Ma non era meglio, una quarantina di anni fa, ‘puntare’ su un tipo di sviluppo economico imperniato su altri mezzi di trasporto rispetto a quelli ‘su gomma’? Ebbene sì: quanto sta accadendo in questi giorni in seguito al blocco degli autotrasportatori dimostra la miopia della modernizzazione industriale italiana, che oggi dipende quasi interamente da una categoria di 120 mila ‘padroncini’ in grado di mettere in ginocchio un Paese intero. Nel frattempo, per andare in treno da Battipaglia a Crotone, bisogna ancora oggi utilizzare una linea ferroviaria a binario unico non elettrificata, cioé trainata da locomotori diesel, che oltre a fermarsi anche presso i vespasiani della costa ionica a nord di Marina di Catanzaro, in alcuni tratti raggiungono la ‘folle’ velocità di 70 chilometri orari. Ma dove vogliamo andare con un Paese così combinato? Il trasporto su gomma, almeno avrebbe dovuto prevedere un sviluppo infrastrutturale in grado di favorire la costruzione di autostrade, porti e aree di servizio più numerose. Macchè! Siamo fermi al 1987. L’attuale generazione di trentenni italiani ha appreso sui propri libri di testo che l’Italia era il Paese più ricco di autostrade in tutta l’Europa dopo la Germania. Oggi, non è più così: ci hanno superato anche la Spagna, la Francia, l’Inghilterra e, persino, i Paesi scandinavi, che vivono sei mesi all’anno sotto una coltre di neve alta due metri. Folgoranti i racconti di alcuni automobilisti romani in coda presso le pompe di benzina di Fiano Romano: “Ci recammo in Spagna per la prima volta nel 1987, passando l’allora frontiera franco-spagnola a Irun, nei Paesi Baschi. Fino a Bilbao tutto bene. Poi, per raggiungere Santander esisteva solamente una statale a due sole corsie, impervia e a picco sull’Atlantico, poiché si inerpicava sulle Alpi Cantabriche. Tornammo in Spagna l’anno dopo, nel 1988: da Bilbao a La Coruna, passando per Gijon (il porto principale della Spagna settentrionale) era stata costruita, a tempo di record, un’autostrada che ha collegato l’intera penisola iberica all’Europa. Una cosa che noi italiani neanche possiamo sognarcela…”. Forse, vi sarà anche qualche ‘coloritura’ in queste narrazioni da noi raccolte. Forse, si tratta anche del pessimismo atavico di molti italiani, i quali hanno preso a ‘soffiare sul fuoco’ di una protesta che proprio non riesce a trovare una soluzione logica e razionale. Fatto sta che il nostro Paese continua a fornire un immagine di ‘blocco’ così totale e di un’arretratezza così stucchevole che sembra quasi che, da 15 anni a questa parte, nessun governo, di destra, di centro o di sinistra, sia mai riuscito a combinare veramente qualcosa: un’Italia che vive alla giornata e che tira a campare. Gli stessi camionisti in sciopero ci dimostrano questo dato di fatto: il 40% dei Tir che circolano sulle nostre autostrade sono vuoti. Qualcuno guida troppo velocemente per poter guadagnare qualcosa in più. Qualcun’altro guida per troppe ore consecutive, correndo gravi rischi di ‘colpi di sonno’, sempre in agguato. Proviamo, inoltre, a fare un tratto di strada notturno tra Bologna e Milano: la corsia di destra e quella centrale sono letteralmente intasate da un’angosciante carovana di camion in marcia. Solamente la corsia di sorpasso è disponibile alla circolazione delle normali autovetture, per non parlare di quanto accade sul tratto Milano – Bergamo – Brescia o di quel che succede in caso di incidente stradale: anche il più banale dei tamponamenti si trasforma in una terrificante ‘carambola’ di automezzi che si accartocciano l’uno dentro all’altro, come in un flipper impazzito. Tutto questo è letteralmente sconfortante. Soprattutto perché il blocco di questi giorni ha messo a nudo una storica mancanza di lungimiranza di ogni politica industriale e infrastrutturale di questo Paese. In ogni caso, le ultime notizie parlano di una protesta che prosegue ad oltranza: dopo una riunione svoltasi a palazzo Chigi, si è intravisto un chiarimento sulla vertenza degli autotrasportatori, ma per ora la protesta proprio non si ferma. Dopo le precettazioni dei giorni scorsi, decise dal ministro dei Trasporti, Alessandro Bianchi, i blocchi autostradali sono continuati. La situazione sembrava, ad un certo punto, risolversi quando l'esecutivo e le associazioni di categoria si erano seduti attorno ad un tavolo. Il Governo ha allora consegnato ai sindacati un documento che, adesso, verrà valutato. Uno dei leader della protesta, Maurizio Longo, responsabile della Cna Fita, ha fatto sapere: “Daremo la risposta al Governo fra stasera e domani mattina”. Longo ha infatti osservato che “sette sigle dell'autotrasporto hanno aderito al fermo. Cercheremo pertanto di fornire una risposta unitaria”. L’obiettivo del governo è naturalmente quello di tornare ad un livello di normalità, in vista anche delle feste di Natale, anche se per ripristinare un normale livello di rifornimenti occorrerà più di qualche giorno. Nel frattempo, i disagi sono divenuti enormi sulle autostrade, soprattutto per la carenza di carburante. Nei supermercati stanno scomparendo generi di prima necessità come latte, carne, frutta e verdura: secondo la Coldiretti, dai mercati all’ingrosso non sono partite le forniture per i supermercati. E la Federalimentare ha lanciato l’allarme. Per le industrie del settore, il fermo si tradurrà in una perdita di 210 milioni al giorno. Fermi anche molti impianti industriali, come quello della Fiat di Melfi, con notevoli ripercussioni per il sistema industriale. Secondo Paolo Ugge, presidente di Conftrasporto, uno dei leader della protesta: “La precettazione non ha prodotto alcun effetto, non solo in quanto inefficace per il mancato rispetto delle procedure, ma anche perché, per dichiarazione diretta dello stesso ministro Bianchi, non esiste alcuna precettazione, in quanto impossibile a realizzarsi”. Il Ministro, per parte sua, ha risposto che “questi blocchi rappresentano una situazione di illegalità, che deve essere subito rimossa”. Come dire: signore e signori, ho scoperto l’acqua calda…