Chiara ScattoneAura Conte ha 26 anni, vive a Messina e ha appena pubblicato il suo primo libro, Re - birth, capitolo iniziale di una saga vampiresca post moderna ambientata tra l’Europa e New York: “Purpureo”. La sua fama nasce sul web, tramite twitter, myspace e grazie al suo sito, auraconte.com. La sua scrittura colpisce per la passione e l’intensità delle emozioni che riesce a trasmettere e la sua caparbietà le ha permesso di pubblicare il suo libro, fondando una casa editrice, le edizioni Il Pavone.

Aura Conte, Re - birth, il primo capitolo della saga ‘Purpureo’, è un libro che oscilla tra il fantasy e l’horror, una storia di amore e di vampiri post moderni che si snoda tra l’Europa e New York: da cosa nasce questo amore per l’horror gentile dei vampiri?
“Il mito del vampiro da sempre è sinonimo di fascino, anche se rimane sempre un mostro. Forse, è proprio questa antitesi che colpisce la fantasia di molte persone, poiché è un contrasto molto particolare. Inoltre, la possibilità di superare la più grande paura umana data dalla morte e poter continuare a vivere, inietta una speranza, seppur molto irreale, in tutti coloro che amano o che credono in certe cose”.

Oggi, sembra che l’argomento ‘vampiri’ sia diventato estremamente di moda: ogni film, telefilm o libro che narra vicende vampiresche ottiene successi impensabili. Secondo te, quali sono le cause di questa nuova tendenza, se così la si può definire?
“Io posso parlare solo per me stessa: tale mito mi ha sempre attirato, ero una di quelle persone che non perdevano una puntata di Buffy o che, tutt’ora, cerca di leggere qualsiasi tipo di saga o di testo a riguardo, indipendentemente dal piacere o meno, come Twilight. Secondo me, c’è sempre stata tale tendenza, come testimoniano i tanti appassionati del genere horror o fantasy. Solo che, ogni tanto, un autore o un film viene esposto maggiormente dal punto di vista pubblicitario e il culto riemerge dall’oscurità per pochi…”.

Leggendo le tue pagine si percepisce una profonda passione per la scrittura e per la storia, come se questa ti appartenesse da sempre: quando hai cominciato a pensare di poter raccontare le avventure di Rebecca, la protagonista del tuo libro?
“Tanti anni fa, in piena adolescenza, iniziai a scrivere una saga e - book di nome “Cassandra”. I personaggi e alcune ambientazioni (la storia si svolgeva a New York come in Re-Birth) erano molto simili. Semplicemente, sarebbe stato eccessivo aggiungere certi tratti nelle personalità dei protagonisti, così ho iniziato a scrivere alcune pagine di Re - Birth, prima delineando il personaggio di Eric, il protagonista maschile, per poi aggiungere la mia cara Rebecca. Libro e scaletta sono stati scritti quasi dieci anni fa: era il mio passatempo, che poi è stato organizzato negli ultimi anni”.

Quand’è nato il tuo amore per la scrittura e, soprattutto, per il raccontare agli altri le tue storie?
“Ero piccolissima, adoravo raccontare le mie storie e farle scrivere ai miei amici o parenti quando ancora io non ero capace di farlo. Tutte le altre bambine andavano a danza o praticavano uno sport. Io, invece, ero la bambina che rimaneva seduta su una panchina a fantasticare se la palla poteva parlare o se le scarpette da ballo avessero preso vita propria. Al posto di pensare alle gare, chiedevo e frequentavo corsi di teatro studiando recitazione, ma soprattutto, cercando di capire come si scrivessero i copioni, chi era colui o colei che aveva tale inventiva. Ero un po’ fuori dal comune, sinceramente. Io volevo scrivere, anche se a scuola mi dicevano che non sapevo farlo, il che per una persona cocciuta e orgogliosa è come tagliargli le gambe. Ma non mi son fatta tirar giù: ho continuato per la mia strada e ora mi state intervistando…”.

