Da alcuni giorni (troppi), il quotidiano ‘la Repubblica’ insiste nel porre pubblicamente alcune domande a Berlusconi, chiedendone insistentemente una risposta. E poiché questa non arriva, il segretario del Pd, con ipocrisia degna della sua origine politica, afferma che lui non intende entrare nelle questioni private del presidente del Consiglio, ma che è inaccettabile che un politico non risponda alla libera stampa. Prima di fare qualche considerazione sulle domande che pone ‘la Repubblica’ varrà forse la pena ricordare che un altro quotidiano da tempo pone a un altro leader politico alcune domande pubbliche, che non trovano da questo alcuna risposta. Si tratta de ‘il Giornale’, che da tempo chiede a Di Pietro di chiarire se, come appare da una loro indagine, abbia usato soldi pubblici, provenienti dal rimborso elettorale al suo personalissimo partito, per acquistare immobili attraverso la sua personalissima società immobiliare. La domanda a Franceschini dunque è molto semplice: se proprio ritiene che un leader politico debba rispondere ai giornali, come mai non ricorda mai pubblicamente anche al signor Di Pietro di farlo? Non riterrà mica che le frequentazioni pubbliche di Berlusconi abbiano rilevanza politica e che le operazioni private fatte con fondi pubblici invece non ne abbiano? La domanda a ‘la Repubblica’ nasce da una semplice considerazione: Berlusconi ha commesso illeciti? Ha commesso atti riprovevoli? Perché di questo tormentone degno di un periodico patinato da pseudoscandali, che dura ormai da settimane, l’unica cosa che ancora non è stata detta è, appunto, il motivo dello scandalo. Questi signori vogliono farci vivere in un clima infame, tipo quello vigente nella Romania di Ceausescu, dove ciascuno sospettava perfino del proprio vicino di casa. E se Berlusconi non ha commesso illeciti, o comunque nessuno li denunciati espressamente, cari signori di ‘la Repubblica’, siete in pace con la vostra coscienza e soprattutto con il codice deontologico dei giornalisti? Noemi Letizia e i suoi genitori non sono personaggi pubblici: la ragazza solo da pochi giorni è maggiorenne e tutti i giorni va scuola con la pressione psicologia che può provocare la forza sproporzionata di un quotidiano nazionale come ‘la Repubblica’, che non dice ma sottintende, che non esplicita ma allude. Il codice deontologico espressamente prevede che deve essere rispettata la sfera privata. E che questa può essere varcata solo “quando l'informazione, anche dettagliata, sia indispensabile in ragione dell’originalità del fatto o della relativa descrizione dei modi particolari in cui è avvenuto”. Non vorranno mica dirci, quelli de ‘la Repubblica’, che l’intervista al fidanzato di Noemi, il quale ha dichiarato che (quando era ancora minorenne ndr) dormivano quasi sempre insieme, sia una “notizia di rilevante interesse pubblico o sociale”? Perché proprio il rilevante interesse pubblico o sociale sarebbe l’unico motivo per cui la sfera privata possa essere superata dal giornalista. Il padre ha dovuto rompere il riserbo giornalistico che si era prefissato e che era suo diritto, per dichiarare che sua figlia è illibata. Gli articoli di ‘la Repubblica’ sono dunque compatibili con il precetto che il giornalista deve astenersi “dalla descrizione di abitudini sessuali riferite di una determinata persona, identificata o identificabile”? Sono complementari con il precetto che prevede che “la pubblicazione è ammessa nell’ambito del perseguimento dell’essenzialità dell’informazione e nel rispetto della dignità della persona, se questa riveste una posizione di particolare rilevanza sociale o pubblica”? Sono congruenti con il precetto che prevede che “il diritto del minore alla riservatezza deve essere sempre considerato come primario rispetto al diritto di critica e di cronaca”? Come si vede, sono poche domande, semplici e chiare. Risponderà ‘la Repubblica’? O dobbiamo chiedere i buoni uffici di Franceschini?