Intervista alla nota giornalista e scrittrice in occasione dell’uscita del suo nuovo lavoro: ‘La voce di Iside’, edito da Readaction
Claudia Conte, giornalista e scrittrice, conduttrice e opinionista televisiva da sempre attenta ai diritti umani, è un vero e prorpio
'ciclone' di idee e iniziative. E’ stata l’autrice più giovane ad aver presentato un’opera al
Salone internazionale del libro di Torino e ha all’attivo già cinque pubblicazioni. Il suo nuovo lavoro, un’indagine sul disagio giovanile della
'Generazione Z', s’intitola
'La voce di Iside', edito da
Readaction. E’ la storia di una rinascita personale, grazie alla solidarietà e al volontariato. E’ portavoce
dell’Academy 'Giovanni Spadolini' e ha ricevuto, in questi anni,
l’Oscar dei giovani in
Campidoglio e il
Premio 'Eccellenze Italiane' del
Senato della Repubblica.Claudia Conte, tu non ami parlare di te, ma sei stata insignita del premio eccellenze italiane in Senato e hai ottenuto l’Oscar per i giovani in Campidoglio: vuoi farci una panoramica della tua storia a partire dai libri? Iniziamo con il nuovo romanzo 'La voce di Iside', edito da Readaction.
“Va bene. ‘La voce di Iside’ è il mio nuovo romanzo dedicato alla generazione Z, quella dei nostri, figli o ragazzi: minorenni che sono spesso coinvolti, purtroppo, in gravi episodi di violenza e di bullismo. Ci hanno fatto inorridire gli stupri di Caivano e di Palermo, le babygang a Milano, anche i tanti giovani in reti criminali, oppure i reati sul web, sempre più diffusi. Quindi, la mia idea è quella di indagare di più questa generazione, cercare le cause di questo malessere così profondo, da dove deriva. Piuttosto che giudicarli come coloro che non studiano, lavorano, che si drogano, che sono violenti, che non hanno valori, bisognerebbe capire le cause, se abbiamo sbagliato qualcosa noi, come intervenire, come ripristinare il dialogo intergenerazionale. Iside è una ragazza che si è chiusa in un mutismo selettivo. Ci sono ragazzi che si chiudono in se stessi, che rifiutano le relazioni. Pensiamo al caso estremo degli hikikomori: ragazzi che per anni si chiudono nelle loro camerette e non parlano neanche con i genitori. Questo è molto preoccupante ed è un fenomeno che si sta diffondendo anche in Italia. Iside, dopo la pandemia, si chiude in se stessa, nella sua stanza, non vive più le normali relazioni sociali. Però, un giorno assiste a un grave episodio di bullismo che vede coinvolto il suo fratellino. Lei non riesce a reagire di fronte a questa violenza, ma poi ha una crisi e si chiede: come ho fatto a non intervenire? Come ho fatto a girami dall’altra parte? Eppure, a mio fratello voglio bene. E allora prende in mano la sua vita e qualcosa accade. Ci sono alcuni temi in cui dovremmo essere tutti uniti. E uno è quello del disagio dei giovani. La soluzione che ho individuato, attraverso la storia di Iside, è il volontariato".
Sei contenta della tua vita oggi?
"Devo dire che ho trovato il senso della mia vita. Io mi sveglio la mattina con un obiettivo, con un sogno, tanta forza. Molti mi chiedono: “Ma dove trovi la forza di fare tante cose”? Io rispondo che la trovo vedendo tante situazioni di disagio, tristezza, povertà: c’è tanto da fare. Se ti occupi degli altri, ti preoccupi degli altri in difficoltà, purtroppo non dormi mai. Questa cosa la condivido con tanti volontari che ci sono in Italia. Bisogna ricordarlo: l’Italia è un Paese di grandi donatori e di grandi volontari. Sono 330mila le realtà di Terzo settore, ma non fanno rumore. Fa più rumore il male: è più affascinante. Di questo è complice una certa parte della cultura e i giornali, che spesso evidenziano i cattivi comportamenti”.
Puoi parlarci anche del tuo libro 'La legge del cuore', scritto per Armando Curcio Editore? Un testo che parla di legalità...