Oggi, probabilmente è molto difficile scrivere e riuscire a farsi pubblicare da una casa editrice: qual è stata la tua esperienza? Anche tu, come tanti, hai incontrato difficoltà, rifiuti o proposte poco serie?
“Farsi pubblicare di questi tempi è impossibile, non perché non esistano i bravi scrittori emergenti, bensì perché il mercato richiede determinate cose e non sempre le case editrici sono pronte a rischiare. O, se lo fanno, chiedono contributi molto salati. Io non ho avuto rifiuti quando ho inviato il mio testo in giro per l’Italia, ma ho avuto richieste indecenti: non si può chiedere a una ragazza o a un ragazzo di pagare un ‘tot’. Da contratto, per aver il tuo libro pubblicato con cifre esorbitanti, io ero disposta a pagare, ma non ad essere pubblicata per poi lasciar il mio libro perso in qualche scatolone, poiché la pubblicità sarebbe costata un altro ‘tenero’ tot. di euro. Volendo scrivere, sapevo che non potevo fare mestieri troppo lontani da questa attività. Così, dopo accurati studi e notti insonni, fatte di sofferenze perché sai che il tuo libro va bene poiché accettato ma i soldi non sono frutti degli alberi, mi sono convinta che l’unico modo era muovermi da me. Perciò, ho parlato con mia madre, che ha passato la sua vita a studiare e a lavorare in svariati campi dall’organizzazione congressuale in giro per l’Europa e, in Italia, alla filosofia: anche se lei era un po’ titubante al riguardo, le ho spiegato cosa avevo in mente, ovvero di metter su una casa editrice indipendente. Non potevo essere editore, sia perché sono troppo giovane, sia perché non sono in grado di occuparmi di tutto. Così, dopo aver composto una squadra di altri scrittori e collaboratori, abbiamo messo su ‘Edizioni Il Pavone’: io mi occupo di alcune cose, ma sicuramente i soldi che dovevo investire nelle tasche di qualcun altro, sebbene sia un settore burocraticamente impossibile da gestire, ho preferito tentare ed investirli per il mio futuro. Anche se, probabilmente, finirò a vivere sotto un ponte, ma almeno non avrò pentimenti di non aver tentato di realizzare il mio sogno”.

Scrivendo trasmetti i tuoi sogni e le tue fantasie, fai entrare il lettore in un mondo fantastico, che gli permette ancora di immaginare e di vivere una storia impossibile nella realtà: non credi sia una cosa bellissima?
“Si, lo è, la lettura, seconde me, è una chiave che chiude, da una parte, con una realtà spesso troppo dura e piena di problemi con cui cercare di convivere, ma da un’altra apre in noi quell’universo nascosto che possiamo gestire, non importa se i protagonisti sono orchi, vampiri o semplici personaggi un po’ goffi. Credo che l’unica cosa che dovrebbe trasmettere un libro non è la “bravura grammaticale”, ma le emozioni. Io scrivo con un unico scopo: lasciare un sorriso, anche se per un breve istante, nell’animo di chi mi legge, perché magari quell’emozione, anche se effimera, rende una brutta giornata non più così orribile”.

Quando potremo leggere il secondo capitolo della saga?
“Nel 2010: la scaletta è pronta da mesi e sto ultimando, in queste settimane, gli ultimi capitoli. Forse, per Natale, sul mio sito ufficiale, ci sarà un piccolo prequel pieno di spoilers per il seguito, proprio come per Re - Birth. Il secondo capitolo ammetto che sarà differente dal primo, ma non nei termini della storia: chi sa come si è conclusa la prima parte, capirà perfettamente che scrivere in tonalità ‘scure’, per una come me, è una grande sfida…”.

Un’ultima domanda, di rito: come ti vedi tra vent’anni?
“Bella domanda per una persona che non sa neanche cosa mangerà domani: mi piacerebbe continuare a svolgere questo lavoro a vita, magari incrementandolo con qualcosa di simile, come provare a fare la sceneggiatrice, anche se ne ho volumi, a casa, di roba del genere scritta in questi anni. Inoltre, mi piacerebbe avere una famiglia o, meglio, dei figli, anche non sono molto tradizionalista e quindi non penso che mi vedrete in tale situazione in un futuro prossimo. Vorrei solo non dimenticarmi com’è avere vent’anni, perché tanta gente lo fa, scordando che, già a quest’età, siamo in preda a problemi di diversa natura, senza riuscire a capire se è meglio sbattere la testa contro un muro o sopra tavolo. Soprattutto, prego di non smettere di sognare e di sperare che la giornata di domani sarà meno peggiore di quella di oggi”.



(intervista tratta dal web magazine www.periodicoitaliano.info)
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