Luca BagatinNon sono un grande utilizzatore di ‘Facebook’, il più famoso social network in voga in questi anni, ma talvolta mi capita di leggere e commentare talune discussioni - anche politiche - interessanti. E’ proprio in una di queste che ho dovuto constatare come siano ancora profondamente radicati pregiudizi e ignoranza relativi alle impropriamente denominate ‘droghe leggere’, ovvero le non-droghe: cannabis e derivati. E, nello specifico, mi sono trovato a ‘scontrarmi’ proprio con un compagno repubblicano. Chi scrive, a soli diciotto anni fondò, a Pordenone, il ‘Comitato In/Coscienza per l’uso legale della cannabis’. Era 1997 e, l’anno seguente, l’allora sottosegretario alla Giustizia, il Verde ‘liberale’ Franco Corleone, presentò una proposta di legge di regolamentazione e dunque di legalizzazione delle non-droghe (firmata anche dall’attuale ministro degli Interni, Roberto Maroni). Il nostro scopo, mediante convegni pubblici, raccolte di firme e ordini del giorno presentati in Consiglio comunale (proprio dall'attuale sindaco di Pordenone, il liberale Sergio Bolzonello) pubblicate sulla stampa e sulle reti televisive locali, era quello di sensibilizzare la cittadinanza relativamente all’opportunità di legalizzare cannabis e derivati e, dunque, di togliere alla criminalità organizzata una buona fetta di ‘mercato’ illegale. Inoltre, informavamo i cittadini e la classe politica che ogni anno l’Unione Europea destinava fior fior di danaro in favore degli innumerevoli utilizzi industriali della canapa indiana o cannabis: dai carburanti poco inquinanti, passando al cordame, sino ai saponi, alla birra e alle fibre sintetiche. Senza contare i molti malati di tumore che, anche in Italia, fanno uso di marijuana per alleviare le proprie sofferenze. Facevamo presente, peraltro, dati alla mano, che i derivati della cannabis, ovvero marijuana e hashish, non possono essere classificati come ‘droghe’, sotto un profilo medico-scientifico, in quanto non danno alcuna dipendenza fisica (pensiamo invece a quante droghe legali esistono in commercio: dal tabacco all’alcol e ai danni devastanti che il loro uso smodato crea). Ad oggi, dopo la fallimentare legge proibizionista ‘Jervolino – Vassalli’ (che fu in parte abrogata con il referendum del 1993, vinto a maggioranza) e la ‘Fini – Giovanardi’, la situazione è ulteriormente peggiorata, con grande svantaggio per i consumatori abituali di cannabis e derivati (che certo non vanno, né possono, essere considerati e/o trattati come criminali) e viceversa grande vantaggio per le organizzazioni criminali che, invece, su queste (e altre) sostanze lucrano. Sarebbe ora, cari amici e compagni laici, repubblicani e liberali, di rilanciare un sano antiproibizionismo laico sulle non-droghe, che possa guardare alle civilissime Olanda e Spagna e alla ancor più civile Svizzera, ove addirittura i tossicodipendenti sono trattati per mezzo della somministrazione controllata di eroina, ovvero evitando il brusco passaggio alla totale astinenza (con tutti gli scompensi che ne derivano). Ad oggi, purtroppo, nessuno parla più di antiproibizionismo. Nemmeno sulla ricerca scientifica. Siamo tristemente un Paese medievale, con pericolose tendenze al favoreggiamento del crimine organizzato. E ciò è veramente drammatico.




(articolo tratto dal blog www.lucabagatin.ilcannocchiale.it)
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Vittorio Lussana - Roma - Mail - martedi 14 dicembre 2010 17.54
Un modo diplomatico per dire al lettore: "Se la vita ti affanna..." (fai tu la rima).
Fai buone feste.
VIK
Luca Bagatin - Pordenone - Mail Web Site - martedi 14 dicembre 2010 15.7
Sė, simpatico Vik, ma confesso di non averlo capito :-)
Vittorio Lussana - Roma - Mail - lunedi 13 dicembre 2010 17.25
Troppo 'figo' sto titolo!!!
VIK
Luca Bagatin - Pordenone - Mail Web Site - lunedi 13 dicembre 2010 16.57
Cinar !!!!


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