Elisabetta ChiarelliTalvolta, la televisione 'generalista' ci dà una bella lezione di umiltà, al fine di invitarci a non denigrare a priori i messaggi veicolati dai suoi prodotti. Ci riferiamo in particolare alle fiction turche, trasmesse da un paio d’anni a questa parte. A esse dobbiamo l’opportunità di averci introdotto in una realtà culturale estremamente interessante: quella della Turchia negli anni ‘20 del secolo XXI. Si tratta di un contesto estremamente interessante, in cui antico e moderno si incontrano e coesistono in armonia. Il fascino della cultura orientale, dai raffinati costumi e dalle tradizioni millenarie e il retroterra pastorale delle comunità rurali si intrecciano con la folgorante modernità di Istanbul, che traspare dalla sua architettura imponente e tecnologicamente all’avanguardia, svettante all’interno di una baia naturale di estrema bellezza e circondata da un reticolato di strade pittoresche che si inerpicano vorticosamente per le alture che dominano la città. Ulteriore elemento di pregio di queste fiction consiste nell’aver proposto un modello di donna a cui forse i mass media ci hanno disabituati. Un’idea di femminilità connotata di eleganza negli abiti dallo stile moderno e sobrio, ma allo stesso tempo di raffinata ispirazione orientale, riproposta soprattutto nelle pettinature delle attrici. Una compostezza che traspare anche nei comportamenti dei personaggi e nel linguaggio utilizzato dagli sceneggiatori, totalmente privo di volgarità. In queste opere, al di là degli intrecci romantici e avventurosi che, di norma, caratterizzano tali prodotti televisivi di tutto il mondo, ulteriori profili di interesse balzano all’attenzione. La celebrazione dei sentimenti nella loro purezza, resa tanto più evidente dall’assenza quasi totale di qualsiasi riferimento alla sessualità. Questa scelta, dovuta alla necessità di evitare ingenti multe, pone in risalto la dimensione del rispetto reciproco e dell’attesa che dovrebbe caratterizzare il rapporto tra due persone che si amano. Inoltre, tali elementi connotativi s’intrecciano con un’estrema diversificazione dei prodotti televisivi, che spaziano dal romanzo formativo al genere investigativo, sino alla rivisitazione in 'chiave' moderna delle fiabe. In tutti questi casi, il finale della storia non è mai banale, ma tende sempre a un esito verosimile e giusto. Oltretutto, vengono toccati temi assai delicati come la violenza sulle donne; le disuguaglianze sociali; il caporalato; e il disagio giovanile in un mondo adulto, attraversato da relazioni disfunzionali; il femminicidio e la sfiducia nella giustizia. Tutto ciò a dimostrare come, nell’epoca dei social e della televisione 'spazzatura', la qualità e la bellezza trovano sempre il modi farsi strada.





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