Giuseppe Orsini

Dal 12 al 14 febbraio, si è svolto in Vaticano un convegno di studi in occasione dell’80° anniversario della fondazione dello Stato della Città del Vaticano, nato ufficialmente l’11 febbraio 1929 con la firma dei ‘Patti Lateranensi’. Titolo del meeting: “Un piccolo territorio per una grande missione”. Mai slogan fu più indovinato. Onore e merito al Governatorato dello Stato della Città del Vaticano, diretto dal Cardinale Giovanni Lajolo, Presidente, Monsignor Renato Boccardo, Segretario Generale e Monsignor Giorgio Corbellini, Vice Segretario Generale. Ed al Personale per l’efficienza e la discrezione. Il convegno è iniziato giovedì 12 febbraio nel Palazzo del Laterano, nell’Aula della Conciliazione, dove il Cardinale Pietro Gasparri e Benito Mussolini firmarono il Concordato. L’evento, aperto dal Cardinale Tarcisio Bertone, Segretario di Stato, si è concluso con l’udienza di Sua Santità, Benedetto XVI. Numerosi gli interventi: dopo la ‘Questione Romana’, il Papato aveva assoluto bisogno di un territorio “piccolo, piccolissimo, ma sovrano”, per garantire al Pontefice assoluta libertà da ogni interferenza esterna. Questo fu il preciso mandato di Pio XI all’Avv. Francesco Pacelli, plenipotenziario per il Vaticano (fratello di Eugenio Pacelli, futuro papa Pio XII). Interlocutore per parte italiana fu Domenico Barone. La sovranità richiesta da Papa Ratti fu accordata da Mussolini. Ed oggi, come ha notato il Cardinal Bertone, “lo Stato della Città del Vaticano ha il territorio più piccolo (solo 44 ettari e meno di 1.000 abitanti, sede di Castelgandolfo compresa) che in realtà è il più grande del mondo”. In effetti, i Papi dal 1929 sono sempre stati liberi, anche durante la seconda Guerra Mondiale. Senza territorio – anche se minuscolo – e senza sovranità territoriale, Pio XII avrebbe potuto ospitare gli avversari dei regimi allora imperanti (e miseramente caduti) e perfino i tanti ebrei? Il prestigio morale del Vaticano, non le armi di cui il Pontefice non disponeva (né dispone oggi), impedirono al nazismo di violare i confini della Santa Sede. Circa l’Autorità di quel minuscolo Stato, il Prof. Andrea Riccardo ha ricordato un aneddoto. Al libico Muammar Gheddafi che chiedeva: “Ma cos’è il Vaticano”? fu risposto semplicemente: “E’ una collina. E’ a Roma. E ci sta il Papa”. Ripercorrendo la Storia, molti oratori hanno ricordato l'attività di Pio XI, vero ideatore e fondatore dello Stato della Città del Vaticano. Il suo sforzo immane è raccontato dalla “Mostra celebrativa dell’80.mo anniversario della fondazione dello Stato della Città del Vaticano”. L'ingresso all'esposizione (aperta fino al 10 maggio, tutti i giorni, compresa la domenica, con orario 10.00 – 18.00; il mercoledì, 13.00 – 18.00) è naturalmente gratuito ed è supportato da un corposo catalogo di 350 pagine, edito dalla Biblioteca Apostolica Vaticana, dal titolo: “1929-2009 Ottanta anni dello Stato della Città del Vaticano”. La mostra è articolata in cinque sezioni: il Vaticano prima del 1929, Papa Pio XI, I Patti Lateranensi, Costruzione dello Stato, Gli altri pontificati. Le conseguenze della intuizione e dell’opera di Pio XI si vedono ancora oggi. Il piccolo, ma sovrano territorio ha consentito ai Papi di porre all’attenzione del mondo i valori della cristianità, l’amore di Dio, la centralità dell’uomo. Ha consentito di condannare i totalitarismi, come ha rammentato Benedetto XVI nell’udienza di chiusura del convegno. Primo censore fu proprio Pio XI con l’Enciclica “Mit Brennender Sorge” (14 Marzo 1937) che condannò il nazismo; con la “Divini Redmptoris” (19 marzo 1937) che denunciò errori e misfatti del comunismo ateo. La sovranità territoriale consentì a Pio XII di accogliere perseguitati di ogni tipo, a cominciare dagli ebrei. E