Ritorno da Parigi, dove sono rimasto quattro giorni per completare l’opera di ‘lobbyng’ che ci ha coinvolto per oltre un anno e mezzo, allo scopo di ottenere l’Expo di Milano per il 2015. E’ stata una lunga corsa, da un capo all’altro del mondo, con e senza il Sindaco Letizia Moratti, di cui ho potuto apprezzare le doti di intelligenza, di determinazione e di ‘regia’ in questo importante successo italiano. Perché tale è stato: un voto largo e convinto della maggioranza dei Paesi che fanno parte del Bie, l’organismo internazionale che ci ha assegnato questa responsabilità. “Nutrire il pianeta, energia per la vita” non è solo uno slogan, ma il cuore e lo spirito di una proposta, italiana e milanese, che ben s’iscrive tra gli obiettivi del ‘Millennium’ dell’Onu fortemente voluti dall’ex Segretario Generale Kofi Annan, un’occasione multilaterale per mettere a confronto e in relazione energie, capacità e innovazioni attorno ai temi dell’ambiente, dell’agricoltura e dell’educazione alimentare. L’Expo rappresenta uno straordinario impegno e una altrettanto straordinaria occasione di sviluppo e di rilancio per la città di Milano. Ho già detto di essere orgoglioso di aver partecipato a questa splendida avventura a lieto fine, perché sono milanese e perché sono convinto della generosa vivacità del nostro Paese, della sua capacità di ‘fare sistema’ attorno ai grandi obiettivi. Ma sono felice anche perché, al di là di qualche polemica francamente inutile, vi è stato un impegno serio delle nostre istituzioni nazionali, in particolar modo del Capo dello Stato, delle cui lettere indirizzate agli altri Capi di Stato stranieri sono stato più volte latore, insieme a quelle, peraltro rivelatesi decisive, del Capo del Governo, Romano Prodi. Confesso che prima di passare nel campo del centro-sinistra mi ero formato un pregiudizio su di lui, memore delle battaglie degli anni ‘80 sulla Sme, per la sua antica immagine di ‘boiardo di Stato’ per conto della Dc di De Mita e per la sua propensione all’accordo e alla fusione coi comunisti prima e coi post-comunisti poi. Insomma, non era fatto né per piacermi, né per rappresentare un punto di riferimento politico. Non rovescio il mio giudizio sul passato, ma nella mia collaborazione politica con lui, nel vederlo all’opera sullo scenario internazionale, non posso che esprimere la profonda convinzione che Romano Prodi rappresenti, nella seconda Repubblica, uno dei pochi uomini di Stato su cui il nostro Paese ha sempre potuto contare veramente. A ciò, tra l’altro,aggiungo un tratto di umanità e di profonda dignità che ha contraddistinto anche la sua ‘uscita di scena’, che mi ha profondamente colpito ed anche segnato in una fase della vita politica italiana contrassegnata da rapporti umani piuttosto aridi. Non posso dunque nascondere che sono felice per il nostro Paese e per aver gestito con passione e dedizione la delega che il ministro D’Alema mi aveva affidato. Ma altrettanto lo sono perché so quale sia stato l’impegno profuso da Prodi sulla scena internazionale in questi pochi anni di gestione del Governo, e quale siaoggi il peso specifico del nostro Paese in alcune aree del mondo in questo momento tra le più dinamiche. L’Expo è a Milano: è un successo di tutti e per tutti. L’Italia tira una boccata d’ossigeno in un momento politico ed economico travagliato. E’ la consueta grande contraddizione italiana, in fondo, la solita ‘vecchia Italia’ che, in questi quindici anni, hanno cercato di far passare come nuova.