Per essere un partito, è un partito, in quanto participio passato del verbo partire. Tuttavia, il partito è andato. E adesso si chiamerà partito del popolo della libertà. La sigla, Pdl, al momento sembra solamente il codice fiscale di un qualche utensile da cucina. Ma la domanda più inquietante, adesso è divenuta la seguente: cosa vorrà dire definirsi liberalpopolari? Ma quando mai i liberali, partito d’elite per eccellenza, sono riusciti ad essere anche popolari? Il partito, dunque, è partito, nel senso che se n’è proprio ‘gghiuto’. Ormai, puoi mettere insieme quello che vuoi: comunisti e democristiani, liberali e popolari, ‘voltairiani’ e ‘rousseauiani’. Siamo proprio ‘alla frutta’, signori miei, alla degenerazione come unico metodo di riforma del sistema politico. Pur di cambiare, si è pronti a peggiorare, come quelle ‘tardone rifatte’ che si sentono la pelle liscia senza rendersi conto di apparire tutte uguali, tutte ‘tirate’, con le ‘molle’ dietro alle orecchie. Contro gli inestetismi della cellulite, ecco a voi il partito del popolo, signore e signori. E se il tuo problema è qualche fastidioso prurito intimo, gratta gratta ti esce fuori pure il partito del ‘cetriolo’. In fondo, le idee di Silvio Berlusconi sono veramente fulminanti: persino la Mussolini se ne è accorta ed è entrata in confusione. Ma proviamo a cercare di comprendere cosa sia ‘frullato’ nella mente del nostro beneamato Cavaliere: lui doveva decidersi a muoversi un po’, a trovare un compromesso sulle riforme assieme al centrosinistra. E l’approvazione al Senato della Finanziaria, senza richiesta di fiducia alcuna da parte del governo Prodi, era la prova provata che il nostro si era fatto ‘incartare’ per un anno e mezzo sull’obiettivo della cosiddetta ‘spallata’. Prodi, allora, gli aveva detto: “Vatti a fare una radiografia”. E lui si è finalmente visto ai raggi ‘X’ ormai completamente immobilizzato, con le braccia praticamente ingessate. E' stato allora che gli è venuta l’illuminazione: se Forza Italia mi esplode tra le mani, meglio dare un’ingessata, anzi una bella ‘tirata’, a tutto quanto. Per la serie: dalla politica spettacolo, alla chirurgia plastica istituzionalizzata. Certo, non è la svolta che uno si aspettava, dopo i cinque anni di ‘crescita zero’ dei governi retti dal nostro ‘eroe’. Però, se ciò può servire a farlo ‘acconciare’ per il tavolo delle riforme, ben venga pure il Pdl. A proposito: adesso come dobbiamo chiamarli i ‘forzisti’? ‘Pidiellini’, forse? Oppure ‘popolarlibertini’? Tutto questo, mi fa venire in mente quella popolare ragazza del Tuscolano citata da Pier Paolo Pasolini in ‘Mamma Roma’: “A chi le ha messe le ‘corna’, quella? Ar popolo de Roma”! Cambiamo nomi, cambiamo genere, cambiamo tutto, mi raccomando. Naturalmente, guardandosi bene dal cambiare effettivamente qualcosa. Io stesso, ad esempio, mi sono proprio ‘rotto’ di chiamarmi come mi chiamo. E sto pensando di cambiare nome anch’io. Per un po’ di anni, voglio chiamarmi Gregory House, poi più avanti vediamo. Certo, non sarò mai sagace come il mio eroe televisivo preferito. Ma vuoi mettere quanto si ‘rimorchia’? Ed è anche un bell’argomento di conversazione con le ‘femmine’: “Perché, caro, hai deciso di chiamarti come il medico della famosa serie televisiva”? “Bella mia, perché lo danno su canale 5 e, così, almeno su qualche cosa, mi illudo di andare d’accordo con il Berlusca”! E giù a ridere. “Hai capito quello? La ‘butta’ in politica e, intanto, ‘scopa’…”, diceva Nino Manfredi in ‘Pane e cioccolata’. Beh, forse significa proprio questo essere liberalpopolari: provare a battersi per i più nobili ideali, per riuscire a far ‘colpo’ sulla prima ‘fulminata’ che passa per la via. Va bene, Cavaliere, cambi pure nome al suo partito: però la prossima volta, si fidi di più del Dott. House, ché è proprio un tipo in gamba, glielo assicuro.