Antonio Di GiovanniCaos politico totale, giornali e telegiornali non si danno pace e opinionisti di vario genere sfornano gli scenari più svariati. Il caos, oggi, più che una  strategia è una constatazione e quindi, in questo modo, politicamente non si va avanti, non si riesce a fare nulla: molti infatti sono quelli che pensano che sarebbe opportuno tornare a votare. Ma andiamo per ordine: è passato quasi un mese da quando Silvio Berlusconi, nel giorno del suo compleanno, ha ottenuto un’ampia maggioranza alla Camera e al Senato. Oggi, invece, sembra che il sogno di una ripartenza, di una ‘fase due’ del Governo sia già archiviato, affondando sempre più in una palude piena di insidie. Tutto è fermo, il parlamento non lavora, i ministri si sentono commissariati da Tremonti, le riforme non vanno avanti, il Pdl sbanda. Berlusconi si infuria, se la prende con tutti: con i magistrati che “usano sempre due pesi e due misure” e colpiscono “sempre da una parte sola”, facendo riferimento al salvataggio di Fini sull’inchiesta della casa di Montecarlo; poi se la prende con coloro che in questo momento lo stanno abbandonando, perfino con Alfredo Biondi, ex ministro ed ex deputato forzista, il quale gli comunicato la decisione “irrevocabile” di lasciare la direzione del Partito, finora riunita una sola volta (il 22 aprile, giorno del famoso indice puntato di Fini). Anzi, per rincarare la dose, l’ex ministro di Grazia e Giustizia gli ha proprio fatto capire che potrebbe addirittura lasciare anche il Pdl. Un vero è proprio caos politico, al quale si aggiunge un’altra rogna per il premier, con  la nuova inchiesta sulla minorenne marocchina intorno alla quale la magistratura ora indaga. Si investiga sulla presunta telefonata partita da palazzo Chigi alla questura dopo una festa ad Arcore (dove la minorenne era ospite) per rilasciare la giovane trattenuta dagli agenti a seguito di un fermo di polizia. Può darsi che la vicenda di Ruby sia ridimensionata a una questione di rapporti privati tra la straniera e il presidente del Consiglio, ma certamente ciò denota una visione della politica che in certi frangenti dovrebbe essere diversa. Berlusconi è un fiume in piena: vorrebbe ribaltare il tavolo e mettere Fini sotto i cingoli della nuova macchina da guerra fatta dai ‘Team’ della Libertà, su cui stanno lavorando pancia a terra i suoi uomini. Sulla possibilità che i ‘finiani’ gli votino il lodo Alfano ormai nutre poche speranze. Persino un prudentissimo Alfredo Mantovano, sottosegretario agli Interni, ieri è stato costretto ad ammettere che il clima è diventato pesante e che, quindi “si andrà a votare in primavera”. Il tempo stringe. Anche perché, i consiglieri di Berlusconi, studiando il calendario, si sono convinti che sia gennaio il mese più propizio per aprire una crisi senza attendere le amministrative di maggio, terreno da sempre sfavorevole per il centrodestra. “Le amministrative, infatti” osserva uno degli ‘spin doctor’ berlusconiani, “si terranno l’8 maggio, con i ballottaggi che si effettueranno due settimane dopo. Ma, se si aspetta fino a metà maggio, non ci sarà più tempo per andare alle politiche. A quel punto, proverebbero davvero a fare il Governo tecnico”. Ma ovviamente il dubbio incalza: chi sarà il premier tecnico? Tremonti, per accontentare la Lega o Pisanu per accontentare i ‘berluscones’? A Berlusconi non rimane che disinnescare la trappola che gli stanno preparando ed evitare di caderci facendo il gioco di Fini. L’ordine impartito da Arcore è arrivato forte e chiaro al Guardasigilli, Angelino Alfano, protagonista ieri di un formidabile capovolgimento sul problema della ‘reiterabilità’ del lodo Alfano, da trincea invalicabile (fino al giorno prima) a questione tutto sommato “non vitale”. Il fatto è che, sul radar di Berlusconi, la sagoma del Governo tecnico sta diventando sempre più nitida e minacciosa. Ed è proprio per disinnescare la trappola che Alfano ha innestato la ‘retromarcia’ sulla reiterabilità, a costo di far perdere la faccia a tutti coloro che, nel Pdl, assicuravano di non voler arretrare. Insomma, uno ‘smottamento’ lento e costante, una ‘faglia unica’ che attraversa Camera e Senato. Al quartier generale berlusconiano ogni giorno suona l’allarme, soprattutto per quel che accade a palazzo Madama, dove finora la maggioranza (a differenza che a Montecitorio) aveva mantenuto dieci parlamentari di vantaggio. Partita aperta, dunque, senza esclusione di colpi. Il tutto in un perfetto caos.



Lascia il tuo commento

Nessun commento presente in archivio