Ilaria CordìE’ di proprietà della Nasa il nuovo esperimento che porterà a capire i cambiamenti fisici che gli astronauti provano durante le lunghe missioni nello spazio. Il progetto consiste in un assoluto riposo in posizione orizzontale, per un ‘premio’ di 18 mila dollari a coloro che si offriranno in aiuto. E’ quanto stabilito in Texas, Stati Uniti d’America, dall’università Medical Branch di Galveston, nella quale il Flight Analogs Research Unit (Faru) della Nasa ha deciso di condurre questo esperimento insolito. La ricerca americana, che sta cercando volontari pronti a partecipare al test, consiste nel trascorrere circa 70 giorni a letto con il corpo leggermente inclinato verso il basso. Ovvero, i letti saranno inclinati di circa 6 gradi dalla parte dell’encefalo, posizione nella quale si può trascorrere una vita relativamente normale, a patto che non si scenda mai dalla postazione prestabilita. Coloro che decideranno di partecipare al test della Nasa, forse non compiranno un’azione poi così ‘volontaria’, dato che l’agenzia governativa del programma spaziale Usa proporrà a coloro che parteciperanno uno stipendio di circa 3 mila e 500 euro al mese. Forse è questo il vero ‘sogno americano’: passare 24 ore su 24, 7 giorni su 7 a letto stipendiati, imitando gli astronauti che rimangono per un lungo periodo di tempo nello spazio. “Infatti”, spiega Ben Burress, astronomo della Chabot Space & Science Center della California, “l’esperimento avviato serve per studiare gli effetti della microgravità sul corpo umano. E l’unico modo per avvicinarsi a un ambiente senza gravità come quello dello spazio è di rimanere per un lungo periodo sdraiati senza tornare in posizione ‘erectus’. Ai ‘pazienti’ sarà concesso di muoversi solo quando i medici dovranno effettuare i controlli prestabili, per vedere se il corpo reagisce nelle giuste maniere e che non vi siano complicanze gravi, poiché se si rimane in posizione supina per un lungo periodo di tempo il corpo tende a presentare sintomi di atrofia muscolare o calcificazioni ossee dieci volte di più di una persona anziana che soffre di osteoporosi. Il volontario, inoltre”, precisa lo scienziato americano, “avrà a sua disposizione sedute psicologiche e prove attitudinali per affrontare meglio il periodo di degenza volontaria, ma dovrà anche seguire una dieta equilibrata pari a quella degli astronauti. In più, potrà concedersi giochi multimediali, riviste quotidianamente aggiornate e programmi televisivi”. Insomma, una vera e propria vacanza di tutto riposo per coloro che decidono di partecipare a questi esperimenti utili ai fini delle ricerche scientifiche. Ma forse anche un po’ di coraggio nella decisione di passare più di 3 mesi a letto, in un laboratorio che tende a riprodurre le condizioni presenti in una navicella spaziale. Conclusi i 70 giorni, i pazienti dovranno seguire un corso di riabilitazione di circa due settimane, al fine di far tornare il corpo alla sua forma normale, quella che possedeva prima dell’esperimento.


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