Alice StopponiSi è chiuso, dopo tre giorni di summit, il vertice mondiale sulla Sicurezza alimentare. Un fallimento? No: semplicemente una favola. Tre giorni di conferenze, tavole rotonde, di risoluzioni così utopiche che hanno lasciato l’interno mondo interdetto. Un summit che si è aperto con il Segretario generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-moon, che ha rivelato l’amara verità dei numeri: “Solo oggi 17 mila bambini moriranno di fame, uno ogni 5 secondi, 6 milioni in un anno. Eppure il mondo ha abbastanza cibo per sfamarli e questo non è accettabile”. I partecipanti al vertice hanno approvato per acclamazione una «Dichiarazione sulla sicurezza alimentare» che cita, fra i principali obiettivi, quello del dimezzamento della povertà entro il 2015 (cardine dei Millennium Goals dell’Onu). Nel testo non è citato nessun nuovo impegno finanziario, bensì cinque azioni da mettere in campo per combattere la fame per cui si chiede ai governi di assicurare ai Paesi in via di sviluppo i fondi promessi.  Ma gli affamati nel mondo sono cresciuti del 9% nel 2008, toccando quota 1,02 miliardi, il livello più alto dal 1970 e senza una forte volontà politica dei Paesi membri, a cominciare dagli Stati Uniti e dagli altri Paesi ricchi. A cosa è servito il summit di Roma? Lo stesso Direttore generale della Fao, Jacques Diouf, ammette che ha deluso le sue stesse aspettative. Basta parole, chi ha fame ha bisogno d’altro e non si può più rimandare. “Il vertice è fallito clamorosamente nel proteggere i più vulnerabili” ha detto Andrea Pontiroli, portavoce di Medici Senza Frontiere, “trascurando la questione dei milioni di bambini sotto i cinque anni (tra i 3,5 e i 5 milioni) che ogni anno muoiono a causa della malnutrizione”. La settimana scorsa Msf ha pubblicato un rapporto che ha analizzato come siano mancati i finanziamenti per uno sforzo globale al fine di prevenire la malnutrizione infantile – che può portare a invalidità permanenti o alla morte. I Paesi ricchi spendono solamente 350 milioni di dollari all’anno, mentre la Banca Mondiale stima necessaria una spesa annuale di 12,5 miliardi di dollari per combattere in maniera adeguata la malnutrizione in 36 Paesi gravemente colpiti e in altri 32 ad alta prevalenza. C’e’ differenza tra fame e malnutrizione. La prima rappresenta l’assenza di cibo, la seconda è una patologia medica che causa sempre più morti indebolendo le difese dell’organismo. I fondi stanziati dai Paesi ricchi per combattere la malnutrizione sono rimasti invariati per sette anni, secondo il rapporto di Medici Senza Frontiere . Msf ha utilizzato dati dell’Ocse (Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico), della Commissione Europea, della Gates Foundation e di Unitaid per analizzare i flussi di finanziamento dei principali donatori. “Sebbene miliardi di dollari di assistenza internazionale siano classificati come ‘aiuti alimentari per lo sviluppo e sicurezza alimentare’ o ‘aiuti alimentari d’emergenza’, meno del 2% viene effettivamente speso in interventi destinati specificamente a ridurre la malnutrizione infantile. Inoltre, i fondi esistenti vengono sprecati attraverso pratiche inefficienti, come la politica del Governo degli Stati Uniti che invia aiuti alimentari in natura, e che aumenta i costi di 600 milioni di dollari rispetto a una politica di acquisti di aiuti alimentari in loco”. Tre giorni di summit con parole al vento, senza una vera a propria azione contro la povertà e la malnutrizione, durante i quali l’unica ‘promessa’ è arrivata dal presidente della Commissione europea, José Manuel Durao Barroso. “L’85% del miliardo di euro messo in campo dall’Unione Europea per combattere la fame - ha detto - sarà assegnato già entro il 2009 ”. Nessuna traccia, invece, dei 44 miliardi di dollari ritenuti indispensabili da Diouf per sostenere i piccoli agricoltori. In conclusione,il vertice della Fao ha solamente dimostrato l’egoismo, anche mal dissimulato, del mondo occidentale.




(articolo tratto dal web magazine www.periodicoitaliano.info)
Lascia il tuo commento

Nessun commento presente in archivio