C’è una magia che nasce dal connubio tra parole e musica. E Antonio Calabrese sembra averla colta come pochi. Il giovane cantautore salernitano torna a incantare con 'I Denti di Leone': un Ep che è soprattutto un diario intimo, un mosaico di emozioni che toccano il cuore. Il titolo, che evoca la fragilità e la bellezza effimera dei soffioni, racchiude l’essenza dell’opera. È un richiamo al valore delle piccole cose, quelle che spesso passano inosservate, ma che costituiscono la vera linfa della vita. Antonio, classe 2001, dipinge il suo mondo con colori tenui, privilegiando il suono caldo e avvolgente della chitarra acustica. L’Ep si apre con il brano omonimo, 'I Denti di Leone': un invito a riscoprire la bellezza della semplicità. Attraverso un testo delicato e un giro di chitarra intimo, Antonio ci racconta la paura dell’annullamento e la forza delle piccole gioie quotidiane, che spesso diamo per scontate. Poi c’è 'La Meraviglia', nata come un’epifania: un canto alla bellezza del mondo, che celebra flora, fauna e l’essenza umana. L'autore ci spinge ad abbandonare la ricerca incessante di un senso ultimo e a vivere il presente, con occhi spalancati alla meraviglia. Non mancano momenti di riflessione profonda e di denuncia, come in 'Umana Umanità': un brano che gli è valso il prestigioso Premio ‘Cesare Filangieri’. Qui, l’umanità è personificata in un vecchio stanco, confuso, che incarna tutte le fragilità del nostro tempo. È un messaggio potente, un grido di speranza e rabbia che risuona come un monito. L’Ep si chiude con 'Ya’aburnee', una parola araba che significa: “Preferirei morire prima di te”. Un’espressione d’amore intensa e struggente. La melodia accompagna un testo che è un inno alla connessione umana, a quel sentimento così profondo da superare persino la paura della fine. Con 'I Denti di Leone', il buon Antonio Calabrese dimostra una maturità artistica rara per i suoi 23 anni. Le sue radici affondano nei grandi cantautori italiani, ma il suo sguardo si allunga verso l’orizzonte, intrecciando folk nordico e miti americani in un universo musicale originale, particolare. In un’epoca frenetica, 'I Denti di Leone' è un invito a rallentare, ad ascoltare e a ricordare che la bellezza, a volte, si nasconde nelle cose più semplici. La musica spesso nasce da un impulso interiore: una tensione emotiva che si traduce in melodia e parole. Antonio Calabrese lo spiega con una sincerità disarmante: “Questo disco nasce, come più o meno tutte le forme d'arte, da sentimenti per niente positivi. A un certo punto della mia esperienza come cantautore, mi sono reso conto di stare scrivendo per pura vanità ed è dura ammetterlo, ma da allora le mie canzoni sono radicalmente migliorate. E questa vanità è insaziabile, l'unico modo per nutrirla e soddisfarla è far ascoltare in giro le sue creazioni". Questa riflessione ci mostra il lato più umano e fragile dell'arte: un mondo in cui l'autenticità non si misura solo dalla purezza delle intenzioni, ma anche dalla capacità di riconoscere le proprie debolezze e trasformarle in forza creativa.
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'I Denti di Leone' è firmato dalla produzione de ‘L’Airone Dischi’.