“Chiù pilo pi tutti”!!! Così è solito esordire Cetto La Qualunque, il famoso personaggio di Antonio Albanese che ha finito col rappresentare l’icona più ‘centrata’ del personaggio politico ‘puttaniere’. Alle domande di Fabio Fazio, infatti, La Qualunque risponde sempre con affermazioni di romanticismo ‘programmatico’: “In buona sostanza”, dice, “le pago, caro Fazio”. Oggi, invece, dopo le comiche interpretazioni di Albanese, è spuntato uno pseudomoralista di nome Marco Travaglio il quale, come una ‘verginella’ sperduta, ha scoperto l’intreccio tra politica e mondo della prostituzione, che io chiamerei, piuttosto, delle ‘squillo’ di lusso. La definizione ‘prostituzione d’alto bordo’ da sempre serve a indicare una condizione e frequentazioni ‘ambientali’ socialmente elevate. Ma, in realtà, essa deriva dal linguaggio marinaresco, in quanto le navi d’alto bordo (bordo = fiancata) erano quelle più grandi, il cui proprietario apparteneva al ceto sociale più facoltoso. Ora, il nostro Travaglio, in un lungo monologo ad ‘Annozero’ ha ‘sparato’ a tutto campo su politica e sesso, ovverossia su come quest'ultimo sia entrato prepotentemente nelle istituzioni. Evviva, evviva, caro Marco: se non c’eri tu a raccontarcelo, chissà come avremmo fatto a capire come girava il mondo già da qualche secolo a questa parte. Si è sempre detto che: “Tira più un pelo di ‘f…’ che un carro di buoi”. Eppure, il ‘pupillo’ di Santoro si è accorto solamente oggi, nell’anno di grazia 2009, che nei posti di potere e nelle istituzioni sono sempre esistiti determinati ‘intrecci’. A questo punto, io farei una riflessione di questo tipo: una ‘squillo’ percepisce denaro in cambio di una prestazione sessuale, mentre una semplice donna, come contropartita, pretende di diventare un politico, o una manager, oppure chissà cosa. E allora, mi chiedo: dove sta tutta questa differenza? Una certa Italia, oggi, si riscopre moralista, magari quel tipo di moralisti che ti capita di ‘beccare’ alla sera sulla statale di una qualsiasi città mentre sta chiedendo un ‘servizietto’ ad una prostituta che non ha ancora compiuto nemmeno il 16 anni, oppure a far la ‘fila’ sui marciapiedi battuti dai ‘trans’. Ma se tutto questo scalpore lo fa il politico che va con una prostituta, perché, allora, non dovrebbe farlo anche il vescovo che molesta i bambini di una parrocchia, o il manager di un’azienda che, in cambio di un lavoro, chiede prestazioni ‘extra’? Se ‘Annozero’ avesse incentrato il tema sulla bassezza di tali comportamenti allargando la sfera sociale dell’indagine, io lo avrei anche capito, poiché questo dovrebbe essere l’intento di un servizio pubblico. Invece, come al solito, i sonni di Santoro e di Travaglio vengono agitati solo ed esclusivamente dai comportamenti privati di Berlusconi. Eppure, non dovremmo far finta di non sapere che stiamo parlando anche di tantissimi altri uomini di potere, che hanno responsabilità politiche, finanziarie e amministrative all’interno di un sistema di libero mercato. E che, nel libero mercato, una delle ‘leggi’ che non ammette trasgressioni è proprio quella della domanda e dell’offerta. Se esistono nel mondo centinaia, forse migliaia, di agenzie di ‘escort’ di lusso, non sarà, forse, a causa del fatto che vi sono decine, se non centinaia di migliaia di uomini, molto spesso di potere, che ricorrono a questi servizi semplicemente perché possiedono la disponibilità per pagarli? In quest’epoca standardizzata, in cui la sola forma di originalità è l’assenza, perfino le relazioni sessuali hanno un ‘trend’: si segue una tendenza e si va alla ricerca dello ‘status symbol’. Che magari, oggi, non è più l’amante, bensì la ‘squillo a cinque stelle’. Nella prostituzione di lusso, raramente esiste il movente della disperazione. E questo dà al gioco della sua diffusione, la sua piacevolezza e, spesso, anche un cospicuo tornaconto personale. Mentre invece, la cosa che spaventa veramente è che certi ‘programmi – contenitore’ tipo ‘Annozero’, ‘Era glaciale’ o altri, perdano di vista i veri problemi su cui ‘inchiodare’ i politici, come ad esempio il precariato o la disoccupazione, la difficoltà delle famiglie di provvedere al proprio sostentamento o la condizione delle scuole, le liste degli ‘asili – nido’ stracolme, che lasciano fuori il 60 % dei bambini, la microcriminalità e la lentezza del sistema giudiziario. Insomma, si dovrebbe avere il coraggio di rivedere tutto il nostro ‘sistema – Paese’ oggettivamente, al fine di riportarlo alle sue responsabilità di governo, anche in una maniera forte e schierata, ma obiettiva, smettendo di vestire i ‘panni’ dei moralisti in un mondo composto da esseri umani e, quindi, da ‘peccatori’. Poiché all’umanità è già bastato ‘Il grande inquisitore’ di Fiodor Dostoevskij a descrivere le debolezze dell’uomo.