Alessandro PallaroMi piacerebbe vivere in un Paese normale. Mi piacerebbe vivere per un Paese democratico, libero, all’avanguardia. Mi piacerebbe vivere in un Paese moderno, dove ogni cittadino possa cooperare al progresso della comunità con il proprio lavoro, con il proprio impegno, con il proprio genio. Ecco, mi piacerebbe vivere in un Paese dove chi è in grado di capire il tuo talento te lo dica in faccia, senza tanti fronzoli. Mi piacerebbe vivere in un Paese abitato da persone franche, dove non esistano i ‘cazzari’, dove si dia valore alle idee e in cui, quelle idee, possano andare avanti con la forza delle loro gambe. Mi piacerebbe vivere in un Paese giovane, dove la riuscita di un progetto non sia il frutto della parolina di qualche amico particolare, a sua volta, amico dell’amico o dell’amico di qualcun altro. Mi piacerebbe vivere in un Paese dove fare la ‘fila’ in posta sia una pratica di sano viver civile. Mi piacerebbe vivere in un Paese dove ci si mette in ‘fila’, in attesa, prima che l’autobus arrivi alla fermata. Mi piacerebbe vivere in un Paese dove votare possa veramente significare scegliere e non accontentarsi del ‘meno peggio’. Mi piacerebbe vivere in un Paese così come raccontato dai nostri governanti: sano, al passo con i tempi, uno dei principali Paesi industrializzati del mondo. Mi piacerebbe vivere in un Paese simbolo della ‘bellezza’ dove ogni cittadino sia nel pieno diritto di prendersi cura di quella ‘bellezza’. Mi piacerebbe vivere in un Paese che rispetta la memoria dei suoi eroi, che non la strumentalizza a seconda delle convenienze politiche. Mi piacerebbe vivere in una Paese dove la politica sia considerata l’atto pubblico più alto che si possa manifestare al servizio del cittadino, dove al posto dell’espressione “discesa in campo” se ne possa utilizzare un’altra, magari quella di: “Salire alla politica”. Mi piacerebbe vivere in un Paese dove non esista la cultura del sospetto, in un Paese, al tempo stesso, in cui la più piccola ‘ombra’ possa far dire alla persona implicata di reato: “Mi dimetto per il bene di tutti”. Mi piacerebbe vivere in un Paese sereno, non dilaniato dalle tensioni, solidale, un Paese dove un giovane che cerca lavoro possa tranquillamente bussare e provare a chiedere in giro senza che nessuno tenti la fatidica domanda: ”Chi ti manda…”? Mi piacerebbe vivere in un Paese dove è ancora possibile prendere gli anziani per mano e accompagnarli nell’attraversare la strada. Mi piacerebbe vivere in un Paese cordiale, divertente, che rispetta il saluto del prossimo, dove non sia reato mettersi nudi nei parchi, dove non si è costretti a restare in macchina in mezzo al traffico per assistere a spettacoli deprimenti di passeggeri sempre ‘incazzati’. Mi piacerebbe vivere in un Paese sorridente, perché l’ottimismo è un potente antidepressivo. Mi piacerebbe vivere in un Paese che sappia esprimere la propria personalità con fierezza e dignità agli occhi di chi ci guarda ‘da fuori’. Mi piacerebbe vivere in un Paese in cui la classe dirigente non abbia paura di esprimere i suoi successori. Mi piacerebbe vivere in un Paese che non sia più riconosciuto per gli spaghetti, il mandolino e le ‘tarantelle’. Mi piacerebbe vivere in un Paese normale. Così, semplicemente…


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