Il voto socialista di queste consultazioni europee è stato
il più importante e sensibile risultato politico - elettorale dopo i drammatici accadimenti del 1992.
Esso si iscrive nel quadro di un
vistoso calo di Forza Italia e di un non raggiungimento degli obiettivi politici che si proponeva l’Ulivo. Vi è stata, inoltre, una certa dispersione ed una confusione di indirizzi che potrebbe essere corretta soltanto, nel voto per il parlamento italiano, da una
nuova legge elettorale, che spinga i simili ad aggregarsi.
L’area laico - socialista, rappresentata da noi, dai radicali di Emma Bonino e Marco Pannella e da Giorgio La Malfa, può infatti arrivare a rappresentare, elettoralmente e politicamente,
il vero ago della bilancia della politica italiana.
Dopo queste elezioni, compito dei socialisti liberali e autonomisti è quello di sentirsi impegnati nella
ricostruzione di tutta un’area politica premiata dalle urne. Il consenso elettorale, infatti,
spinge le forze laiche e socialiste a muoversi verso una direzione di più accentuata autonomia. Ciò significa che non è più possibile aggregare il voto raccolto alle coalizioni attualmente in campo. Il sensibile risultato ottenuto risulta
chiaro e incontrovertibile e si esprimerà, per i Socialisti uniti per l’Europa e per l’Italia, in una loro prima
Costituente politica.
Nostro obiettivo rimane dunque quello di una
riunificazione dei socialisti, ed è per questo motivo che, nel corso della campagna elettorale, abbiamo fatto appello a tutti coloro che si considerano ancora tali e che intendono
riprendere il cammino di una tradizione autenticamente rinnovata nel nome del riformismo autonomista di Bettino Craxi.
Ma è anche giunta l’ora di
riflettere e di discutere della necessità di dare prospettiva a tutta un’area,
quella laica, minoritaria e segmentata. A molti osservatori era sfuggito che, in entrambe le consultazioni seguite alle politiche del 2001, tendeva a riaffacciarsi, in modo quanto meno significativo, un voto alla nostra formazione, trend che superava mere forme di testimonianza o di residualità. La domanda riformista trova risposta in una
tormentata transizione italiana che finisce col
riqualificare il voto di appartenenza: ciò non si traduce soltanto nella ricostruzione di una vecchia e gloriosa forza politica, bensì nella sensibilità di un corpo elettorale assai meno fidelizzato di un tempo e per il quale
la richiesta di socialismo liberale risulta in credito con tentativi mal riusciti di imitarne le ragioni e di assorbirne le radici.
Compito delle classi dirigenti delle formazioni politiche laiche e riformiste è perciò quello di
non rinchiudersi in recinti orgogliosi, per provare a navigare in mare aperto, senza rompere i legami con il passato o con le scelte più recenti ma dando, altresì, rinnovata dote politica al ritorno di consenso elettorale. Ciò significa
un progetto politico il cui respiro soffi più a lungo della durata di un viaggio a Strasburgo e che sia in grado di
superare l’ambizione di partecipare ai suk di Piazza dei S. S. Apostoli o di Palazzo Grazioli, dove sembra sempre finire in gloria ogni sogno di autonomia e di pluralismo all’interno di
coalizioni guidate dal dovere di agganciare vagoni al proprio treno purchessia.
Prove e chiarimenti convincenti non possono che produrre un’idea e un progetto vitale per il riformismo socialista, laico e liberale italiano. E sarebbe imperdonabile se, nelle condizioni date, non esprimessimo questa comune volontà
attraverso delle tappe che prevedano una
sostanziale progettazione di un’area equidistante dai poli e libera da egemonie dirigiste o burocratiche. Prove e chiarimenti convincenti - si sottolinea - che non possono essere segnati
dal determinismo semplicista di chi ripete all’infinito dove dovrebbero stare laici e socialisti senza pensare al passato, al presente, al futuro e, soprattutto, senza comprendere che l’Italia in cui viviamo è molto diversa da quella che abbiamo conosciuto e da quella che vorremmo. E’ anche per questo motivo che un cammino più concreto, penso vada intrapreso in ogni caso.
L’esperienza di governo nazionale e locale è stata premiata assieme ad una rinata vocazione nazionale ed internazionale,
riconosciuta fra le tante incompiutezze del presente. Sta a noi decidere e capire se si è trattato
del voto del sentimento e di una memoria, che sovente gioca brutti scherzi,
o se c’è qualcuno che ha voglia di parlare del proprio futuro proprio insieme a noi.
Vicesegretario Nazionale del Nuovo PSI