Andrea GiuliaNella politica italiana è cominciata l’era del postmoderno cinematografico. Non è facile parlare di un panorama che tutti hanno visto e intorno al quale si è detto già tutto. Ma l’universo creato dalla II Repubblica è talmente vasto di sfumature, sfaccettature, personaggi e situazioni da stimolare ulteriori riflessioni e analisi. Rivedere ‘Batman’ in una nuova versione ‘obesa’ è come sfogliare un album di ricordi: il primo King Kong degli anni ’30 arrampicatosi in cima all’Empire State Building o il Consiglio regionale di via della Pisana trasformato nell’utopica città di Metropolis. Tutto ciò ha generato una sorta di western fantascientifico, le primarie di coalizione, per mezzo delle quali la politica italiana sta cercando di reagire, al fine di rincorrere gli archetipi più classici della letteratura e riuscire a generare uno dei più grandi successi della storia del cinema. Matteo Renzi è il cavaliere senza macchia, Massimo D’Alema il saggio mentore, Enrico Letta l’eroe cinico ma buono, Nichi Vendola la ‘principessa’ da salvare, Pierluigi Bersani l’antagonista, uno dei ‘cattivi’ più riusciti di sempre. Un particolare cattura immediatamente l’attenzione: prima dell’arrivo delle primarie, i Partiti avevano abituato il pubblico a una tecnologia impeccabile, dove l’uomo era asservito alla sua potenza e infallibilità e in cui una ‘falla’ nel sistema rappresentava una pericolosa eccezione. Al contrario, oggi viene esaltata una sorta di ‘poetica dell’usato’, una tecnologia tutt’altro che perfetta, un concetto rappresentato esemplarmente dal mezzo di trasporto di Matteo Renzi: un camper. A prima vista, D’Alema lo definisce “un pezzo di ferraglia”. Eppure, sebbene sia capace di viaggiare alla velocità della luce, esso ha un bisogno costante di riparazioni, di piccole sistemazioni, metafora ideale di una tecnologia che non ha più un ruolo principale, nell’universo dei suoi personaggi come nella miglior fantascienza, poiché è il singolo candidato premier, con i suoi sentimenti e le sue ingenuità, ad avere un ruolo preponderante. Nel corso della propria campagna, Renzi ci ha mostrato come, in una galassia lontana e sicuramente più avanzata della nostra, i mezzi di trasporto e la tecnologia abbiano bisogno di una continua manutenzione da parte dell’uomo. Così come le nostre automobili e i nostri motorini, che senza il cambio dell’olio o la pulizia delle candele non fanno molta strada. Addirittura, l’antagonista, Pierluigi Bersani - che col senno di poi si rivela presto il vero protagonista dell’intera saga – sottolinea questo concetto asserendo come ogni tecnologia non valga l’uomo e ciò in cui lui crede: la sinistra, un’antichissima religione. In seguito alle parole di Beppe Grillo, per esempio, tutto intento a esaltare la potenza e la perfezione della ‘rete’, in grado di ridurre in polvere ogni concetto politico coerentemente inteso, Bersani replica seccamente: “Non essere troppo fiero di questo ‘terrore’ tecnologico che hai costruito: l’abilità di distruggere il Pd è insignificante in confronto alla potenza dell’intera sinistra italiana”. E sarà proprio la fede nella sinistra a dare a Renzi, costretto a spegnere il suo camper poiché ormai privo di benzina - divenuta carissima - ad affidarsi al proprio istinto e a guidare ‘in folle’ come un ‘pazzo’ lungo le ripide discese delle colline fiorentine (altro esempio di fiducia nell’uomo piuttosto che nella tecnologia). La capacità di colpire l’avversario non nel suo punto debole, bensì in quello più forte, sarà dunque ciò che salverà la politica italiana dalla distruzione, permettendo al film delle primarie di diventare una nuova splendida trilogia ‘stellare’ amata dal grande pubblico.


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