Si è aperta il 14 febbraio su Raiuno la 62esima edizione del festival della canzone italiana di Sanremo. Gianni Morandi ha condotto la kermesse canora spalleggiato da Rocco Papaleo, musicista, attore, regista e artista poliedrico che ha dovuto ‘salvare’ l’intera manifestazione. Si voleva dare un’immagine di sobrietà in linea con la crisi: in realtà, solo il motto ideato da Rocco Papaleo: “Stiamo tecnici”, lo ha ricordato ogni tanto, oltre alla mancanza di ‘superospiti’ internazionali. Nella prima serata, Papaleo e Morandi hanno presentato i 14 ‘big’ in gara. La modella Ivana Mrazova, unica donna superstite dopo i capricci dell’ereditiera Tamara Ecclestone, a causa di un torcicollo è stata sostituita da Belen Rodriguez ed Elisabetta Canalis, vallette dello scorso anno. La qualità delle canzoni è stata più modesta del solito a essere onesti: temi sociali e brani sulla crisi come quello di Samuele Bersani, ‘Un pallone’, che paragona l’Italia a una sfera di cuoio sgonfia; Noemi, con ‘Sono solo parole’, scritta per lei da Fabrizio Moro; Emma, con ‘Non è l’inferno’; il maestro Eugenio Finardi con ‘E tu lo chiami Dio’; ‘Nanì’ di Pier Davide Carone e Lucio Dalla, una canzone dedicata a una prostituta un po’ alla ‘Pretty Woman’; Nina Zilli, con la sua ‘Per sempre’ con un sound anni ’60 che ha coinvolto il pubblico con un look raffinato e retrò. Francesco Renga uno dei pochi a trattare il consueto filone ‘cuore-amore’ dedicando alla sua Lei ‘La tua bellezza’. Non c’è dubbio: al di là della conduzione, musicalmente è stato il Festival delle donne. Ospite attesissimo, Adriano Celentano ha parlato del paradiso, dei preti che non parlano abbastanza di Dio e di Gesù e di giornali cattolici come ‘Avvenire’ e ‘Famiglia Cristiana’ che andrebbero chiusi, poiché parlano di politica invece che di Dio. Le polemiche non si sono fatte attendere, insieme alle risposte delle testate tirate ‘in ballo’. Nella serata di chiusura, il ‘molleggiato’ è tornato ancora a ribadire le proprie convinzioni, anche se con toni molto più dimessi. Insomma, doveva essere il festival ‘tecnico’, che imponeva sobrietà dopo la nascita del Governo Monti, ma di tecnico non ha funzionato nulla, neppure il voto della giuria della prima serata, che ha dovuto far riesibire tutti gli artisti in gara nella seconda serata. Occasione nella quale finalmente si è fatta vedere la modella diciannovenne Ivana Mrazova, preceduta da Belèn Rodriguez ed Elisabetta Canalis. Proprio Belèn ha deciso di indossare un vestito di Puglisi con uno spacco inguinale un po’ troppo profondo, che ha lasciato intravedere il suo tatuaggio inguinale a forma di farfalla: una caduta di stile indubbia per il corpo delle donne, utilizzato per l’ennesima volta come principale elemento di provocazione per il ‘popolino’, che ha addirittura cominciato a interrogarsi sull’eventalità che la ragazza non indossasse nemmeno le mutandine. In realtà, il perizoma era cucito sotto al vestito. Il concorso Sanremo Giovani è stato vinto dal quindicenne Alessandro Casillo, mentre la terza serata, intitolata ‘Viva l’Italia nel mondo’, ha visto dei ‘duetti’ dei nostri cantanti con celebrità internazionali. Premiata l’interpretazione dei Marlene Kuntz col ‘mostro sacro’ Patty Smith. Tra l’altro, non si è capito cosa ci facesse un gruppo ‘alternativo’ come i Marlene Kuntz a Sanremo, anche se, prima o poi, un passaggio nel tempio nazional-popolare per eccellenza ci vuole per tutti. Nella serata finale, i ‘big’ vincitori. Hanno prevalso le donne: Emma con ‘Non è l’inferno’, una canzone scritta per lei da Kekko Silvestre dei Modà, che parla della crisi di valori ed economica che stiamo vivendo in questi tempi. Seconda Arisa, con ‘La notte’, una descrizione intimista della fine di una storia d’amore. Terza Noemi, con ‘Sono solo parole’. Il premio della critica è andato a Samuele Bersani per il brano: ‘Un pallone’. Ha vinto veramente il talento, alla fine? Non ci interessa oramai: anche noi ‘stiamo tecnici’.