Valentina Corsaletti
La società per la realizzazione delle ponte sullo stretto di Messina, su cui il governo è inciampato al Senato, da sempre è al centro di polemiche roventi. Palazzo Madama, infatti, ha respinto l’emendamento della commissione Bilancio che prevedeva la liquidazione della Spa ‘Ponte Stretto di Messina’. La storia è così riassumibile: nel 2002 venne deciso, dal governo Berlusconi, di dare il via al piano per il ponte sullo stretto. La società ‘Stretto di Messina’ riprese dunque il progetto preliminare predisposto nel 1992. Nel 2005, la società ‘Impregilo’ vinse la gara come ‘general contractor’ anche se, per l’effettiva apertura dei cantieri, si sarebbe dovuto comunque aspettare il 2007. Nel frattempo, si è insediato il governo di centrosinistra, che nel suo programma non contempla il ponte fra le priorità, le quali devono essere compatibili con le risorse disponibili. Ecco, riassunte qui di seguito, le varie fasi di avvio del progetto nel 2002, sino allo scioglimento della società ‘Stretto di Messina’ e all’annullamento del contratto con l’obbligo, al momento sventato, di pagare una penale di circa 450 milioni di euro.
 
IL DECRETO DEL GOVERNO BERLUSCONI
Nel 2002, la società Stretto di Messina riprese il progetto preliminare predisposto nel 1992. All’inizio del 2003, il consiglio di amministrazione approvò un nuovo progetto, corredato da uno studio di impatto ambientale. Il 24 aprile il Governo varò il decreto per la realizzazione dell’opera. A giugno, arrivò il via libera del ministero dell’Ambiente. Il primo agosto, il Cipe approvò il progetto preliminare.
 
IMPREGILO VINCE LA GARA
Nella primavera 2004 venne approvato il bando di gara per la scelta del ‘general contractor’. Nell’ottobre del 2005, la Commissione aggiudicatrice dichiarò la vittoria del raggruppamento guidato da Impregilo.
 
LAVORI AL VIA NON PRIMA DEL 2007
Prima di aprire i cantieri, Impregilo doveva presentare il progetto definitivo (che doveva essere approvato da Cipe e Stretto di Messina) e quello esecutivo. I tempi previsti dall’impresa per i due progetti erano di 10 mesi al netto dell'iter autorizzativo, cioè a partire dalla firma del contratto. La realizzazione concreta dell'opera venne tuttavia prevista entro la fine del 2012.
 
PER L'UNIONE IL PONTE NON ERA UNA PRIORITA’
Nel programma dell'Unione, il Ponte sullo Stretto non risultava una priorità e, nel maggio 2006, di fronte al Senato per chiedere la fiducia al programma, il presidente del Consiglio, Romano Prodi, non espresse una parola sul ponte, affermando tuttavia che sarebbero stati privilegiati gli interventi “in una logica di sistema integrato”, piuttosto che su “singole grandi opere”.
 
IL DECRETO FISCALE 2006 SULLE INFRASTRUTTURE
Il decreto fiscale del 2006 sulle Infrastrutture, stabilì in seguito che circa 50 milioni di euro destinati alla costruzione del ponte sullo Stretto venivano destinati, per il 70%, alla realizzazione di strade in Sicilia e, per il 30%, alla Calabria.
 
LA RISOLUZIONE CONTRO IL PONTE
L'11 ottobre scorso, la camera ha approvato una risoluzione secondo cui il ponte sullo Stretto di Messina non si farà. Contrari ad oltranza Verdi e Prc, ma votano anche quelli che, pur favorevoli o almeno disponibili, hanno ritenuto che si dovesse dare priorità ad altre opere, tra le proteste dell’opposizione.
 
LA SOPPRESSIONE DELLA ‘STRETTO DI MESSINA’
Nei giorni scorsi, la commissione Bilancio del Senato, sulla base di un emendamento del relatore al decreto fiscale che accompagna la Finanziaria 2008, prevedeva la soppressione definitiva della società ‘Stretto di Messina’, eventualità respinta dall’Aula di Palazzo Madama.

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