Oh immensi dei del cielo, grazie per averci dato un primissimo piano del volto di Bondi intenso come il fondo di una tazzina di caffé. Grazie ai cameraman di Ballarò, ispirati come poeti, che non si son persi quella levigata mappa geografica di un presente senza più spocchia. Stava parlando Fini, al telefono, e stava spiegando la tragedia di un premier che si crede imperatore, con una franchezza che l’opposizione non gli ha mai dedicato. Ecco Bondi, quella meravigliosa distesa di brulle colline gallesi che si estende tra guance e fronte, ingrigire d’incanto, per la prima volta. E mostrare fissità e cieli mutevoli ma tendenti al brutto e nuvole oscure intasare lo sguardo, quei due occhioni meravigliosi che tanto hanno dato al nostro Paese. Che avrà visto in quei secondi, in quel primissimo piano accecato dalle luci dello studio? Castelli in pezzi? Mura che crollano? La Tavola Rotonda fratturata? La fine di un Lungo Sogno? Chi mi pagherà la pensione? Pareva Gollum mentre l’anello gli volava via.