Siamo a poche settimane dal voto. Le liste elettorali per politiche ed amministrative (dove si tengono) sono state presentate. Decine di migliaia di persone hanno lottato strenuamente non solo per avere un posto in lista in posizione privilegiata. Ho sentito raccontare scene da bolgia dantesca. In ogni partito c’era un ristretto gruppo di persone (oligarchi) con potere decisionale, sia centralmente (politiche) che localmente (amministrative). C’è da scommettere che nessuno ha tenuto conto delle necessità territoriali, ma esclusivamente degli appetiti e della capacità di pressione dei candidandi. Tutti o quasi blaterano contro la legge vigente che in realtà riserva alle segreterie dei partiti l’elezione di deputati e senatori. Blaterano, ma sono ben lieti di farla da padroni. E le primarie? Dimenticate, ovvio. Personalmente, da inguaribile romantico, ho sempre ritenuto la “Politica” un impegno doveroso e disinteressato per la “res publica”. La riprova? Il “Movimento Elia – Elettori liberi ed attivi”, di cui sono tra gli ideatori e fondatori prevede, per Statuto, la incompatibilità dei dirigenti (Consiglio Direttivo) con ogni carica di Governo, Parlamento, Consiglio Regionale, Presidenza ed Assessorato Regionale e Provinciale, Sindaco ed Assessorato di Comuni con più di 15 mila abitanti. Tale norma non è demodè. Deriva da una convinzione ben precisa. Ora perfino i candidati a consigliere circoscrizionale, comunale o provinciale sgomitano, spendono e spandono. Dette cariche solitamente non prevedono particolari compensi. Ma i candidati non si risparmiano in manifesti (spesso incollati fuori dagli appositi spazi), “santini”, spot nelle TV locali, pagine intere di pubblicità sui giornali, inviti a cena. Solo una minima parte dei candidati verrà eletta: i candidati a consigliere del Comune di Roma sono almeno duemila per 80 posti. Domanda, quanto mai attuale: come recuperano le spese gli eletti (solo il 4%)? Come le recuperano i non eletti (96%?). Ripeto: sto parlando di consiglieri circoscrizionali, comunali e provinciali. Per deputati e senatori il problema non si pone: loro sono la vera ‘casta’. I parlamentari, oltre al compenso mensile di circa 20.000 euro (e benefit vari), al momento del loro ritiro (spesso forzoso e non gradito. Vedi Ciriaco De Mita, non ricandidato dal Pd e transfuga nella Rosa bianca), percepiscono lauti vitalizi e la liquidazione, definita “reinserimento nella vita civile” anche a 70/80 anni. Molti cessano la carica con pensioni oltre i 9.000 euro e liquidazioni di centinaia di migliaia di euro. Non basta. La loro pensione da ex parlamentare di solito si cumula ad altra pensione. Da magistrato (Violante), da giornalista (Mastella) e via dicendo. Molti percepiranno, fra un mese, oltre 200.000 euro di liquidazione e vitalizi superiori a 9.000 euro mensili. Tra i tanti, Alfredo Biondi (PdL), Gerardo Bianco (ex Pd, ora Rosa bianca), Salvatore Cardinale (Pd - al suo posto Veltroni ha candidato la figlia Daniela), Clemente Mastella (Udeur), Luciano Violante (Pd), Vincenzo Visco (Pd), ecc. Da ultimo cito Oliviero Diliberto. Come "premio" per aver lasciato il seggio a un operaio della Thyssen, la Camera (cioè noi) gli verserà 131.000 euro di liquidazione. Ecco, questa è la ‘casta’: la paghiamo lautamente, ma per fare cosa? Ecco un esempio attuale: Vincenzo Visco, viceministro delle Finanze (azionista di Alitalia) decide, con il governo Prodi ancora in carica, di regalare Alitalia ad Air France e KLM. Dopo aver tassato ed affamato 15 milioni di pensionati e 20 milioni di lavoratori, tagliando loro perfino le tredicesime! Per non parlare dell’aumento dei prezzi, dai carburanti al gas, dal pane al latte. Naturalmente nessun componente della ‘casta’ ha responsabilità dirette. Difatti, Walter Veltroni, incurante della irritazione di Romano Prodi, intervenendo a Cernobbio ha scaricato sull’ex presidente del Consiglio e sulla coalizione da lui presieduta le responsabilità della grave situazione in cui si trova il Paese: “Noi abbiano rotto profondamente con il nostro passato. L’Unione di ieri non si confrontava con i problemi come la crescita e la produttività”. Ma nel governo Prodi non ci sono 17 ministri ed oltre 60 sottosegretari tutti targati Pd? E non li ricandida quasi in blocco e in posizioni blindate? Vedi Bersani, Bindi, D’Alema, Melandri, Rutelli, Turco e Compagni. Per giunta, Anna Finocchiaro (Pd) è candidata Presidente della Regione Sicilia e al Senato in Emilia Romagna (capolista) e Francesco Rutelli (Pd) è candidato a Sindaco di Roma e al Senato in Umbria (capolista). Il ‘vizietto’ non è solo di Veltroni: Gianni Alemanno (Pdl), è candidato Sindaco a Roma ed alla Camera nel Lazio. E noi votiamo, cioè ratifichiamo. Alleluja!