La scrittrice
Mariangela Camocardi festeggia i 25 anni di collaborazione con la casa editrice
Mondadori. La sua penna è stata definita: “La firma italiana che fa sognare”. Il suo ultimo libro, intitolato
‘Chi voglio sei tu’, è ambientato nell’epoca delle ‘Belle Epoque’ e ha come protagoniste le ‘sciantose’. L’opera sta già riscuotendo molto successo tra le numerose lettrici del genere ‘romance’. Una grande autrice e un’affettuosa amica di tutti i ragazzi delle redazioni di
‘Periodico italiano magazine’ e
‘Laici.it’. Abbiamo quindi deciso di dedicarle un’ampia intervista sulle sue recenti novità professionali. Mariangela è, infatti, anche caporedattrice della rivista
‘Romance Magazine’, diretta da
Franco Forte ed è una donna forte, che ha sempre creduto che i sogni si possano realizzare.
Mariangela Camocardi, lei è l’autrice della famosa frase: “Vale sempre la pena di credere nei propri sogni” ed è stata definita “la firma italiana che fa sognare”. Il suo ultimo romanzo, ‘Chi voglio sei tu’, ha già riscosso un enorme successo: che sogni coltiva oggi?“Innanzitutto, cara Clelia, ringrazio te e il direttore per questa intervista. Quanto ai sogni: che vita sarebbe mai la nostra senza il meraviglioso dono elargito da un’entità divina che conosceva bene la fragile natura degli umani? I sogni sono un nutrimento insostituibile per le nostre anime: rappresentano il carburante per farci procedere nel grigiore che ci circonda, infondendo in noi la forza di farcela, quale che sia l’obiettivo che vogliamo raggiungere. Chi ha dei sogni e vuole realizzarli ha una marcia in più ma, soprattutto, ciò permette di acquisire la capacità di riuscire negli intenti prefissati, cancellando dal proprio dizionario la parola ‘arrendersi’. Lo ribadisco: vale sempre la pena di credere nei propri sogni, anche i più audaci. Mai porre limiti alle nostre potenzialità. A definirmi “la firma italiana che fa sognare” fu Sandrone Dazieri, mio editor alla Mondadori, famoso scrittore che i lettori del genere ‘noir’ conoscono bene”.
Da ‘Nina del tricolore’ del 1986 al suo ultimo romanzo, ‘Chi voglio sei tu’, molti hanno rilevato un’evoluzione della sua scrittura: è così?“Certamente. E mi stupirei se così non fosse. Scrivere, oltre a esigere impegno e disciplina, ci fa diventare meticolosi con noi stessi. Per me, almeno funziona così. Affinare lo stile è un processo di crescita naturale. Il che mi porta a fare numerose revisioni sui miei testi. Incredibilmente, i refusi sfuggono comunque, perfino quando sullo schermo del computer ti sembra tutto a posto. Ed è per questo che mi rileggo l’ultima stesura sul ‘cartaceo’. Come dice anche il grande Camilleri: ‘Il computer nasconde gli errori, perché mai ammetterebbe di poter sbagliare pure lui’…”.
Lei è un’autrice di spicco del genere ‘romance’: come è cambiato oggi questo ‘filone’ letterario nelle penne delle nuove autrici?“Diciamo che il ‘romance’ è il genere in cui mi muovo meglio, ma in cui non mi identifico totalmente, perché ho scritto e voglio scrivere anche altro. Chi scrive, lo fa cercando di non fossilizzarsi in uno ‘status quo’ che spegnerebbe l’entusiasmo che lo anima: io vado, semplicemente, dove mi porta la penna. Il ‘romance’, in ogni caso, è un filone narrativo che continua a essere amatissimo: non c’è crisi editoriale che tenga. L’aspetto peggiore della nostra epoca consiste nel fatto che la gente, purtroppo, è a corto di sogni, come dicevo poc’anzi. Il consumismo ci ha resi esasperatamente materialisti ed è questo a decretare il successo mondiale della narrativa romantica, attirando di conseguenza sempre nuovi proseliti. Le autrici esordienti hanno creatività e talento, ma a molte manca una preparazione scolastica adeguata: bisogna imparare a strutturare un romanzo anche tenendo conto delle regole della nostra sintassi. Riscontro spesso che si ha una visione distorta della figura dello scrittore, convinti che basti elaborare una trama originale, senza perdere tempo a curare più di tanto la forma espressiva. Una buona parte dei testi che ricevo come caporedattore di ‘Romance Magazine’ sono penalizzati da sgrammaticature sconcertanti, che ritengo ingiustificabili: da persone in possesso di laurea, mi aspetto una maggior accuratezza linguistica. Viceversa, sono infarciti di errori gravi e, sovente, le autrici/autori sono assolutamente incapaci di gestire il punto di vista dei personaggi, spiazzando il lettore: in parole povere, non si riesce a capire chi dice cosa a chi. Insomma, non basta proporre una trama interessante per pubblicare un libro: si deve anche ‘sgobbare’ per apprendere il mestiere…”.
