Alberto Lopez

Nonostante i politici di tutti gli schieramenti non si stanchino mai di riempirsi la bocca con la parola famiglia, finendo così per farne solo un luogo di battaglie ideologiche, l’inquietante realtà è fotografata dall’immagine di un bambino che, in un futuro molto prossimo, vivrà in un’Italia senza fratelli, né cugini, ma attorniato da nonni e bisnonni. Nel 2050 potremmo essere diciassette milioni in meno, assistendo ad una trasformazione che neppure le peggiori epidemie erano mai riuscite a generare. L’immagine sembra presa da quei racconti che, negli anni d’oro della science fiction, andavano per la maggiore, prefigurando scenari sociali catastrofici. Invece, è il risultato delle più recenti proiezioni demografiche. La demografia è passibile di errore. E se le previsioni risultassero sbagliate non sarebbe la prima volta. Tuttavia, i dati disponibili giocano a favore delle prospettive più pessimistiche, poiché già da oggi gli ultrasessantacinquenni superano i ragazzi al di sotto dei quindici anni, rappresentando il   20 %  della popolazione italiana rispetto al 15 % costituito dai più giovani. Questo succede perché in Italia non conviene avere figli. Essere prolifici è diventato sinonimo di povertà: una famiglia con tre figli è povera in un caso su tre, addirittura in un caso su due nel Meridione. Inoltre, se dovesse trovare conferma la tendenza segnalata dalle cliniche milanesi, dove nei primi sette mesi dell’anno si è registrata una significativa riduzione delle nascite a fronte di un aumento delle richieste di aborto e di aiuto per proseguire la gravidanza a causa delle crescenti difficoltà economiche, il problema demografico non farebbe che acuirsi. Di fronte a queste cifre da brivido ci aspetteremmo una reazione energica da parte della classe dirigente. Invece, pare che quest’ultima non sia capace di occuparsi d’altro se non di problemi a breve termine, come se fosse ‘schiacciata’ dal presente. Ma si sa: le proiezioni demografiche riguardano il lungo termine, quindi sembrano fuori dalla sua portata. In realtà non siamo dinanzi ad un fatto ineluttabile, come potrebbe trattarsi per una calamità naturale, piuttosto a precise scelte di governo che hanno visto una classe politica conservatrice difendere sempre i privilegi del presente, che appartengono all’elettorato più anziano e che, di conseguenza, è diventato sempre più consistente, a scapito di investimenti per il futuro. E’ paradossale che nel Paese dove la maggioranza di governo si vanta di recepire le sollecitazioni della Chiesa cattolica, dove per decenni ha governato un partito legato con un ‘filo diretto’ al Vaticano, si registri il tasso di fecondità europeo più basso, con un misero 1.3  figli per donna da confrontare con il 2.07  della Francia. Diventa meno paradossale se si affiancano le cifre messe in campo per le politiche familiari: 1.1 % del PIL dell’Italia contro il 2.5 % della Francia. I politici che si declamano paladini della vita, solerti a invocare nuove crociate contro l’aborto e il testamento biologico, dovrebbero nutrire almeno altrettanta passione per le condizioni di coloro che si trovano fra i nascituri e i morituri, dimostrando genuino interesse per il prossimo, piuttosto che un interesse strumentale finalizzato alla conquista del consenso. Ma l’ipocrisia di certi politici è davvero senza vergogna se le richieste disattese degli alti prelati, come quelle presentate dal cardinale Ruini, ex presidente della Cei, al tradizionale incontro estivo delle classi dirigenti italiane a Cernobbio, sono le stesse di sociologi, demografi ed economisti: più asili nido, più occupazione femminile e con orari più flessibili, una fiscalità che tenga conto realmente del numero dei figli, un congedo parentale meglio retribuito tale da incentivare anche quello paterno, politiche del lavoro per i giovani e case a prezzi più accessibili. La fine dell’estate e la riapertura delle attività parlamentari ci sembrano l’occasione propizia per rammentare l’urgenza di azioni più coerenti e concrete per far fronte ad un problema dalle molteplici conseguenze che qui abbiamo solo pallidamente evocato, ma che coloro che ci governano dovrebbero avere ben presenti.


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