Massimo Teodori, storico, saggista, polemista, protagonista della stagione politica delle grandi battaglie laiche, libertarie e sui diritti civili, nel suo nuovo saggio: “Contro i Clericali - dal divorzio al testamento biologico - la grande sfida dei laici”, si pone una domanda: “Perché nella prima Repubblica con un forte partito cattolico - la Democrazia Cristiana - furono approvate leggi civili come divorzio e aborto, e invece oggi, che siamo tutti più laici, si moltiplicano i provvedimenti ultraclericali”? Una riflessione che nasce dalla presa d’atto che nell’attuale realtà politica manca - del tutto - la rappresentanza in parlamento delle istanze laiche. Negli ultimi cinquanta anni di storia contemporanea del nostro Paese, si è discusso e parlato molto, in sede storiografica, in sede di pubblicistica politica e di dibattito sull’attualità, di mondo cattolico, di mondo comunista e dell’opposizione fra questi due grandi partiti di massa. Mentre poca considerazione è stata, fino ad oggi, rivolta al mondo laico e a quelle forze radicali, liberaldemocratiche e socialiste che rappresentavano un’altra Italia e che sono state capaci, anche se minoritarie, di innescare il processo di secolarizzazione e modernizzazione della società italiana, coinvolgendo, nella battaglia sui diritti civili, anche il Partito comunista che su questi temi ebbe, inizialmente, un atteggiamento prudente. Proseguendo un cammino già iniziato con il libro: “Storia dei laici - nell’Italia clericale e comunista”, Massimo Teodori analizza, in maniera originale, vicende e fatti, indica chiaramente nomi e cognomi, cita appelli e dichiarazioni, stabilisce nessi tra pressioni ecclesistiche e abdicazioni politiche, enumera leggi e provvedimenti che hanno segnato, in un senso o nell’altro, la storia di questo Paese, e rivela impensabili voltafaccia. Teodori ripercorre un arco temporale che va dagli anni Sessanta - Settanta, che segnarono il successo dei laici e l’ascesa dei diritti civili e delle conquiste liberali, alla stagione politica esplosa con Tangentopoli, che segnò, più tardi, il passaggio dalla "prima" alla cosidetta "seconda Repubblica", con l’avvento del bipolarismo e la scomparsa delle forze laiche e socialiste dal parlamento, fino alla discussione su quelle materie eticamente sensibili che coinvolgono la libertà di coscienza (unioni di fatto, aborto, procreazione assistita, testamento biologico etc.) sulle quali, ai giorni nostri, si gioca la sfida tra laici e clericali. Sì, perchè la storia repubblicana non è stata contraddistinta solo dalla contrapposizione ieri tra Dc e Pci e oggi tra centrodestra e centrosinistra, ma anche dal conflitto tra laici e clericali. Da tempo, i vertici della Chiesa hanno intrapreso una campagna assai determinata per affermare il primato della dottrina ben al di là della legittimazione della fede, condizionando la vita morale, sociale e politica del Paese. Il conflitto, dunque, non ha riguardato la contrapposizione fra laici o cattolici o tra guelfi e ghibellini, come usualmente si ritiene. “Del mondo laico - sottolinea l’autore - fanno parte anche molti credenti e cattolici di orientamento liberale che praticano la tollerranza, il dubbio e il pluralismo etico; mentre tra i clericali devono essere annoverati anche i sedicenti "atei devoti" e i falsi liberali ossequiosi verso il potere mondano delle gerarchie ecclesiastiche”. Secondo Teodori: “Clericale non vuol dire cattolico e, cattolico non vuol dire affatto clericale”. Nel saggio “Contro i Clericali” l’autore pone l’accento anche su un’altra antinomia emersa negli utimi anni, grazie ad un equivoco intellettuale creato a bella posta dai clericali, che oppone al laico il laicista e alla laicità il laicismo. I due termini sostanzialmente sinonimi nella loro accezione politica, con l’offensiva anti-laica messa in atto, appunto, dai clericali, assumono un significato diverso che tende a “distinguere gli intellettuali e i politici obbedienti alla Chiesa (definiti "laici") da quelli che invece confidano nella laicità dello Stato e nel diritto individuale di disporre della propria vita (definiti "laicisti")”. Beninteso, Teodori non è nostalgico del sistema proporzionale, nè di quel periodo segnato dal serrato dialogo tra i due grandi partiti di massa quali furono, nel corso della prima Repubblica, il Partito Comunista e la Democrazia Cristiana. Si limita a porre un problema politico denunciando la totale assenza di critica da parte dei difensori dei valori della laicità dello Stato: i laici, che nell’attuale panorama politico, non avendo alcuna rappresentanza all’interno del parlamento non hanno la forza sufficiente per emergere né la capacità di innescare processi politici. Se in Italia la spinta laica si è indebolita, altrove, in Europa, la laicità è accettata come valore fondante e le istanze laiche vengono difese con forza senza subire il rischio di essere allineate all’indirizzo etico dominante. Basti considerare come la Corte Europea dei diritti dell’uomo di Strasburgo si è espressa - sul caso sollevato da una cittadina italiana - in merito all’esposizione del crocifisso in classe. A questo proposito Teodori sottolinea che: “La sentenza della Corte europea di Strasburgo, che stabilisce che la presenza del crocifisso in classe in Italia è contrario al diritto dei genitori di educare i figli secondo le proprie convinzioni, può essere la prima di una serie di decisioni che condannano il nostro Paese per la legislazione clericale e discriminatoria (dalla procreazione assistita al testamento biologico) che il parlamento ha approvato nell’ultimo decennio. E’ ora che la classe politica, a destra come a sinistra, abbia un sussulto in difesa della laicità dello Stato se non vuole che l’Italia venga messa al bando dall’Europa”. Le ragioni della sconfitta dei laici in Italia non sono nè culturali nè sociali, ma politiche e perciò - secondo Teodori - è in quella sede che devono essere affrontate.
(articolo tratto da www.fastweb.it)