Dietro all’aria seria e compassata si cela una profonda osservatrice dell’anima fanciullesca. Questa è Esther Freud, londinese, figlia del pittore Lucian Freud e pronipote del ‘padre’ della psicanalisi Sigmund, autrice del recente ‘Innamoramenti’ (Voland editore), che ama raccontare le storie dal punto di vista dei ragazzi, degli adolescenti, persino dei bambini. Storie autobiografiche, come ella ha spiegato durante la conferenza stampa di sabato 18 settembre a Pordenone nel corso della manifestazione ‘Pordenonelegge’. Esther Freud non riesce, infatti, a non scrivere storie che partano dal suo vissuto, sin dai primi ricordi ed emozioni che ella stessa ha provato fra i quattro e i sei anni. E poi via via nel corso dell’adolescenza. Esther utilizza, infatti, la scrittura come una forma di meditazione - praticata ogni mattina dedicando a essa almeno quattro ore - che le permette di condividere i suoi segreti, i suoi ricordi, il suo vissuto anche familiare. Ella avverte una vera e propria “urgenza” di raccontare, al fine di sentirsi, così, più presente alla vita. La signora Freud, che non dà alcuna importanza al suo altisonante cognome, ritiene che lo scrittore dovrebbe innanzitutto scrivere ciò che a lui stesso interessa e non necessariamente ciò che conosce. E se ella stessa ha al suo attivo anche dei romanzi storici, ciò non esclude che anche in essi vi abbia riposto molti ricordi e racconti del padre. In ‘Innamoramenti’, l’autrice si è decisamente ispirata alla figura del padre e ha voluto proporre il profondo amore che prova per lui, persino superiore a quello che la protagonista del romanzo - Lara, alter ego dell’autrice - prova per il ragazzo conosciuto in un viaggio in Toscana. Il romanzo che attualmente sta finendo di scrivere e che sarà pubblicato l’anno prossimo in Inghilterra si intitola ‘Luky Break’ e parla di attori. In esso, inserisce moltissimi aneddoti del suo passato di attrice e della passione per il teatro che condivide con il marito, attore anch’egli. Nel giugno del 2011 è invece prevista l’uscita, in Italia, di ‘Marrakech’, già conosciuto al pubblico per il film ‘Un treno per Marrakech’, del 1998, con Kate Winset. Ovvero, la storia di una giovane donna e delle sue due bambine (una delle quali, Lucy, di cinque anni, è la narratrice del romanzo), in fuga dalle convenzioni della società inglese per mezzo di un cammino iniziatico che la porterà a conoscere la tradizione mistica del sufismo diffusa in Marocco. Una vera scoperta, dunque, la signora Freud, capace di affascinare con le sue storie e di appassionare tutti coloro i quali hanno frenesia di raccontare. E, soprattutto, di raccontarsi.
(recensione tratta dal blog www.lucabagatin.ilcannocchiale.it)