Ecco un’altra notizia sconosciuta a tutti o quasi. Venerdì 5 novembre si è svolta la presentazione del libro ‘1943. Bombe sul Vaticano’. Sono intervenuti: il curatore del volume, il giornalista ed editore Augusto Ferrara, il cardinale Giovanni Lajolo, presidente del Governatorato dello Stato della Città del Vaticano e Don Giuseppe Costa, direttore della Libreria Editrice Vaticana. Era previsto l’intervento di Gianni Letta, sottosegretario alla Presidenza del Consiglio: l’intrigata fase politica italiana gli ha impedito di partecipare. L’evento è stato ignorato dalla stampa, impegnata a seguire vicende politiche da basso impero. ‘1943. Bombe sul Vaticano’, curato da Augusto Ferrara, stampato ed edito congiuntamente dalla ‘Libreria Editrice Vaticana – LEV’ e dalla ‘Augusto Ferrara Editore’ (160 pagine, 30 euro) raccoglie documenti e immagini su un drammatico evento, non molto analizzato in sede storiografica: il bombardamento della Città del Vaticano avvenuto alle 20,10 del 5 novembre del 1943. Dopo l’introduzione di Don Giuseppe Costa, Augusto Ferrara ha raccontato la genesi dell’opera. Tutto iniziò quando notò, su una bancarella, una busta contenente una trentina di fotografie scattate il 6 novembre 1943, giorno successivo al bombardamento. La busta conteneva anche una nota personale del fotografo ufficiale, che indicava l’ora esatta dell’avvenimento. Ne è derivato il libro presentato, appunto, il 5 novembre. Durante il bombardamento furono sganciate cinque bombe, di cui una rimase inesplosa. Le quattro bombe esplosero nella parte posteriore della Basilica di San Pietro. Papa Benedetto XVI, ricevendo la prima copia del volume, ha chiesto all’autore: “Chi è stato?”. Il bombardamento fu organizzato dal regime fascista, esattamente da Roberto Farinacci. Fu usato un aereo SIAI Marchetti S. M. 79 – ‘Sparviero’, decollato da Viterbo. Motivo dell’azione: distruggere la stazione della Radio Vaticana che trasmetteva notizie utili ad alleati e ai partigiani. Il bombardamento non causò vittime: vennero tuttavia distrutte alcune vetrate della parte posteriore della basilica Vaticana e fu danneggiato il corridoio che porta alla Radio Vaticana. Il danno maggiore fu la distruzione del Museo delle ceramiche, successivamente spostato presso la Fabbrica di San Pietro. Per circa otto giorni si parlò del bombardamento sui giornali dell’epoca (L’Osservatore Romano, il Messaggero, Il Tempo, La Stampa). Poi calò il silenzio, pare per un invito di monsignor Giovanni Battista Montini, futuro papa Paolo VI, a quei tempi sostituto alla Segreteria di Stato della Santa Sede. Secondo il cardinale Lajolo, intervenuto dopo l’Autore, si trattò di “un episodio meschino, vile, perché diretto contro uno Stato inerme e indifeso come la Santa Sede, dove ci si chiedeva che senso potesse avere un evento di quel genere se non quello dell’insulto. Fu l’unico atto di violazione della sovranità territoriale dello Stato Vaticano da quando era stato creato. Ma la Città, per quanto piccola, dimostrò l’efficacia della sua funzione di usbergo per il Papa, di cui assicurò libertà ed indipendenza”. Il porporato ha inoltre rimarcato che dell’episodio si parlò poco “perché c’erano cose molto più grandi, a partire dalla tragedia della divisione dell’Italia, ormai in piena guerra civile. Se non si è più parlato di quel giorno, in Italia e nel mondo”, ha concluso il cardinale Lajolo, “i segni però sono rimasti. Infatti, dietro il palazzo del Governatorato ci sono ancora le tracce dei proiettili e delle schegge che hanno ferito l’esterno, oltre che l’interno, dell’edificio”. Il comportamento della Santa Sede e della Chiesa cattolica fu quanto mai assennato e opportuno. Circa il volume, ne suggeriamo l’acquisto per il valore storico, artistico e numismatico. La copertina riporta una significativa foto del 1943: essa mostra piazza San Pietro con la basilica sullo sfondo. In primo piano, si vede un militare tedesco ‘occupante’ con un mitra a tracolla, due militari (“coloniali”) italiani, un sacerdote trafelato e un bambino che osserva il tutto con la curiosità e la meraviglia tipiche della sua giovane età.