Ilaria CordìIl Dna maschile è stato studiato a fondo e, oggi, non ha più segreti. Tutto grazie a una ricerca pubblicata sulla rivista ‘Science’ e condotta dal team della biologa Monika Ward, la quale ha voluto capire fino in fondo che ruolo svolge il ‘maschio’ durante la riproduzione. Femminismo? No: solo scienza. Questo recente studio scientifico, condotto da Yasuhiro Yamauchi e il suo team, nonché coordinato dalla biologa Monica Ward, porta a uno sconvolgimento totale dell’idea di riproduzione umana. Sappiamo, infatti, che nel corso della fecondazione i ruoli principali vengono svolti da i cromosomi ‘XX’ per la donna e ‘XY’ per l’uomo. Ma, a quanto pare, i geni maschili non sono poi così fondamentali. La ricerca, pubblicata sulla rivista scientifica Science titolata ‘Two Y genes can replace the Entire Y Chromosome for Assisted Reproduction in the Mouse’ - letteralmente: ‘Due geni del cromosoma Y possono essere sostituiti nel corso della fecondazione assistita nei topi’ - dimostrerebbe come solo due geni possono prendere le parti dell’intero cromosoma Y generando, così, uno spermatozoo che, sebbene immaturo, è in grado di fecondare da solo la cellula uovo femminile. I due geni protagonisti sono SKY, per quanto riguarda la codificazione del fattore di determinazione del testicolo e Eif2s3y, che codifica la proliferazione degli spermatozoi. L’esperimento, condotto su un gruppo di topi, ha promosso l’amputazione dell’intero cromosoma maschile per sostituirlo con i geni suddetti, al fine di portare a dimensione le 78 megabasi - misura del numero di geni - a due soltanto. Utilizzando la fecondazione assistita, i ricercatori hanno ottenuto risultati discreti: i topi, inizialmente sterili, ai quali sono stati impiantati i due geni sono riusciti a fecondare più cellule uovo. Inizialmente, i due geni sono stati impiantati nel solo cromosoma X maschile, mentre il cromosoma Y rimane ‘inerte’. Ebbene: circa il 10% degli ovuli femminili fecondati ha portato alla nascita di piccoli topolini. Purtroppo, però, gli scienziati hanno riscontrato che la vita media di questi piccoli è inferiore a quella di coloro che nascono secondo una fecondazione nei quali entra in gioco anche il cromosoma escluso. Tuttavia, come spiega Monica Ward, nella fecondazione dei topi il cromosoma maschile Y è fondamentale per la riproduzione, poiché tale è l’unico simbolo di mascolinità: infatti, un mondo senza uomini sarebbe ‘pazzo’ e ‘fantascientifico’. In ogni caso, ciò che pesa all’intera comunità scientifica è il fatto che, sebbene non si possa escludere il maschio dalla procreazione, una percentuale di esseri umani e animali riesca a dare la vita anche senza l’aiuto della controparte virile. Ciò che ha condotto i ricercatori a tali sperimentazioni è il fatto che circa 300 milioni di anni fa il cromosoma Y era preponderante e raggiungeva il numero minimo di un milione. Oggi, invece, si è ridotto, come abbiamo detto, solo a 78 megabasi. Questo studio è ancora in fase di sperimentazione e, allo stato, le notizie sono state sia positive, sia negative. Comunque sia, la buona notizia è che il nostro DNA non ha mai smesso di evolversi e continuerà a stupirci, mentre la notizia cattiva è che, probabilmente, fra un centinaio di anni, l’uomo non sarà più una parte fondamentale dell’atto della vita.

Per i più curiosi, alleghiamo il video che riporta la fecondazione assistita con il cromosoma Y: http://www.youtube.com/watch?v=zf-pdK8zp4A


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