Antonio Di Giovanni

Governare è far credere, diceva Niccolò Macchiavelli. E, oggi più che mai, vogliono farci credere in un'Italia diversa, che cresce e che uscirà dalla crisi. Le misure adottate dall'attuale Governo non sembrano andare in questa direzione. Sembra anzi di assistere a una situazione irreale: il popolo che, a vario titolo, si lamenta per i tagli indiscriminati, le Regioni che mal digeriscono le misure economiche imposte, le Province in affanno, i Comuni che disapprovano, le associazioni e le categorie che si alternano nelle piazze e ai tavoli delle trattative. Eppure, cosi dice il premier, il 95% degli italiani è con lui. Un bel rebus per i matematici e per lo stesso Tremonti, che non so come riuscirebbe a farci credere che il restante 5% degli italiani è composto da impiegati pubblici, poliziotti, magistrati, commercianti, ricercatori, medici, operai e via dicendo. Insomma, a prescindere dal pensiero 'tremontiano', in questo putiferio bisognerebbe avere cautela con i numeri. Oggi, il Governo Berlusconi sembra particolarmente allo sbando: deputati che si prendono a cazzotti in aula, altri che fanno teatrini negli spettacoli in tv, altri ancora che esternano frasi sconnesse o senza senso per poi smentirle cinque minuti dopo. In sintesi: una decadenza politica di sicura evidenza. In parte, la colpa è proprio di Berlusconi, per aver dato l'illusione che tutti potessero far politica attivamente senza, peraltro, avere minime conoscenze della materia. Anzi, nei casi peggiori notiamo alcuni politici, sia nazionali, sia locali, che non hanno mai aperto un libro. Il risultato è sotto gli occhi di tutti: una classe politica che dovrebbe mettersi in ascolto del cittadino e che invece finisce per apparire distante o intenta a raccattare e mantenere odiosi privilegi, mentre lo Stato, che in questo momento ha un debito pubblico mostruoso, non solo non accetta il fatto inevitabile di essere ridimensionato, ma estende i suoi tentacoli in ogni aspetto della nostra vita. L'unità della nazione continuamente messa in discussione da una forza politica importante ma immatura come la Lega Nord, le continue diatribe tra esponenti della stessa maggioranza, 'finiani' e 'berlusconiani' in continuo duello, senza accorgersi che l'azienda Italia va a rotoli. Senza una vera svolta non si esce da questo stato di cose: i nostri padri, dopo la guerra hanno ricostruito un Paese sconfitto rimboccandosi le maniche e, sia uomini che donne, hanno contribuito al rilancio italiano inseguendo con realismo e fantasia il sogno del boom economico. E tutto questo mentre ci apprestiamo a celebrare i 150 anni della nostra unità nazionale. Oggi, nella nostra politica, anche in quella dell'opposizione, che perde il suo tempo in estenuanti sedute di autocoscienza, nessuno dimostra di essere ingrado di pensare a soluzioni efficaci per affrontare le sfide della contemporaneità. Anzi, i nostri politici hanno perfino il fiato 'corto', come i nostri giocatori della nazionale ai recenti campionati del mondo: chissà, forse inconsciamente riflettevano essi stessi la situazione del nostro Paese. L'Italia ha un solco enorme, che separa la teoria dalla pratica, il pensiero astratto dalla concretezza. I governanti si succedono e i problemi, anziché essere risolti continuano a essere semplicemente 'tamponati'. Siamo un Paese incontinua rincorsa, senza mai nulla di effettivamente pensato e analizzato: solo momentaneamente rattoppato. Non mi piace essere il pessimista della situazione, ma nemmeno l'ottimista che riprende il mito degli "Italiani bravagente", anche quando non lo sono. L'Italia ha problemi molto gravi da risolvere: il Governo li affronti in maniera decisa, altrimenti rischia di andare a casa. Bisogna far ritrovare alla politica quel rigore morale, ormai perso definitivamente, affinché assuma un comportamento onorevole, cioè degno del titolo usato, e rinunci ai privilegi, sacrificandosi, in nome del Paese, senza inseguire modelli di facile guadagno insieme alla vecchia utopia dei diritti senza doveri. Tutte le ambizioni possono considerarsi giustificate, ma non quelle che si arrampicano sulle miserie e sulla credulità umana.

 


Lascia il tuo commento

Nessun commento presente in archivio