La
questione dell'aborto e
dell’emendamento alla
legge n. 194 del
1978, che prevede nei
consultori anche l’assistenza di
associazioni 'pro vita' finanziate con i fondi del
Piano nazionale di ripartenza e resilienza - con il chiaro intento di rendere
difficilmente applicabile la norma - è finita sotto la lente d'ingrandimento
dell'Europa, con la
Commissione Ue che ha
'bacchettato' l’Italia sottolineando come
"le misure sull'aborto siano estranee al Pnrr". E non è tutto: durante una puntata della trasmissione
‘Porta a Porta’, trasmessa da
Rai 1 e dedicata alla
legge n. 194, è stato presentato un
'parterre' di
ospiti che comprendeva solamente
uomini, costringendo la presidente della Rai,
Marinella Soldi, a prendere carta e penna per scrivere, vivaddio, a
Bruno Vespa e chiedergli, sostanzialmente:
“Che diamine stai combinando”? Cominciamo col dire che, riguardo all’utilizzo dei fondi del
Pnrr, ha pienamente ragione la
Commissione europea: l’enorme prestito concesso dalla
Ue contiene misure riguardanti la struttura di
'governance' del piano in sé, cioè relative al capitolo
dell’assistenza sociosanitaria di prossimità, non una diversa gestione della
normativa sull’aborto. Quest’ultima fattisecie era
esclusa ‘a monte’ dagli
orientamenti d’indirizzo del
Pnrr, mentre il governo sembra intenzionato a
introdurla forzatamente nella
'mission' del piano, in cui sono elencate tutta una serie di
funzioni formative per rafforzare il
personale infermieristico entro il
2026. In sintesi, la
Ue ci ha chiesto di
formare e
assumere stabilmente nuovi
giovani infermieri, integrando anche i
medici di base e i
servizi sociali in strutture nuove o già esistenti, come le
Case di comunità, non di gestire specificamente i
consultori. In secondo luogo, la mancanza di sensibilità di
Bruno Vespa, per quanto dovuta a una serie di
indisponibilità incontrate durante la preparazione della cosiddetta
'scaletta' della sua trasmissione, è stato uno
'scivolone' che ha fatto pensare a una
'crociata' televisiva della nuova
‘Telemeloni’. Sia come sia, la sostanza della questione rimane la stessa: il
centrodestra italiano, a parte alcune
componenti laiche di
Forza Italia e una parte della
Lega - compreso
Matteo Salvini, dobbiamo dire, che questa volta ha saputo salvarsi in corner - ha dei
seri problemi con la
modernità secolarizzata della società attuale. Molti esponenti sembrano appena usciti da una stravagante
macchina del tempo, proveniente direttamente dagli
anni ‘50 del secolo scorso. E senza neanche l’accompagnamento del
Doctor Who, che per lo meno sarebbe stato in grado di rielaborare scientificamente la situazione. Anche in termini
genericamente culturali, accorgersi all'improvviso di non possedere più
l'esclusiva della morale comune all'interno di un processo di
secolarizzazione in fase ormai avanzata, più che una
fobìa regressiva rappresenta una sorta d’incapacità a stare
al passo con i tempi, la confessione esplicita di un
moralismo inattuale che ha ormai raggiunto le vette del
cinismo più sadico, teso unicamente, soprattutto sui
social network, a nutrire il proprio bisogno di
discriminare e
condannare. Senza più nessuno da
perseguitare con il
marchio dell'abominio e
dell'infamia, i nostri
conservatori alla Simone Pillon non possono più
truffare il prossimo con la propria
visione farisaica assai più vicina al
Concilio di Trento che al
Vaticano II del
1962. L'egemonia del
cattolicesimo controriformista è ormai inesorabilmente
tramontata: inutile perdersi in
trasalimenti mistici. Eppure, si continua a far finta di non capire che
quest’ambizione a identificarsi con una
dottrina morale naturale; la
pretesa di voler annettere l'intera società a
un'unica visione del mondo; l’ostinazione nel volersi
occupare di cose di cui si conosce, sociologicamente e scientificamente,
assai poco; il voler imporre a tutti i costi un
modo esclusivo d'intendere e impostare la
vita privata, i
rapporti sessuali, i
legami di
paternità e di
maternità; tutta questa
'roba qua', insomma, risulta francamente una
rancida spazzatura da consegnare al più presto presso
un’oasi ecologica. La
destra italiana sta facendo
ridere persino
i polli di Renzo Tramaglino: la
laicizzazione dei costumi rappresenta il superamento proprio di quel
"pensiero unico cattolico" che per quasi
due millenni ha condizionato, nel bene e nel male, una
buona parte del mondo, permeando e zavorrando, in particolar modo, la
società italiana. Una
filosofia morale che continua a incontrare una serie infinita di
sconfitte campali, su un terreno, quello dei
diritti civili, che risulta decisamente
ostico ai
conservatori di casa nostra, totalmente impegnati a
“prendere i muri a testate” come nella nota scena de
'La grande bellezza' di
Paolo Sorrentino, poiché ormai giunti innanzi alle proprie
contraddizioni più estreme, che riducono la
moralità e ogni ricerca di
nuove forme di etica a dei veri e propri
'conati' di
manicheismo grottesco, intollerante, inutilmente
provocatorio. Precisiamo una cosa: rispetto a tanti
Partiti politici, composti da gente senza passato,
Fratelli d’Italia delle radici le avrebbe. E ciò non rappresenta un dato del tutto
negativo, in termini di
incanalamento educativo della
militanza. Tuttavia, ora si tratta di
selezionare cosa
conservare e cosa
gettare via di quel
passato, al fine di incrociare veramente la
società italiana e le sue
antitesi in
perenne rivoluzione. Un moto che non corrisponde a un
atto instaurativo, né risponde a un preciso
Manifesto politico-ideologico di intenzioni, ma a un
procedere delle masse passo per passo, in una logica sociologica
gradualista, per quanto
dinamica essa sia o possa sembrare. Non c’è nulla più di questo, in realtà, poiché anche sul
fronte progressista, indubbiamente c’è chi
esagera con le
Giuliette 'nere', le
censure forzate o con la
religione vista come un
inutile orpello da
dissacrare. Un po’ di
religione - in quanto
etica della convinzione e non del successo -
serve sempre nella vita. Perché alcuni
princìpi ci vogliono, in una società divenuta
“liquida”, senza tuttavia continuare a dibattersi tra un
falso calvinismo moralista e un
materialismo spicciolo totalmente privo di scrupoli, che calpesta ogni valore spirituale.
“State boni, se potete...”, era solito affermare, in dialetto romanesco,
San Filippo Neri. Un personaggio proveniente
dall’universo cattolico, che seppe addirittura
anticipare, nei secoli, alcuni presupposti di
laicità cristiana. Ben prima
dell’illuminismo enciclopedico e della
Rivoluzione francese.
(articolo tratto dalla rubrica settimanale 'Giustappunto!' pubblicata su www.gaiaitalia.com)