Non ha tutti i
torti chi scrive, in questi giorni, che il
Partito democratico sembra aver imboccato una
deriva 'grillina'. La scelta di alcune candidature alle
elezioni europee lo ha dimostrato ampiamente: si corre dietro a
Giuseppe Conte, come se fosse
l’ago della bilancia della politica italiana. E ci si dimentica che fu proprio
Conte a innescare la fine anticipata della scorsa legislatura - in cui il
Movimento 5 stelle era il Partito di maggioranza relativa - avviandoci tutti verso le prime
elezioni estive dal
1919 a oggi, scompaginando altresì il
'quadro' di tutte le
alleanze possibili. La
slealtà del
Movimento 5 stelle è un dato politico assodato. Si nota poco, in questo momento, perché adesso abbiamo a che fare con una
destra di
'rintronati', rimasta al tempo in cui
'Berta filava'. Eppure, si corre dietro al
M5S nel fare a gara
a chi è più di sinistra. Senza mai parlare di
contenuti, peraltro: questo è tutto vero. Servirebbe una
“politique d’abord” che rendesse, finalmente, i contenuti politici
prioritari rispetto alla
propaganda, perché è proprio quest’ultima a rendere i due movimenti progressisti quasi
indistinguibili. Niente da fare: non ci si prova neanche ad approcciare un contenuto di
politica europea. Anzi, paradossalmente, qualche
elemento ambientalista emerge proprio dal
Movimento 5 stelle, che per lo meno sta cercando di darsi una connotazione chiara sulla
transizione ecologica. Un tema già sollevato sin dai tempi del
Governo Prodi bis, il quale inviò l’allora sottosegretario agli Affari Esteri,
Bobo Craxi, a presentare il
'quadro' della situazione innanzi al
Consiglio di sicurezza dell’Onu. Ovvero, in tempi in cui di
Greta Thunberg non se ne conosceva nemmeno l’esistenza. Perché qui è tutto un
'fregarsi' le idee a vicenda, quando spesso si tratta di problematiche già sollevate da altri, dai
Verdi di
Angelo Bonelli ai
socialisti riformisti di
Boselli e
Bobo Craxi. Siccome non si possiede alcuna
identità culturale, ci si traveste da
esperti indiscussi di qualsiasi cosa, dai
vaccini ai
viadotti autostradali, passando per il
ponte sullo Stretto di Messina, in una sorta di
'fregolismo' nazionalpopolare che rappresenta il sintomo principale di chi non sa neanche per quale diavolo di motivo si ritrovi candidato alle
elezioni europee. In passato, per lo meno, ci si limitava a stilare la formazione della
nazionale di calcio al posto di
Enzo Bearzot, il quale fu addirittura costretto a vincere un
campionato del mondo in polemica con il
popolo dei
Commissari tecnici. Sia come sia, dopo un famoso articolo sul
'Carbonaraday', ormai passato
alla Storia, la situazione è trascesa ulteriormente: ognuno si
autocertifica come esperto indiscusso di qualsiasi cosa, scatenando
diatribe stucchevoli come se fossimo all’interno di un
bar. Perché è questo è il livello della nostra politica, oggi. E siccome i
bacini elettorali sono ormai ristretti a causa
dell’astensionismo, si è arrivati addirittura al paradosso di aprire un telegiornale in cui veniva teorizzata, per il futuro, la possibilità di poter
cucinare un piatto di pasta su
Marte. Il compito politico del
Pd, al momento poco riconoscibile, sarebbe quello di federare tutta la
massa critica laico-riformista, da
Renzi a
Fratoianni, incanalando l’analisi sulle
responsabilità per i molti errori del passato nelle segrete stanze di un
Ufficio politico, in grado di aiutare l’attuale
segretario nazionale del Partito a tenere insieme tutti quanti. Ognuno può rimanere
'padrone a casa sua', ma il progetto di
un’alleanza progressista e
riformista, capace di rispondere
all’ondata tradizionalista e
'mangereccia' delle destre, andrebbe affrontato con urgenza. E il
Pd dovrebbe farsi carico di questo, anziché
inseguire gli altri sul terreno del
'personalismo da vetrina'. Il nesso di distinzione rimane il seguente: cominciare a preparare una
'squadra', magari formando un
'governo-ombra' progressista. Un suggerimento che non è affatto in polemica con chi parla di
“sinistre indistinguibili”, poiché tanto molte intuizioni, spesso e volentieri, provengono proprio
da queste parti e da questi
ambiti. A
gratis, oltretutto. Avremmo anche molte idee per incidere sulla
disoccupazione giovanile, ma su questo punto la risposta è sempre la stessa:
“Bambole, non c’è una lira…”. Perché è sempre
tutto 'teatro'. Proposto da gente che, oltretutto,
neanche se ne intende…
(articolo tratto dalla rubrica settimanale Giustappunto! pubblicata su www.gaiaitalia.com)