La Storia si era limitata a raccontare alle generazioni odierne che il nazismo usava armi di distruzioni di massa comuni e adatti per l’epoca. Eppure, la mente di Hitler aveva idee ben più ‘mostruose’: per la sua guerra, avrebbe voluto una lente spaziale in grado di incenerire interi terreni e asciugare interi mari. Una maestosa lente geostazionaria - che avrebbe dovuto possedere una rotazione e velocità angolare identiche a quelle della Terra seguendo un’orbita prefissata - capace di catturare e concentrare la luce solare in una qualsiasi parte del globo terrestre, al fine di incenerire tutto ciò che le capita a tiro. Sembra un film fantascientifico di Steven Spielberg. Invece, è ciò che immaginarono Hitler e i suoi collaboratori del terzo Reich. Il fantasioso e improbabile progetto era frutto dell’ingegno di Herman Orberth, un fisico e ingegnere austro-ungarico, noto per essere il padre della missilistica moderna, che nel 1923 aveva ideato l’antenato del nostro cannone a incenerimento. La titanica lente doveva avere, obbligatoriamente, la forma di una parabola il cui diametro raggiungeva la lunghezza di 1600 metri e doveva esser posizionata in orbita, a circa 30 mila chilometri dalla Terra. La folle, se non malata, idea richiedeva agli scienziati nazisti un periodo di costruzione di 15 anni, per la ‘modica’ spesa di 3 milioni di marchi tedeschi, ovvero circa 5 miliardi di euro dei nostri giorni. I dettagli precisi riguardanti l’intero progetto vennero svelati per la prima volta nel 1945 dal settimanale americano Life. Ma secondo questa rivista, la lente era solo una piccola parte dell’intero progetto: infatti, si doveva combinare l’arma di distruzione di massa con una base spaziale dotata di giardini idroponici (una tecnica di coltivazione ‘fuori suolo’ nel quale le piante vengono irrigate con una soluzione nutritiva) in grado di ricreare l’atmosfera terrestre e rendere fruibile il luogo all’uomo. Rendere agibile all’uomo la base spaziale era funzionale per l’assemblaggio finale della grossa lente: un razzo partito dalla Terra, una volta giunto nel cosmo, vicino alla base spaziale avrebbe rilasciato dei cavi elettrici, fondamentali per il montaggio.