A Palazzo Velli la mostra di Caterina Giglio “ANImATAMeNTE”: l’artista in mostra a Roma, nel caratteristico quartiere Trastevere, con quasi 100 opere e la curatela speciale di Gianluca Marziani
Novembre si annuncia ricco di eventi artistici e culturali nella capitale. Tra questi, spicca la mostra di Caterina Giglio, dal titolo 'ANImATAMeNTE', fino al 17 novembre a Palazzo Velli, in Trastevere, che vede la speciale curatela di Gianluca Marziani, uno degli esperti d’arte più conosciuti in Italia. L’artista romana, accompagnata dalle parole di Marziani, genera così un’esplorazione profonda e catartica dell'interiorità, dove arte e vita si intrecciano in una fusione di emozioni, forme e narrazioni. Quasi 100 sono le opere in mostra che raccontano, con sintesi ed energia metaforica, la storia di un'artista dalla biografia eterogenea, ma dalla rigorosa disciplina interiore. Abbiamo avuto il piacere di scambiare quattro chiacchiere con Caterina Giglio, che ha gentilmente risposto ad alcune nostre curiosità rispetto al percorso espositivo che la vede protagonista in una delle location storiche di Trastevere.
Caterina Giglio, il titolo della mostra è “ANImATAeNTE” e possiamo immaginare che questa sua personale rappresenti l’unione di anima e mente, di istinto e razionalità: come dialogano in lei queste due parti nel processo di creazione dell’opera?
“Anima e mente sono i poli complementari della mia vita che produce arte e della mia arte che riproduce vite. L'anima contiene i miei paesaggi interiori, le mie esperienze che sono memoria vigile, i valori che sento alla radice di tutto, proprio come le radici dell'albero generano linfa in un lessico collettivo di connessioni generose. La mente diventa il necessario contraltare, un elemento che richiede il giusto equilibrio con la mia anima e il corredo spirituale. L'equilibrio tra anima e mente è la lotta più complessa e sfidante: una battaglia quotidiana, in cui l'arte rappresenta i diversi pesi che metto sui piatti della bilancia”.
Se ogni quadro racconta una propria storia, in quasi 100 opere lei che storia vorrebbe raccontare al pubblico?
“Fornisco al pubblico uno spunto iniziale, il prologo di una trama che lo spettatore dovrà completare a proprio piacimento, seguendo l'indole e l'attitudine che porta ognuno di noi a compiere un percorso unico e inimitabile. L'artista che fornisce tutta la trama di una storia sta documentando e non inventando: l'arte che inventa deve invitare allo sguardo, invitare al proseguimento del mondo oltre l'immagine raffigurata”.
Gianluca Marziani è il curatore della mostra: com’è nata la collaborazione con il noto critico ed esperto del settore?
“Ci conoscevamo in modo superficiale da qualche tempo. Un giorno, Marziani ha visto alcuni miei disegni e ha fatto sapere a un comune amico di essere rimasto colpito nel profondo dal mio ‘modus operandi’. Quando è nata l'occasione di Palazzo Velli ci siamo visti e abbiamo iniziato un percorso curatoriale che ci ha portato fin qui”.
La mostra si tiene a Palazzo Velli, in Trastevere e lei ha origini romane: in che modo influisce la città di Roma con il suo patrimonio artistico sterminato nella formazione di un’artista?
“Non esiste alcun legame tra le opere e la sede espositiva. Assieme al curatore abbiamo costruito un percorso tra i due ‘piani’ che tenesse conto dei miei cicli tematici, dividendo le aree per assonanze che sentiamo adeguate al tipo di progetto”.