ha permesso a Giovanni Paolo II di dire a tutti gli uomini “Non abbiate paura. Aprite le porte a Cristo”. Ora consente a Papa Ratzinger di elevare alta e libera la sua voce contro ogni guerra ed ogni sfruttamento. Dalla splendida Piazza San Pietro, minuscolo punto nel mondo, miliardi di uomini hanno potuto vedere tutti i potenti del mondo rendere omaggio alla salma di Papa Woityla con le pagine del Vangelo sfogliate dal vento . . . A Roma convivono due capitali: quella italiana e quella del mondo. Oggi, grazie al rappresentante di Cristo sulla Terra, nessuno è straniero a Roma. Il Vaticano è la casa di ogni popolo e di ogni uomo. Il Prof. Jean Domenique Durand ha ricordato decenni di Storia, da quando Pio XII, “defensor civitatis”, si recò a San Lorenzo dopo i bombardamenti (19 luglio 1943), fino ai tempi recenti, affermando che “Giovanni Paolo II ha portato Roma al mondo ed il mondo a Roma”. Ed ancora: “Le Università Pontificie portano gli studenti a Roma e la cultura nel mondo”. Ecco spiegata l’affermazione (tavola rotonda di sabato 14 febbraio) del ministro degli Esteri italiano Franco Frattini: “L’Italia condivide con il Vaticano la promozione e la tutela dei diritti umani, la lotta alla povertà e la ricerca della pace”. Frattini ha inoltre affermato che “la difesa della vita umana dall’inizio fino al suo termine naturale, e sottolineo naturale, è un valore assolutamente laico.I diritti umani hanno valore sia per i cristiani che per i laici e quello della vita umana è la precondizione per tutti gli altri diritti”. Concludendo tavola rotonda e lavori, il Cardinale Lajolo ha ricordato che la forza calamitante non è il piccolo territorio, ma la missione della Santa Sede. E ha ribadito che Roma è contemporaneamente capitale d’Italia e capitale mondiale del cristianesimo. Occorre quindi superare le tante, troppe, carenze di Roma. Esse non fanno onore né all’Italia né al Vaticano. Auguriamoci che Roma imiti il Vaticano (vero gioiello urbanistico) e che il Senatore Marcello Pera ed il Ministro Franco Frattini abbiano preso buona nota del rilievo del Cardinal Giovanni Lajolo. Sabato 14, presso la Sala Clementina, Papa Benedetto XVI, ricevendo in udienza i partecipanti al convegno, ha riconosciuto che, grazie alla sovranità su un piccolo spazio, Papa Ratti poté governare la Chiesa senza dipendere dalle imposizioni politiche dell’Italia, il cui Primo Ministro era allora Benito Mussolini. Benedetto XVI ha aggiunto: “Gli studi storici tuttora in corso ci fanno sempre più percepire la grandezza di Papa Ratti, il quale guidò la Chiesa fra le due guerre mondiali”. Durante il suo pontificato, Pio XI “dovette misurarsi con le difficoltà e le persecuzioni che la Chiesa subiva in Paesi quali il Messico e la Spagna e con la lotta che ad essa portarono i totalitarismi – nazionalsocialismo e fascismo – sorti e consolidatisi in quegli anni. In Germania, è indimenticata la sua grande Enciclica ‘Mit brennender Sorge’, come forte segnale contro il nazismo”, ha inoltre sottolineato il Pontefice, che ha anche ricordato Pio XI come “il Papa della mia infanzia”. L'impatto di quell’Enciclica in Germania fu così evidente che Adolf Hitler ordinò a Reinhard Heydrich, capo della Gestapo, di raccogliere e distruggere tutte le copie. Gli storici hanno constatato di recente, grazie all’apertura dell’archivio segreto Vaticano, che prima di morire Pio XI voleva anche redigere un documento per denunciare l’antisemitismo del regime nazista. “Si rimane davvero ammirati di fronte all’opera saggia e forte di questo Pontefice, che per la Chiesa volle solo quella libertà che le permettesse di svolgere integralmente la sua missione”, ha aggiunto Benedetto XVI rendendo omaggio al suo predecessore.


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