A sinistra si litiga. A destra sono più compatti, ma sono anche degli inetti. La sintesi degli schieramenti politici italiani può tranquillamente venir considerata in questi termini: dove vogliamo andare? La destra ha dalla sua un certo peso propagandistico sugli organi di informazione, un settore in mano a gente capace di far credere al popolo italiano che il referendum sulla procreazione medicalmente assistita sia stato sepolto da una valanga di ‘No’, mentre invece si è caratterizzato per la più vile delle diserzioni dalle urne. A mio parere, quel passaggio politico rimane estremamente indicativo dell’indole degli italiani, i quali, quando non vogliono sentirsi dire che hanno torto, sono solamente capaci di nascondere la testa sotto la sabbia. Quel ‘passaggio’, anche alla luce della recente sentenza del Tar del Lazio e delle tante coppie ‘borghesi’ che possono permettersi di recarsi all’estero per farsi praticare le tecniche di fecondazione eterologa, dovrebbe venir considerato prezioso per il centro-sinistra, affinché comprenda definitivamente verso quale tipo di ‘incultura’ dovrà rivolgersi alle prossime elezioni: un genere di ignoranza dalla quale verrà, quasi sicuramente, sconfitto. Perché questo è il dato di fatto: è inutile che mi si venga a dire che non è così. Berlusconi ritiene che il nostro popolo si senta “sfiduciato ed umiliato dalla sinistra al governo”. E’ stato ancora niente, egregio Cavaliere, rispetto a quello che meriterebbe, affinché impari a comprendere per tempo qualche cosa! Io sono severo nei confronti degli italiani, me ne rendo conto. Tuttavia, voglio sottolineare che si tratta di una rigidità che generalmente applico anche nei riguardi di me stesso: chi mi conosce veramente, sa bene che è così. In secondo luogo, un simile rigore è teso a voler sfatare il luogo comune che vorrebbe disegnare le formazioni di destra come le esclusive portatrici di politiche forti, ‘maschie’, decisioniste. Si tratta di un’autentica banalità: chi possiede un minimo di cultura personale è perfettamente al corrente di come, in tutto il mondo, la moderazione sia caratteristica precipua dei partiti conservatori, mentre una certa ‘ansia rinnovatrice’ faccia parte del classico DNA delle formazioni progressiste. Ma l’Italia, anche e soprattutto in questo, rimane un Paese fatto a modo suo, in cui tutto si mescola e si ribalta senza un minimo criterio di ordine, di legalità, di senso di giustizia. Le nostre forze liberali sono portatrici di valori e principi imperniati su una libertà ‘a due facce’, che rasenta la liceità, mentre le nostre cosiddette forze progressiste si preoccupano di apparire moderate alla ricerca di un consenso che, senza l’applicazione di determinati meccanismi di ‘ricambio’ sociali e generazionali, non otterrà mai. Non solo: in determinati quartieri periferici di Roma, ad esempio, si è ormai giunti al paradosso che molti giovani ritengono le forze di sinistra le principali rappresentanti dei ceti cosiddetti ‘agiati’, mentre le destre sarebbero invece quelle che difendono gli interessi dei più poveri. Il che significa che le tradizioni di sinistra stanno perdendo ogni sorta di fascino anche sulle nuove generazioni, smarrendo in un colpo solo, insieme ai suoi difetti storici, anche i propri pregi ‘pedagogico-educativi’. In un simile contesto complessivo, gioco facile ha avuto, negli ultimi quindici anni, il ‘berlusconismo’, il quale si è presentato con il ‘volto’ della modernità benché rappresenti la quintessenza dell’egoismo più atavico, dell’individualismo portato all’eccesso, del provincialismo più becero, di una vera e propria abdicazione verso ogni genere di progettualità. Tutto e subito: questo è il suo messaggio di fondo. Ciò dovrebbe risultare assai interessante per molti analisti – dovrebbe, benché in effetti non lo sia più di tanto… - poiché il partito che in questi anni si è fatto portabandiera di una simile ‘baggianata’, Forza Italia, in realtà rappresenta una sorta di monolite in cui ben poco muta al suo interno ed in cui il suo leader è liberissimo di uscire sconfitto due volte su quattro dalle consultazioni politiche nazionali e di ripresentarsi per la quinta volta