Torniamo alla copertina di Rolling Stone con il premier premiato per la sua vitalità. Dalla rivista precisano che si trattava di una provocazione, e che non sono giustificate, nell’ordine: 1) la reazione entusiasta della destra e dei suoi giornali; 2) la critica di centinaia di bloggers non schierati a destra; 3) l’imbarazzo dei lettori di fronte a un codice di comunicazione che ha collocato, con ambiguità, l’immagine del potere tra le braccia di una prestigiosa vetrina del rock; 4) il giudizio negativo che sulla vicenda abbiamo messo in campo noi, che, si dice, invece avremmo dovuto capire. E noi, che amiamo la pace più dei nostri punti di vista, proviamo a fare un passo indietro e a capire ciò che non era immediato: 1) che si sarebbe trattato di provocazione e non di asservimento; 2) che solo un 'pirla' avrebbe potuto non immaginare che comunque l’equivoco avrebbe trionfato. Ma: a) i simboli del potere sono più forti di qualunque Rolling Stone; b) a torto o a ragione, quella copertina è l’argomento del giorno; c) non si salva una rappresentazione dando degli idioti al pubblico.
(articolo tratto dal quotidiano 'l'Unità' del 26 novembre 2009)