Quando, l’estate scorsa, si sottolineava la pericolosità dei vari
Vannacci di turno, s’intendeva esattamente questo: la diffusione di una
subcultura che non riesce a distaccarsi dal
materialismo spicciolo, dal
mero meccanismo fine a se stesso, dal
sesso dissociato rispetto
all’amore. E che sia un
Papa a commettere questo errore, parlando di
“frociaggine” all’Assemblea episcopale dei vescovi italiani, non è solamente un sintomo privo di cause, ma la prova schiacciante che fu proprio la
cultura cattolica a non voler sostituire
“Dio, Patria e Famiglia” con un’educazione alla
cittadinanza più altruista, magari rilanciando lo
spirito missionario di tanti ecclesiastici del passato. Tutte cose improvvisamente negate da una certa
'sbornia' filo-medievista, che fu alla base del cosiddetto
'riflusso' degli
anni ‘80 del secolo scorso: altro fenomeno che andrebbe affrontato con un
dibattito quantomeno
dignitoso all’interno di un Paese totalmente
superficiale, incapace di andare al di là del proprio naso. La parola
'frocio' ha una doppia origine: una
francese e una
spagnola. Dunque, trattasi di un termine
latino: un qualcosa di totalmente nostro, perché nell’attraversare questa
'valle di lacrime' dobbiamo per forza di cose
stigmatizzare qualcuno, trasformando le vite di alcune categorie di persone in veri e propri
supplizi. I soldati di
Bonaparte, quando occuparono
Roma all’inizio del
XIX secolo, si fecero immediatamente notare per un certo
atteggiamento distaccato, per il loro prendere le distanze da qualsiasi
ritualismo religioso. Non erano contrari alla
religione: semplicemente, non gliene
importava niente. Pertanto, il termine non aveva ancora assunto connotazioni
ingiuriose: era semplicemente una declinazione derivante
dall’illuminismo, totalmente in contrasto con
l’immobilismo dogmatico dei
cattolici. Un passo in più lo fecero gli
spagnoli, quando intesero indicare, con la parola
'flojo', una sorta di
debolezza fisica, una
mancanza di virilità. Derivava dal latino
'flos', che significa
fiore: una sorta di delicatezza caratteriale, molto utile in alcune situazioni, pochissimo in altre. Come, per esempio, nel
sesso: posti di fronte a una
bella donna, alcuni rimanevano
“flosci”, non ne erano attratti. Un discorso che già
'in nuce' connotava una
diversità, una forma di stravaganza, poiché interpretata con un metro
meramente meccanicista, che faceva esclusivo riferimento, appunto, al
meccanismo sessuale. Come se
fare sesso fosse un qualcosa di automatico: una specie di
ginnastica. Va da sé, che si trattava di un fenomeno storicamente
già presente, sin dai tempi di
Giulio Cesare e
Alessandro il grande. Lo stesso
Karl Marx, trattando il tema
dell’alienazione operaia, comprese che la
persecuzione degli
omosessuali non derivasse soltanto dallo
sfruttamento di classe imposto dalla
borghesia industriale: era un qualcosa di storicamente più profondo, intorno alla quale la
teologia cattolica aveva molte
colpe. E se ne accorse anche
Freud, qualche decennio dopo. Chi, oggi, vorrebbe
'sdoganare' l'utilizzo delle
'parolacce' come antidoto contro la
cultura 'woke' o il
politicamente corretto rischia di prendere un grosso
abbaglio. Non per
moralismo, né a causa del rischio di
querele per diffamazione: i
'gay' sono molto più intelligenti dei
post fascisti, riciclatisi in una schiera di
'avvocaticchi insulsi' al fine di giustificare il proprio
irrazionalismo. La questione è un’altra: il
cattolicesimo 'paolino' è fondamentalmente
un’ideologia politica anticristiana. Non c’è nulla di più vicino alla
follia della
religione. Ma anche questo è un concetto piuttosto
generalista, una
semplificazione da
telefilm. La verità è che la diffusione politica del
cattolicesimo militante fu incoraggiata proprio da
Costantino, poiché scaricava la responsabilità della
crocifissione di Cristo sugli
Ebrei. E tutta la
costruzione teologica successiva, quella che prese piede
dall’Editto di Milano in poi, seguì questa grave distorsione, totalmente distante dal
proto-cristianesimo 'gesuano'. Riguardo a
Papa Francesco, che comunque si è
scusato in merito allo
'scivolone' cui è incorso, per il futuro gli consigliamo di
non inseguire le
destre sul terreno
'vannacciano' delle
stupidaggini: sarebbe solamente la conferma che il
Vaticano si è sempre adeguato al potere politico a seconda di
come 'tirava' il vento. Anche in questo caso, la verità è ben altra: la
millenaria corrente della Storia non corrisponde affatto al
cattolicesimo. La
metànoia del figliolo del falegname di
Nazareth era
anarchica e
disobbediente: essa
aggiunge diritti e
“completa la legge”, non viene a
rivoluzionarla. E i
'gay' non sono affatto delle
“pecorelle smarrite”. Né, tantomeno, lo sono i
post fascisti, ancora intrisi di
gallismo virile e di una cultura del corpo totalmente
fallocratica. Accanto alla
spinta a godere, la sola cosa che riesca a dare un senso all’attraversamento di questa
'valle di lacrime', esistono anche
l’amore e lo
spirito del mondo. Non si tratta di
sincronismo 'junghiano', né di
sincretismo post marxista, funzionale a sostituire le vecchie ideologie con un qualcosa di più alla
moda. Si tratta, invece, di una
radice culturale molto profonda, che non riguarda solamente i
'gay', ma una nuova
dottrina dello spirito, in grado di diffondere
benessere e
solidarietà verso tutti e per tutti. Altro che
“pecorelle smarrite”...