Le protagoniste dei suoi romanzi sono sempre delle ‘eroine’ estremamente coraggiose, in cui si possono immedesimare le donne contemporanee: è anche questo il segreto del suo successo?“Forse sì: cerco di renderle tutt’altro che banali e scontate. Come dico sempre, quando incontro il pubblico alla presentazione di un nuovo romanzo, nelle donne c’è una forza interiore che le induce ad affrontare le avversità dell’esistenza senza lasciarsi sgomentare, dimostrando, anzi, ammirevole coraggio, come le mie nonne, o mia madre. Le nonne hanno attraversato due guerre mondiali facendo di necessità virtù, combattendo su un’altra ‘trincea’ rispetto agli uomini, anche se sempre di ‘trincea’ si trattava. Hanno partecipato allo sforzo bellico nella misura in cui era loro concesso farlo, cioè con una dura fatica quotidiana intessuta di umile lavoro e sacrifici impensabili, al fine di sostenere famiglia e nazione. Mia nonna Teresa ha donato la fede nuziale alla patria. E non vogliamo citare le ‘staffette’ partigiane che si sono distinte nell’ultimo conflitto? Con sprezzo del pericolo, queste donne sono state un esempio del valore e del contributo femminile in ogni passaggio della Storia, come tante altre eroine rimaste sconosciute ai posteri”.
Lei è molto legata al lago Maggiore, che fa spesso da sfondo ai suoi romanzi: che rapporto ha con questo luogo?“Sento parecchio l’influenza delle mie radici, non soltanto del lago Maggiore, dove sono nata, ma anche quelle lombarde di mio padre e quelle campane di mia madre. Devo tuttavia riconoscere che inserire i miei personaggi sulle romantiche sponde di questo lago bellissimo mi ha portato indubbiamente fortuna. Alle lettrici piace questo suggestivo scenario che cerco di descrivere al meglio, per cui ho un debito di riconoscenza che ricambio accennandone in quasi tutto ciò che scrivo. E’ un po’ un segno distintivo per me, una scaramanzia irrinunciabile: glielo devo...”.
‘Chi voglio sei tu’ è ambientato nella ‘Belle Epoque’, l’epoca dei café chantant e delle ‘sciantose’: lei ha dichiarato di essere affascinata da quel periodo, come mai?“Perché ho letto molti libri che raccontano gli anni di fine ottocento e ho visto film e documentari che hanno sollecitato la mia fantasia Mi entusiasmava ambientare un romanzo che desse l’idea di come, a quel tempo, il mondo fosse in fermento. Era in atto una rivoluzione sociale e culturale forse senza precedenti. Il suffragio femminile era ai suoi albori e le donne si mobilitavano in massa per rivendicare pari diritti con gli uomini. L’innovazione tecnica e industriale era addirittura rivoluzionaria: vedi l’avvento dei telai meccanici e di altre geniali invenzioni quali il telefono, i trasporti, l’illuminazione. Si passava dai lumi a petrolio o a olio alla lampadina, dalla carrozza a cavalli all’automobile, tanto per citare alcuni esempi che spiegano perfettamente quale fase di grande progresso mondiale fosse in atto. Come poteva una scrittrice resistere a tali stimoli”?
Lei festeggia l’anniversario di 25 anni di collaborazione con Mondadori: cosa prova a riguardo?“Un’emozione come quella che sto provando toglie il respiro: considero meraviglioso il calore di cui sono stata oggetto nell’ultimo periodo. Ho avuto persino la fantastica sorpresa, organizzata da Franco Forte, di scoprirmi protagonista di un commovente articolo tra le pagine di ‘Romance Magazine’. Mi sembra così inadeguato restituire una simile esternazione di affetto nei miei confronti limitandomi a un grazie, quando vorrei abbracciare tutti. Approfitto di questa intervista per esprimere tutta la mia riconoscenza a chiunque ha voluto celebrare con me questo importante traguardo. Mi sento molto fortunata ad avere amici così cari…”.
(intervista tratta dal sito www.periodicoitalianomagazine.it)