Vittorio LussanaMi vedo costretto a tornare sugli assai cervellotici sentieri delle polemiche ‘a sinistra’, al fine di commentare il vivace scontro dialettico avvenuto tra il segretario di Rifondazione comunista, Paolo Ferrero, e il candidato di ‘Sinistra e Libertà’ alle elezioni europee - nonché presidente della Regione Puglia - Nichi Vendola, nel corso della trasmissione ‘In mezz’ora’. Durante il dibattito, infatti, l’attuale segretario del Prc ha contestato a Nichi Vendola la sua alleanza con i socialisti di Craxi, colpevoli, a suo dire, di aver prodotto, all’interno del centro-sinistra italiano, politiche sociali assai discutibili. Vendola, dal canto suo, ha giustamente ricordato che proprio Ferrero ha fatto parte del Governo Prodi insieme a Bobo Craxi. Ma Ferrero ha curiosamente rinnegato quell’esperienza, un po’ come quelle ‘sposine di provincia’ che, dopo aver fatto il classico giro delle ‘7 chiese’, pretendono di sposarsi ‘in bianco’. Innanzitutto, vorrei sottolineare al compagno Ferrero che senza il continuo disturbo della sua parte politica, causato esclusivamente da una spasmodica ricerca di visibilità mediatica, alcuni determinati settori della maggioranza che a suo tempo sostenevano il Governo Prodi probabilmente non avrebbero deciso così in fretta di modificare il quadro politico complessivo. In secondo luogo, vorrei ricordargli che il ruolo svolto da Bobo Craxi presso il ministero degli Affari Esteri sia stato più che fruttuoso, nei termini degli obiettivi raggiunti, cosa che non mi pare si possa più di tanto affermare per i vari esponenti del Prc che erano stati inseriti in quell’esecutivo. Si tratta, dunque, delle solite ‘scaramucce’, del consueto gioco a distruggere, anziché cercare di ricostruire una nuova forza di sinistra maggiormente credibile, più moderna, finalmente deideologizzata. Ormai da decenni, tutti quegli italiani che non si riconoscono nella linea politica dell’attuale maggioranza di centrodestra e che nutrono la speranza di poter creare, a sinistra, “un qualcosa di completamente diverso” - tanto per dirla con i ‘Monty Python’ - finiscono sempre con l’andare incontro a profonde delusioni. E ciò proprio a causa di tali ‘allergie’, di queste continue colpevolizzazioni astratte. Che si tratti di astrattezze ‘naif’ non può più rappresentare una giustificazione valida, poiché è tipico della metodologia ideologica marxista quella di cogliere un dettaglio e di ‘oggettivizzarlo’, ponendolo al di sopra della filosoficamente nota, quanto nefasta, ‘scala di astrazione’. Ma anche mettendo da parte un simile ‘vizio’ di fondo, intellettualmente troppo sottile per esser colto immediatamente dall’elettore ‘medio’, quel che veramente dispiace è di non riuscire minimamente a far comprendere che il solo modo per evitare che il clamoroso ‘ribaltamento spirituale’, avvenuto in Italia con l’avvento della cosiddetta ‘seconda Repubblica’, travolga definitivamente le nostre più veraci tradizioni culturali e valoriali, sia quello di rinnovarle, di rielaborarle, proponendo progetti innovativi e un’idea nuova di società. Cosa suggerisce, oggi, alla sinistra italiana, al di là della mera testimonianza, la formazione politica guidata dall’onorevole Ferrero? Quali sono i riferimenti attuali dell’italo – marxismo? Un socialismo burocratico alla Breznev? Un libertarismo gestito dall’alto? Una dittatura del proletariato che finirebbe con lo schiavizzare se stesso? Insomma, la questione, ormai, si pone da sé: cosa possiamo fare di interessante, compagno Ferrero? Cosa possiamo proporre di nuovo e di più convincente agli italiani? Certe falangi di ‘borghesucci’ ammaestrati non sono più i ‘primi della classe’, bensì gente antropologicamente amorfa, sempre pronta a scagliare sentenze contro tutti coloro che non ritengono di possedere la verità ‘in tasca’. E’ così che è stata distrutta la sinistra italiana: con questa ‘baldanza’ da rivoluzionari da salotto, con questa maldestra supponenza da snob ‘rintronati’, incapaci di elaborare un nuovo ‘linguaggio dei segni’, nonché allergici ad ogni genere di compromesso. Il Prc ormai rappresenta soltanto un tipo di socialismo che già da tempo si è gettato alle spalle ogni etica del lavoro e della produttività, al fine di inseguire forme di reddito totalmente sganciate dalle prestazioni. Ed appare clamoroso come non ci si accorga che, in un simile ‘populismo arcaico’, la questione di costruire una società più equa e più giusta non rappresenti più il risarcimento dell’abnegazione lavorativa o della devoluzione di sé, bensì il regno di un egualitarismo ‘formale’, dominato dalle legge delle aspettative crescenti e dal ‘dogma’ della rigidità delle retribuzioni verso il basso. Il vostro socialismo è ‘grigio’, compagno Ferrero, poiché mescola ideologismi pararivoluzionari con forme di adesione ai feticci più clamorosi della società capitalista, assiomi operaisti con prestiti culturali di tutt’altro segno, che vi portano ad arrendervi ad un ribellismo puramente ‘edonistico’ che assume, come proprio caposaldo teorico, un’esasperata autonomia di classe e, come principale ‘bussola’ di orientamento, la richiesta esclusiva ed esasperata di maggiori redditi monetari. Preghi che ‘Sinistra e Libertà’ non superi lo ‘scoglio’ del 4%, compagno Ferrero, perché se ciò dovesse accadere, solamente due saranno le parole che entreranno improvvisamente in vigore, a sinistra: mutismo e rassegnazione.




(articolo tratto dalla rubrica settimanale '7 giorni di cattivi pensieri', pubblicata sul sito web di informazione e cultura www.diario21.net)
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