Rilanciare una prospettiva socialista, che tenga conto di tutte le esperienze politiche ed elettorali sin qui assunte, non deve significare chiudersi nel recinto residuale e identitario, ma allargare ad altrui esperienze e ad altri contributi. Il Partito democratico, unica forza del dissolto centro - sinistra che avrà dei rappresentanti eletti al Parlamento europeo, sceglie un'alleanza parlamentare e un dialogo politico fecondo con la famiglia del socialismo europeo. E’ evidente che per i socialisti italiani il compito, non il dogma, di mantenere in vita la propria identità politica deve poter essere svolto senza complessi di inferiorità, senza rinunce o cessioni di sovranità. Rilanciare una prospettiva del socialismo non significa rinunciare alla contaminazione, al modulo tattico, alla coalizione politica che consenta di raggiungere obiettivi istituzionali indispensabili al fine di mantenere in vita un soggetto politico collettivo. Ma rilanciare una prospettiva socialista significa anche chiamare all'obbligo del confronto con la nostra storia e la nostra cultura riformista tutte le componenti politiche dissoltesi nella sinistra alla ricerca di una nuova identità che possono ritrovarsi nell'opzione socialista, democratica, liberale, europea, molto meglio che in un'indistinta e confusa sinistra e assai diversamente rispetto a questa versione del Partito democratico all’italiana, in evidente deficit nella costruzione di un’identità e di un progetto politico. Io penso che innanzi alle scelte del futuro, anche impegnative, si debbano, com’è naturale, non solo confrontare, ma anche analizzare ipotesi diverse. La fragilità del soggetto politico del Ps non può consentire o non deve alimentare divisioni capziose. C’è un proverbio arabo che dice: “Una casa divisa non sta in piedi”. E troppe volte e per troppo tempo la casa socialista é stata divisa, i socialisti sono stati divisi. E questo ha ritardato in modo forse irreparabile la ricostruzione e la nuova inclusione socialista fra i movimenti politici che contano e influiscono sulla politica italiana. C’é una cultura politica antica, una tradizione ma anche un’esperienza di Governo del Paese e delle amministrazioni pubbliche più recente, che va valorizzata (ne ho parlato a proposito a lungo con Riccardo Nencini). Questa cultura politica non é altro che il moderno riformismo che va riqualificato, aggiornato, implementato alla luce dei profondi mutamenti della nostra società, del rapporto ormai divenuto assai difficile fra gli italiani e la politica. C’é insomma una riflessione, un’opera di studio profonda da compiere lontano dagli opportunismi del momento e dalle convenienze del giorno. Quando invoco una sede più ampia (il Congresso), lo faccio non nella forma più sgradevole, ma nel rispetto più solenne della sostanza politica che un Congresso socialista evoca nella memoria di tanti italiani e nel sentimento di tanti socialisti. Un Congresso da protagonisti può anche significare che i compagni che si sono riconosciuti in un cammino riconoscano nella storia, nella identità e nella prospettiva Socialista la loro prospettiva. In altri termini, se come diceva Pietro Nenni “il fiume risponde sempre alla sorgente” non si deve escludere che, se saremo convincenti, l’esperienza e l’azione di Nichi Vendola e dei suoi compagni non vedo perché non debba riconoscersi nella storia comune del Socialismo italiano, che é appunto una storia di sinistra e una storia di libertà.