Giuseppe OrsiniSono passati due anni (11 marzo 2011) dal terremoto che colpì il Giappone con 20 mila vittime. Nella zona non è stato ricostruito quasi nulla e gli abitanti sono delusi ed amareggiati. In ricordo dell’avvenimento, col patrocinio dall’Ambasciata del Giappone presso la Santa Sede e dell’Istituto di cultura italiano a Tokyo, nella serata dell’11 marzo u. s. è stato organizzato un ‘Concerto di preghiera per la salvezza delle anime delle vittime dello tsunami e terremoto in Giappone e Italia’. Il concerto doveva svolgersi in San Pietro, ma data l’imminenza del conclave, apertosi il giorno successivo, l’evento si è svolto sempre a Roma, ma nella basilica di San Paolo fuori le Mura, patrimonio dell’umanità dell’Unesco. Spiace e stupisce che la grande stampa italiana fosse in altre faccende affaccendata. A parte il conclave, importantissimo ovviamente, i nostri giornali si stanno occupando - purtroppo e soprattutto - delle beghe tra Berlusconi e la Boccassini, Bersani, Renzi e Grillo e via elencando, mentre è stato completamente ignorato questo avvenimento malgrado a San Paolo fuori le Mura si siano incontrate nazioni, culture e confessioni religiose completamente diverse tra loro: Italia, Vaticano e Giappone. Il successo, sia artistico, sia di pubblico, è stato veramente notevole. Il riverbero sui giornali, invece, pari a zero: spazio a Grillo, Bersani, Berlusconi e Boccassini.

La serata
In ogni caso, il successo non poteva mancare. Il  pezzo forte, anzi monumentale, della serata è stato il ‘Requiem’ di Mozart – K 626, eseguito dall’orchestra sinfonica Gioacchino Rossini di Pesaro diretta dal Maestro Daniele Agiman, con il coro San Carlo di Pesaro, il coro degli studenti giapponesi e i cantanti solisti Risa Kitano, soprano, Sara Orlacchio, alto, Masahiro Shimba, tenore e Dong Il Park, basso. Sul Requiem di Mozart, la qualità della musica, la maestria di orchestra, coro, solisti e direttore c’è poco da commentare. Siamo rimasti affascinati dalla musica, dall’ambiente - la bellezza della basilica - e dalla partecipazione commossa del pubblico presente. Preferiamo dunque limitarci a dedicare qualche nota ai pezzi che hanno preceduto il 'Requiem', eseguiti tutti dall’orchestra sinfonica Gioacchino Rossini di Pesaro. Di alcuni riportiamo i testi in italiano: sono autentiche preghiere.

“Io credo nella felicità fin che c’è domani”: canto di speranza eseguito dal coro di studenti giapponesi provenienti dalle zone colpite dal terremoto. Il titolo dice tutto. Sono seguiti i discorsi di circostanza. La serata è poi proseguita con l’esecuzione di altri tre pezzi, prima dell’attesissimo ‘Requiem’.

“Amazing Grace” (“Meravigliosa Grazia”), uno degli inni più amati dai neri, nonostante risulti composto proprio da un ex mercante di schiavi, poi convertitosi al cristianesimo (Chiesa evangelica). Il pezzo è conosciuto in Italia, ma soprattutto nel Regno Unito e negli Usa. Lo ha eseguito Risa Kitano (soprano), con voce dolcissima. Eccone il testo in italiano (libera traduzione): “Una lieta novella ha salvato un miserabile come me. Un tempo ero perduto, ma ora sono ritrovato. Ero cieco, ma ora ci vedo. La Grazia ha insegnato al mio cuore il timor di Dio e mi solleva dalla paura. Quanto preziosa mi apparve quella Grazia quando ho cominciato a credere! Ho attraversato pericoli, travagli e insidie; la Grazia mi ha condotto in salvo fin qui e mi condurrà a casa. Il Signore mi ha promesso il bene, la sua parola sostiene la mia speranza. Egli sarà mia difesa e mia eredità per tutta la durata della vita. Sì, quando questa carne e questo cuore verranno meno e la vita mortale cesserà, entrerò in possesso, oltre il velo, di una vita di gioia e di pace”.

“Elegia dedicata alle vittime giapponesi”: il brano, cantato dal tenore Masahiro Shimba, è stato scritto dal Maestro Nunzio Ortolano, compositore siciliano. Eccone il testo (Halibes) in italiano: “Noi che viviamo il giardino più bello. Noi soffriamo se il cielo è un po’ scuro. In questa terra viviamo noi. Siamo custodi del nostro futuro quando l’argento risplende sull’acqua. E il primo raggio travalica il monte. Solo un pensiero ritorna a noi. Grazie, o Signore, per quello che ci dai. Terra che vivi insieme a noi. Terra che vedi i nostri amori. Occhi di giada e di carbone. Grano maturo e cielo blu”.

L’ultimo pezzo che ha preceduto il ‘Requiem’ è stata ‘l’Ave Maria’ per flauto e orchestra di Romano Pucci, eseguito al flauto dallo stesso Pucci, accompagnato dall’orchestra pesarese. Il concerto si è concluso con una grande ovazione a organizzatori e artisti. Non si poteva far passare sotto silenzio una iniziativa assai meritevole, soprattutto perché multirazziale e multireligiosa. Speriamo che tali iniziative continuino e non vengano trascurate dai media per parlare di cose e persone certamente meno meritevoli di attenzione.


Lascia il tuo commento

Nessun commento presente in archivio