La Francia è un Paese a larga maggioranza cattolica. Eppure, il Governo socialista guidato da Hollande sta riuscendo a portarla nel novero delle nazioni in cui risulta eliminata ogni differenza tra i sessi come condizione fondamentale per il diritto al matrimonio. E’ infatti di questi giorni la notizia che l’Assemblea generale francese ha approvato il primo articolo che legalizza i matrimoni tra persone dello stesso sesso. Ciò a dispetto dell'esplicita contrarietà di tutti i leader religiosi del mondo e del monito più volte ribadito da papa Benedetto XVI. Il dibattito intorno a tale questione, in questi anni ha raggiunto livelli di ignoranza inimmaginabili. E reclamiamo come merito esplicito della presente testata quello di aver cercato, a più riprese, di portare la ragionevolezza e il dialogo là dove sembravano regnare retaggi di arretratezza e inciviltà giuridica e morale. Il fatto che un Paese cattolico come la Francia si stia avviando lungo la strada che porta a una società più aperta e inclusiva, ora si trasferisce verso il ‘nodo’ italiano. La campagna elettorale per le elezioni politiche di questi giorni pone in discussione, più che in ogni altra consultazione del passato, la questione del nostro livello di moralità, sia in termini strettamente quantitativi, sia qualitativi. Di valori innovativi qui da noi ne vediamo ben pochi. E quelli esistenti sono spesso arretrati, o inadeguati. Il rischio stesso di dover assistere a un futuro parlamento ingovernabile solleva un tema sottolineato in passato dalla direzione di questo sito di approfondimento culturale: quello di un grave distacco generazionale che potrebbe aprirsi nel Paese. Siamo un Paese di ‘vecchi’, che proprio non vuol riconoscere alle generazioni più giovani le loro idee e il bisogno di un nuovo modello di società. Non aver voluto comprendere questo dato negli anni scorsi è ciò che rischia veramente di trascinare il Paese verso il ‘baratro’ dell’instabilità e del caos. Il paventato ‘tsunami’ di Beppe Grillo è solamente uno dei sintomi dei molti animi esacerbati nei confronti di un Paese immobilista e incoerente, ipocrita e falso. Il sentiero per un cammino di graduali riforme laiche dei diritti civili in questi ultimi 15 anni si stava delineando con piena evidenza, ma l’abitudine del nostro mondo politico ad arroccarsi all’interno di torri d’avorio conservatrici fino all’irriducibilità ha fatto perdere al nostro Paese un mucchio di tempo prezioso. Dunque, ribadiamo e sottolineiamo, per l’ennesima volta, come anche l’Italia debba provare a innestare con razionalità quei cambiamenti necessari per rinnovare la propria mentalità collettiva e ritrovare una più moderna coesione sociale. Probabilmente, noi italiani siam fatti così: sbarchiamo un bel giorno sulle coste di un ‘nuovo mondo’ per l’isolato tentativo di un coraggioso navigatore genovese, senza neanche immaginare che quel continente era già lì da migliaia di anni, in attesa che l’umanità si accorgesse di lui. Non siamo minimamente profetici, non ci piace guardare più in là del nostro ‘naso’ per programmare un cammino verso nuovi orizzonti, almeno per non lasciarsi prendere ‘in contropiede’ dai problemi di una società che avanza e si modernizza. Anzi, sembriamo quasi convinti che il tempo sia fermo, che gli anni non passino mai, per nessuno di noi, inconsapevolmente prede di un menefreghismo ‘spicciolo’. Una concezione che non delinea affatto una filosofia conservatrice, bensì una vera e propria ‘incultura’. L’attuale Governo inglese, tanto per fare un esempio, è guidato da un esponente conservatore favorevole ai matrimoni tra persone dello stesso sesso. Ciò significa che anche negli ambienti moderati degli altri Paesi occidentali ci si sta ponendo il problema di come affrontare la questione di una società più moderna, tollerante, solidale. Qui da noi, invece, non c’è niente da fare: rimaniamo un popolo di tradizionalisti totalmente privi di lungimiranza che preferisce farsi cogliere alla sprovvista dai mutamenti, anziché regolamentarli per tempo. Una nazione che vive alla giornata e che non ha più ben chiaro dove voglia andare. E per fortuna che, nel mondo, siamo famosi per la nostra creatività e fantasia! Evidentemente, si tratta di qualità che emergono solamente in condizioni di emergenza. Ma chi in Italia ci vive ogni giorno e non si sente legato a vetusti stereotipi sa bene che, in realtà, ci ritroviamo spesso superati dai fatti. Poiché siamo un popolo ingiusto, per cultura e mentalità: un Paese ‘sbagliato’.