al cospetto del corpo elettorale. Oltre a ciò, in termini di ‘forma – partito’, in Forza Italia possiamo notare una strutturazione composta da un nucleo dirigente di vertice alquanto ristretto e da una militanza di ‘base’ assolutamente ‘fidelizzata’, secondo una concezione dell’elitismo che si avvicina più alle monarchie ‘paternalistiche’ che alle democrazie rappresentative. Di tutto questo, agli italiani interessa poco o nulla. Anche perché, sull’altro fronte, vedono una classe dirigente cosiddetta progressista impegnatissima ad inseguire la medesima impostazione di ‘marketing politico’ all’americana, attraverso la formazione di un indistinto Partito democratico che pretenderebbe di riassumere in sé tutte le distinte tradizioni del riformismo liberale, socialista e cristiano-sociale. Una pretesa che, invece, lo rende solamente l’ennesimo ‘calderone burocratico’, che legittima, implicitamente, proprio quelle forze contro le quali vorrebbe contrapporsi. Una situazione, insomma, da mettersi le mani tra i capelli. Io dovrei sorvolare su tutto questo? Dovrei scrivere che gli italiani sono un popolo intelligente, riflessivo, democraticamente maturo? Dovrei sottolineare quanto noi si sia un popolo in grado di guardarsi dalla follia, dal provincialismo, dalle contraddizioni? Ma fatemi il piacere! Io, invece, ci tengo a ribadire che gli italiani rimangono un popolo immaturo, inconsapevolmente egoista, profondamente disistimabile: i nostri politici di sinistra continuano a far finta di non comprendere che non riusciranno ad andare da nessuna parte fino a quando non approfondiranno la grave questione della mancanza di una robusta forza socialdemocratica, nonché quella della fondamentale funzione del riformismo laico tra le culture progressiste italiane; mentre i nostri politici di destra, oltre a professare un clerico-fascismo di stampo apologetico, discriminatorio e puramente autoreferenziale, capace solamente di colpevolizzare ogni fenomeno che sorge all’orizzonte, non sono neanche in grado di produrre una benché minima risposta che affronti con lungimiranza i temi principali della nostra modernità. Ce lo meritiamo Berlusconi: questa è la verità. Ce lo meritiamo eccome: lui, Bossi, Fini, Casini, Mastella e quant’altri. Ce li meritiamo e ce li dobbiamo tenere, fino al prossimo disastro, fino alla prossima ingiustizia, fino alla prossima crisi devastante. E le rispettive classi dirigenti che si alterneranno, in futuro, si ritroveranno a dover fare i conti sempre con gli stessi problemi, sempre con le medesime discussioni, sempre costretti a rincorrere le solite soluzioni. L’esempio concreto di tutto questo è presto fatto: per indole personale e per formazione culturale io dovrei votare, questa volta, per il Pd. Ma come faccio a optare per una classe dirigente di sinistra che per ben due volte ha promesso di risolvere la questione del conflitto di interessi e, poi, per un motivo o per un altro, non lo ha fatto? Perché dovrei votarti, Veltroni? Non mi è affatto dispiaciuta la tenacia del Professor Prodi, ma votare te, guarda, ce ne passa! Non ti voto, non mi piaci, sei un ‘pappamolla’! Dall’altro lato, c’è di nuovo Berlusconi alleato coi leghisti ‘trogloditi’. Ormai, è proprio il caso di affermarlo: ma che due ‘Maroni’!!! Poi chi ci sarebbe? Casini, forse? Sempre con i democristiani fra gli ‘zebedei’ dobbiamo stare, quelli che vogliono governare in eterno, magari dividendosi in 16 partiti sparsi tra centro, destra e sinistra? Pure i comunisti stanno messi così, tra l’altro: tre o quattro partiti, più i postdiessini riunitisi ‘a corte’ con i ‘dossettiani’ e i ‘postdemitiani’. La nostalgia mi assale: sezionatori di anime giocano con il bisturi, mentre maggioranze boriose cercano furbi e stupidi, sobillano i malvagi, aizzano i violenti e gli invidiosi indispongono. Intanto, Moro e Berlinguer non ci sono più, Craxi è morto da otto anni, qualcuno ha l’Aids, qualcuno è ‘pre’ e qualcuno e ‘post’ senza essere mai stato niente. NIENTE!!! Svegliatemi: questo è veramente un incubo…
(articolo tratto dalla rubrica settimanale '7 giorni di cattivi pensieri' pubblicata sul sito web di informazione e cultura www.diario21.net)