“Nasce nel 2022, nel trentennale delle stragi di Capaci e via d’Amelio. Proprio il 19 luglio scorso c’è stata la commemorazione dell’attentato a Borsellino. È importante ricordare questi eroi: la memoria è futuro. E queste persone hanno lottato fino al punto di sacrificare la cosa più importante che è la vita, per darci la speranza di una vita migliore. Senza legalità non c’è speranza per nessuno: la legalità è alla base di ogni aspetto come l’economia. Le mafie sono ormai imprenditrici: sono cambiate rispetto agli anni di Falcone. Non si fanno più le grandi stragi, i morti, gli attentati. Adesso, le mafie si infiltrano in tutti i settori della vita sociale. In particolare, adesso abbiamo il tema degli appalti e del Pnrr. Le mafie seguono le opportunità vantaggiose in termini economici: “Follow the money” (“segui i soldi”, ndr). Abbiamo la responsabilità di stare tutti insieme, di aiutare la magistratura e le forze dell’ordine a individuare queste persone. Quando abbiamo il sospetto non restiamo in silenzio: questo ci hanno insegnato dedicando la loro vita. Noi, nel nostro piccolo, possiamo comunque fare qualcosa, diffondendo il valore della cultura della legalità. Io ho una trasmissione su Rai Radio Uno che si chiama ‘La mezz’ora legale’, che vuole promuovere proprio la cultura della legalità e valorizzare il lavoro di chi si impegna per noi”.
Cosa ci dici riguardo 'Il vino e le rose: l’eterna sfida tra il bene ed il male', scritto sempre per la Armando Curcio Editore?
“Anche questo libro affronta temi di attualità e vede protagoniste tre donne. Sono tre amiche che crescono insieme e che, di tanto in tanto, si incontrano e si confidano sulle loro vite. Partendo dal caso specifico, andiamo ad indagare il malessere sociale. Per esempio, il marito di una delle protagoniste ha dei seri problemi di tossicodipendenza e, quindi, andiamo ad approfondire il tema della droga. Prendendo umilmente spunto dai dialoghi da Platone, io prendo spunto dai personaggi. È stato bello aver incontrato grandi personaggi che mi hanno aiutato a sviscerare questi temi, come Veronesi, Augias”.
E rispetto a 'Soffi vitali' per Gambini Editore?
“Fu il mio primo romanzo epistolare, d’amore. I due protagonisti iniziano a scambiarsi queste lettere d’amore. Ricordando i grandi epistolari d’amore, come le lettere di Goethe, Bethoven, di Sibilla Aleramo e Dino Campana, ho fatto anch’io dialogare i miei personaggi contemporanei. È una storia vera, raccontata da un mio carissimo amico che mi ha raccomandato di non dirla a nessuno ed io, invece, ci ho scritto un libro. Ma la mia primissima opera, si chiama ‘Frammenti rubati al destino’ ed è, invece, una raccolta di poesie, cosa che non ho più fatto perché mi vergogno moltissimo: la poesia ti mette a nudo con te stesso”.
Come ideatrice e promotrice del progetto 'Women in cinema', dedicato al talento femminile, ti sei impegnata anche in ambito cinematografico presentando ogni anno questo premio sia al Festival del cinema di Venezia sia alla Festa del cinema di Roma: quanto pensi sia importante l’autodeterminazione e il concetto di rete per noi donne?“Anche questo è un progetto veramente bello, ormai giunto alla sua nona edizione. Si svolge al Festival del cinema di Venezia: uno degli eventi più importanti, un orgoglio per il mondo che, ogni anno, pullula di turisti, attori, star e giornalisti. Qualcosa da vedere almeno una volta nella vita. La nona edizione si svolgerà il 3 settembre, in collaborazione con il ministero della Cultura e l’obiettivo è la parità di genere e le Pari opportunità delle donne anche nel mondo del cinema. Nacque come reazione al #MeToo, dando la possibilità di approfondire il tema della mancanza di pari opportunità nel cinema, dove ancora oggi sono poche le registe, le produttrici o le donne manager di successo. Sicuramente, dei passi avanti sono stati fatti: se una donna è brava, io sono ancora più contenta di essere sua amica, perché insieme si può crescere e si può costruire”.
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