Nella serata dell’11 marzo 1944 a Pozza e dintorni (nel comune di Acquasanta Terme – AP) furono uccisi, durante una rappresaglia nazi-fascista, 38 cittadini (13 italiani e 25 stranieri), oltre a due tedeschi. Di questi 38, alcuni erano partigiani, altri si erano dati alla macchia dopo l’armistizio firmato il 3 settembre 1943 a Cassibile dal Generale italiano Giuseppe Castellano e da Bedell Smith alla presenza di Dwight Eisenhower, Comandante in capo delle Forze Alleate. L’armistizio divenne pubblico e operativo l’8 settembre 1943. Seguì la ‘coraggiosa’ fuga di Vittorio Emanuele III e famiglia con alcuni comandanti dell’Esercito italiano. Era il 9 settembre 1943. Destinazione: Pescara, con imbarco per Brindisi. Ovvio il marasma dei mesi successivi all’armistizio. Chi era sotto leva rifiutava di arruolarsi. Molti militari (in servizio o in licenza) disertarono. Renitenti e disertori si diedero alla macchia, talora unendosi ai partigiani. Tutte o quasi le famiglie avevano giovani alla macchia. La sera dell’11 marzo 1944, dopo mesi che gli Alleati erano già sbarcati in Italia tra il luglio 1943 (in Sicilia) e il 22 gennaio 1944 (Anzio e Nettuno, litorale romano), ci fu una rappresaglia di Carabinieri, fascisti e tedeschi contro il gruppo di partigiani e renitenti alla leva presenti a Pozza e dintorni. La rappresaglia faceva seguito al ‘blitz’ alla caserma dei Carabinieri di Acquasanta nella serata dell’8 marzo del gruppo di ‘imboscati’ a Pozza, comandati da Ettore Bianco, capitano dei Carabinieri. Furono barbaramente uccise 38 persone, di cui 13 italiani, capitano Bianco escluso: riuscì a fuggire, per poi essere, in seguito, decorato. I morti furono sepolti nel cimitero internazionale partigiano di Pozza. Furono tutti sepolti lì? Chi c’è ancora? Dove sono gli altri? Mistero. Ma all’anagrafe comunale dovrebbe risultare! Fino al 2006, malgrado esistessero due apposite steli, nessuno aveva mai attivato le lampade votive per i partigiani. Provvide a sue spese un cittadino, pagandone anche l’abbonamento per alcuni anni. Ora dovrebbe provvedere il comune. Senza comunicazioni ufficiali da parte del sindaco. Bisogna capire: il tempo per i cittadini non esiste. Personalmente, ho raccolto molti documenti per riscrivere la vera storia su quei fatti. Da tempo, mi chiedo quali e quanti di quei morti ammazzati l’11 marzo 1944 e se siano stati effettivamente sepolti nel cimitero internazionale di Pozza. Il 2 marzo 2011 scrivevo al comune di Acquasanta Terme. Ecco il testo della e-mail (priva di risposta):
“Gentile sindaco Barbara Capriotti, per motivi di interesse storico desidero conoscere quali partigiani sono attualmente sepolti presso il cimitero partigiani di Pozza/Umito. Conosco i nomi dei caduti in zona l’11 marzo 1944. Ma non tutti sono sepolti a Pozza, come per esempio Emidio (detto Mimì) Collina, sepolto nel cimitero di Acquasanta, vicino ad altri due ‘acquasantani’, anch’essi caduti tragicamente nello stesso periodo in cui veniva ucciso Mimì Collina. Sono Ilario Latini ed Emilio Massitti, ‘acquasantani’ ma avversari politici (fascisti). Se il comune ha l’elenco dei sepolti oggi al cimitero partigiano, posso averlo? Diversamente, posso farne personalmente ricerca presso l’Ufficio anagrafe”? Dal 2 marzo 2011, malgrado otto solleciti (ultimo: 25/01/2012) e un articolo su varie testate (luglio 2011), tutto tace. Nessuna risposta, né informazione: perché? E’ Storia, non un segreto di stato. Insomma, silenzio tombale. Mi auguro, anzi mi illudo, che nella imminente commemorazione dell’11 marzo 2012 il sindaco senta il dovere di dire qualcosa di preciso sull’argomento. O che, almeno, qualcuno dei partecipanti le sottoponga il problema.