Ilaria CordìSono giorni di ‘freddo’ per il mondo. La questione ucraina e la contesa sulla Crimea stanno scaldando gli animi della politica europea. La ‘Guerra fredda’ è solo un lontano ricordo o è un fantasma tornato ad aleggiare sulle nostre teste? Con il termine ‘Guerra fredda’ si intende la contrapposizione politica, economica, ideologica e militare che si venne a creare sul finire della seconda guerra mondiale, nel 1945, tra Stati Uniti e Urss. Essa sembrava essersi conclusa nel 1989, con il crollo del muro di Berlino, che aveva diviso la città tedesca nel corso di lunghi e tormentati decenni. Alla luce degli attuali fatti avvenuti in Ucraina e in Crimea, il mondo intero si chiede a gran voce se sia mai veramente finito lo scontro tra queste due grandi potenze mondiali. La tensione è alle stelle: secondo il Cremlino, il presidente russo Vladimir Putin, nel corso di una telefonata al presidente americano Barack Obama, ha affermato che la Russia ha tutto il diritto di proteggere i i propri interessi sul Paese ucraino. La replica americana è stata immediata, sostenendo che gli interventi militari russi in Ucraina abbiano portato alla violazione di norme prestabilite dalla comunità internazionale. Ricordi di lezioni di Storia fra i banchi di scuola tornano alla nostra mente: quella che potrebbe apparire una questione locale sta degenerando, a distanza di 25 anni, in una nuova divisione diplomatica non indifferente. A tal proposito, ci chiediamo se la pace che vi è stata in questo lasso di tempo sia stata soltanto un piano strategico da parte di entrambi gli schieramenti, dato che forse la ‘Guerra fredda’ non si è mai conclusa. L’annessione della Crimea ricorda molto il gesto compiuto dal Fuhrer quando, attraverso l’annessione dell’Austria, fece capire al mondo le proprie intenzioni espansionistiche. Entrando nel merito della questione: quali sono gli interessi economici in gioco in Ucraina e Crimea? Il territorio ucraino rappresenta una delle più grandi risorse a livello mondiale per quanto riguarda la produzione di gas naturale. Fino a poco tempo fa, la Russia manteneva il primato di maggior esportatore grazie alla grande azienda conosciuta come ‘Gazprom’. Le nazioni che dipendono dalla compagnia russa – Estonia, Lettonia, Bulgaria, Repubblica Ceca, Austria, Germania e, in parte, anche l’Italia - hanno permesso al colosso orientale di crescere esponenzialmente. Grazie soprattutto al ‘boom’ dello ‘shale gas’ – letteralmente ‘gas da argille’, ovvero il metano estratto da giacimenti non convenzionali derivati dalla decomposizione anaerobica di materia organica. Gli Stati Uniti d’America si trovano al primo posto della classifica. Successivamente alla caduta del presidente Yanukovic, l’azienda Gazprom ha ammesso di avere un debito pari a 1,59 miliardi di dollari, che ha portato a un sostanziale quanto repentino dimezzamento dell’intera esportazione russa di gas, con il conseguente aumento dei costi. La crisi ha convinto gli americani a sfruttare questo vantaggio, per attenuare le aspettative di una Russia in espansione, ormai più vicina a un’idea di capitalismo ‘aggressivo’ che al vecchio ‘comunismo’ marxiano. Il paradosso diviene proprio questo, per coloro che hanno studiato un po’ di filosofia della Storia: la nazione che ha rinunciato alla contrapposizione ideologica potrebbe resuscitare una ‘guerra morta’, ma mai dimenticata, pur di competere con lo Stato che detiene la corona di magnate dell’economia mondiale, spostando la competizione dal versante puramente politico a quello strettamente capitalistico. La Crimea, penisola ubicata nella parte settentrionale del Mar Nero, è al centro di questa crisi: sebbene integrata nel Paese ucraino, essa è tradizionalmente considerata una Repubblica autonoma e tendenzialmente filorussa. Inserita nel novero delle Repubbliche socialiste sovietiche nel 1954 da Chrušcëv, essa finì col seguire il destino dell’Ucraina durante il processo di distacco di quest’ultima dalla Confederazione russa sorta in seguito al crollo del regime sovietico. La città di Sebastopoli possiede un ruolo e un’importanza fondamentale, in questa intricata vicenda, poiché ospita la più importante base navale della flotta militare russa. Il controllo della città permette, infatti, all’attuale presidente Putin un controllo uniforme delle coste del mar Nero, dai punti di sbocco nel mar di Marmara sino al Mediterraneo. I riflessi della secessione della Crimea dall’Ucraina potrebbero essere di vario genere: chi in quella parte del mondo guarda alla Russia potrebbe sentirsi più forte, ma è da vedersi se troverebbe l’esplicito appoggio di Mosca, anche di natura militare. Pertanto, la secessione crimeana potrebbe paradossalmente porre fine alle pulsioni secessioniste di altre regioni o città ucraine. Invece, una soluzione diplomatica di compromesso potrebbe favorire altre soluzioni politiche anche per altri territori. Ma ciò significa una disponibilità ‘illuminata’ di governanti e apparati diplomatici verso il riconoscimento di nuove identità culturali e linguistiche, prima ancora che etniche. Una grande Conferenza internazionale tesa a ridisegnare confini e territori dell’intera regione, sulla base di quanto si riuscì a ottenere in passato con il riconoscimento dell’indipendenza degli Stati baltici - Estonia, Lettonia e Lituania - ci sembra essere l’unica soluzione di compromesso auspicabile per gli ‘attori’ - Stati Uniti, Russia, Unione europea e Ucraina - coinvolti in questo nuovo teatro di crisi. Lasciandoci alle spalle tutti gli errori politici e storici del passato.


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Vittorio Lussana - Roma/Milano/Bergamo - Mail - domenica 23 marzo 2014 19.36
RISPOSTA AL SIG. ROBERTO: gentilissimo lettore, la congiunzione se può reggere il condizionale nelle proposizioni dubitative - come in questo caso - o nelle interrogative indirette. Si tratta esattamente della classica eccezione alla regola. Cordiali saluti. VL
Roberto - Roma - Mail - domenica 23 marzo 2014 19.34
Buon articolo, anche se alla fine sono rimasto sorpreso dalla frase "è da vedersi se troverebbe l’esplicito appoggio di Mosca, anche di natura militare". Ho sempre pensato che la congiunzione se reggesse il verbo al congiuntivo, non al condizionale......


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