grandi passi verso un definitivo superamento delle ideologie tradizionali – anche se la sinistra italiana sembra essere nostalgica dei vecchi conflitti sociali e delle battaglie degli anni ’70 – e il liberalismo di stampo anglosassone a mio parere si sta radicando anche nel nostro Paese. Sul piano strutturale ed organizzativo, Forza Italia è il partito che più si identifica con il suo leader. I nostri avversari criticano questo tipo di caratterizzazione, ma non hanno capito che questo è il futuro, mentre loro sono il passato. Adesso è la gente che sceglie la propria guida, rappresentata da una sintesi ‘magica’: umanità, leadership, concretezza, sincerità, decisionismo”.
Forza Italia non è più un partito di plastica, esiste sul territorio e nella coscienza della gente. Tuttavia, non la si riesce ad immaginare senza il proprio fondatore: sopravviverà a Silvio Berlusconi e, se sì, come e chi potrebbe esserne il futuro leader?
“Questa domanda è legata alla precedente: Forza Italia non è mai stata un partito di plastica. All’inizio del suo percorso politico era un movimento fondato su comitati semi-spontanei, i Club Azzurri, nati grazie alla buona volontà della gente, al suo spirito di servizio, alla voglia o, meglio, alla necessità di un rilancio dell'Italia. Quando ci accusavano di essere il nulla – come un giorno disse Romano Prodi – in realtà si accusava la gente di non essere niente: noi ci muovevamo sull’onda dell’entusiasmo dei simpatizzanti e della forza del leader, ma anche sulla spinta del rischio di tutti noi, che abbiamo lasciato il nostro lavoro e le nostre professioni di provenienza per l’avventura politica. Altro che il nulla: è nata un’epoca nuova per l’Italia… Oggi, Forza Italia è radicata sul territorio, grazie ad una struttura periferica molto somigliante a quella dei partiti tradizionali di massa. Io la immagino come un partito a 'doppia struttura': a livello nazionale si basa sulla centralità del leader e su un’organizzazione di tipo vertice-base, a livello periferico abbiamo meccanismi decisionali di tipo ‘base-vertice’ secondo un modello di democrazia partitica tradizionale. Nel mezzo, fra la struttura nazionale e quella periferica, vi sono i coordinatori regionali, che fungono da collettori, da Liason officers (ufficiali di collegamento) tra le istanze nazionali e quelle locali. E’ una struttura del tutto nuova, che offre centralità agli eletti, ma grandi spazi anche ai quadri intermedi dell’organizzazione. Attualmente ritengo vi la sia necessità di una maggiore strutturazione delle diverse componenti interne e di un loro riconoscimento ufficiale, in quanto un partito vive del dibattito fra le varie sensibilità che, nel caso di Forza Italia, potrebbero essere quella laico-riformista, quella socialista-liberale e quella cattolico-liberale. Se non si strutturano le cosiddette 'correnti', sul piano programmatico-valoriale finiremo inevitabilmente per avere quelle personalistiche, e ciò potrebbe significare la fine di un partito. Forza Italia dovrà muoversi, in futuro, nella direzione del dibattito interno e della metabolizzazione dell’esperienza di governo, trasformandosi in un vero e proprio Party Government, pur sapendo che non ci sono alternative alla leadership di Berlusconi. Sarà Berlusconi a decidere il futuro di Forza Italia”.
Ma Forza Italia è di destra? Come si colloca nel quadro delle tradizioni e della cultura politica italiana?
“Personalmente, sono d’accordo con Marcello Veneziani sul fatto che definire adesso cosa siano “destra” e “sinistra”, sia molto difficile: forse, si tratta di canoni un po’ superati e ci vorrebbero delle ore per parlare di quello che Sartori definisce il 'continuum politologico' dell’asse destra-sinistra. Forza Italia è l’erede del partito liberale, ma anche del cattolicesimo liberale politicamente militante così come del socialismo liberale. Come vede, il termine liberale ricorre più volte, proprio perché ritengo che adesso, più che di destra e sinistra, si debba parlare di liberaldemocrazia contrapposta ad una socialdemocrazia moderna. Non vi è più spazio per posizioni vetero-comuniste che si mascherano da ateismo militante anti-globalizzazione, né per posizioni vetero-nazionaliste di stampo xenofobo. La liberaldemocrazia è destra moderata, la socialdemocrazia è sinistra moderata”.
Insomma, seguendo gli schemi classici della politica italiana, Forza Italia è un partito laico o cattolico? Progressista o conservatore?
“Ritorniamo al discorso sulle diverse sensibilità interne al partito. Forza Italia è la sintesi di tutto questo: è laico-riformista, ma anche cattolico-liberale, è progressista sul piano amministrativo e dell’innovazione tecnologica, ma è conservatrice sul piano dei valori. Dovessi fare un paragone, direi che Forza Italia è come la CDU tedesca: il punto di incontro delle culture tradizionali che hanno fondato l’Europa”.