Clelia MoscarielloGiorgio Bocca,  uno dei più grandi giornalisti italiani, nel suo ultimo libro, ‘Annus Horribilis’, edito da Feltrinelli, ci ha parlato del 2009 come l’anno peggiore della Storia italiana da un secolo a questa parte. Ripercorrendo la Storia italiana a partire dal periodo fascista sino ai nostri giorni, Bocca affermò: “Sono anni ormai che ci chiediamo se il fascismo ritornerà, ma tranquilli amici, un po’ è già tornato: non il fascismo del ventennio, ma quello di sempre, autobiografia della nazione(…)”. Da giornalista d’inchiesta, quale era, Bocca analizzò con grande preoccupazione la situazione politica italiana, cercando e trovando un collegamento plausibile e coerente tra l’attuale trasformismo, l’epoca berlusconiana e l’animo profondo degli italiani. Il nostro motto sarebbe, secondo lo scrittore:“Francia o Spagna pur che se magna”. Noi italiani siamo intimamente fascisti, trasformisti, opportunisti, antidemocratici, autoritari. “Cosa sta facendo il difensore della Camera, Gianfranco Fini? Qualcosa di simile a ciò che fece il suo maestro ripudiato Benito Mussolini. Combattere lo Stato finché stava all’opposizione, diventarne il sostenitore intransigente arrivato al potere. E cosa stanno facendo i sei o sette socialisti ‘craxiani’ cooptati? Difendono la borghesia moderata e magari reazionaria dopo aver cantato in gioventù Bandiera Rossa. Tra i diversi ‘ismi’ del nostro passato - socialismo, comunismo, nazismo - il nostro fascismo si segnalava per la mancanza di un’ideologia organica, sostituita da un attivismo che ancora oggi risuona nei canti dei novi squadristi: ‘Nel dubbio mena, prima di discutere picchia’. Un motto assonante con quello del nazista Goebbels: ‘Quando sento la parola cultura metto mano alla pistola’. L’unica cosa che sembrava certa del fascismo, la sua negazione della democrazia, viene contraddetta dall’attuale conversione dei neofascisti alla democrazia”. I regimi autoritari oggi si riproducono attraverso dittature ‘morbide’, tramite l’apologia dello ‘sfarzo’, il metodo della collusione eterna tra gli interessi personali che hanno la meglio su quelli del Paese e, soprattutto, negando i fondamenti democratici della Costituzione. “Perché gli italiani temono un ritorno a qualcosa di molto simile al fascismo? Perché si conoscono (…)”. Arrivando a Silvio Berlusconi, Bocca scrisse: “Berlusconi come il Duce è per molti aspetti ridicolo, velleitario, ma a molti dà l’illusione che sia tornata sui colli fatali di Roma, se non la grande Storia, il gusto melodrammatico per il travestimento(…): è uno dei ‘nostri’. Il fascismo piaceva agli italiani, forse piace tuttora, perché era intransigente a parole, ma permissivo nei fatti”.  In tutta Europa stanno rinascendo gruppi neo-nazifascisti, sta riemergendo con tutta la sua forza la paura del diverso, dello straniero, che tanto spaventa l’occidente: i G8, lungi dal risolvere i problemi mondiali, sono risultati inutili, ingenti sprechi di denaro che hanno riprodotto la semplice rappresentazione del potere. La crisi economica aumenta, frutto di una speculazione monetaria dissennata. Ed era prevedibile, ma nessuno ha ritenuto opportuno avvertirci. I terribili terremoti in Abruzzo e in Emilia di questi ultimi anni non hanno impedito ulteriori speculazioni; la situazione ambientale e climatica è sempre più temibile, la libertà di stampa limitata e l’informazione che fa? Ci depista ed è ottimista senza una vera ragione che non sia quella di ‘addormentare’ le nostre coscienze. Giorgio Bocca definì per esempio la rivista “Chi”, diretta da Alfonso Signorini, un ennesimo ‘house organ’ di Berlusconi. Del resto, l’ex premier controlla ancora oggi l’informazione ed è proprietario delle maggiori case editrici. Ma Giorgio Bocca non attribuiva la colpa dei nostri mali a lui personalmente: “A instaurare il fascismo non è stato Mussolini, ma l’indulgenza e la rilassatezza della società e allora perché prendersela solo con questi uomini e non con le società che li hanno lasciati fare”? Giorgio Bocca descrisse anche il mutamento della condizione dell’operaio, gli effetti negativi e diseducativi della televisione, le guerre del mondo di cui non si parla, le ragioni non oscure, ma profondamente umane, del terrorismo verso i soprusi del mondo occidentale. Cosa resta da fare in questo quadro  pessimistico e, aggiungeremmo, catastrofico? Bocca concluse con un consiglio: “Non c’è eroe, non c’è potente, non c’è tiranno che possa sottrarsi a questa altalena tra la fiducia e la disperazione. Sbagliano quelli che nel tempo dell’immortalità cedono alla superbia e al disprezzo per i deboli. Prima o poi arriverà, anche per loro, il tempo di sentirsi nudi e indifesi”.


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