Pietro PisanoIl teatro 'Lo Spazio' di Roma ha presentato al proprio pubblico ‘Vivien’, in scena fino allo scorso 17 marzo 2024. Il testo, scritto da Donatella Busini e diretto da Mauro Toscanelli, è un lavoro che ha saputo rimescolare psicologia e devozione all’arte, mettendo al centro della storia l’indimenticabile, Vivien Leigh, interpretata da un'ottima Caroline Pagani. In una casa di cura psichiatrica è rinchiusa la giovane Mary, la quale vive in uno stato di delirio che la porta a convincersi di essere la figlia di una delle attrici più iconiche della storia del cinema e del teatro: Vivien Leigh. All’interno dell’istituto, Mary è seguita da un’equipe di medici che cercano di capirci qualcosa in questa forma di ossessione. La rappresentazione, a questo punto, si trasforma in una confessione d’amore per il teatro e nell’occasione per ricordare la figura di Vivien Leigh, estratta in maniera onesta dalla sua biografia senza troppe licenze poetiche. Ripercorrendo la vita della testarda Rossella O’Hara di 'Via col vento', si finisce infatti con l’esplorare gli anfratti più reconditi della Leigh privata, riportando alla luce un soggetto diviso, affetto da una sorta di dissociazione tra l’attrice che prende il sopravvento e 'cannibalizza' la personalità della donna, ormai in preda a un vero e proprio bipolarismo tra gesto e parola, tra corpo e voce. In tale frangente, la scelta di Caroline Pagani come interprete della Leigh appare quella più 'azzeccata', anche in ternini di somiglianza fisica. La Pagani, infatti, è riuscita a donare al pubblico un’idea limpida dell’attrice britannica, facendola rivivere in spirito, sapendo andare al di là delle somiglianze corporali tra la Leigh e la stessa Pagani. Un’idea molto coraggiosa da parte del regista, Mauro Toscanelli, in un’epoca in cui le mere sensazioni o il semplice impulso percettivo di 'pancia' hanno ormai preso il sopravvento rispetto a una concezione ideale del teatro, oggi considerata troppo fredda, intellettualistica o eccessivamente razionale. Forse, per occultare o giustificare i tanti cinismi di chi vive d’arte nel mondo attuale. Lo spettacolo, al contrario, non si nasconde, mostrando espressamente pregi e difetti di una grande attrice di teatro, che fu capace, lavorando solamente in 20 film, di conquistarsi un posto anche nella storia del cinema, con i due Oscar vinti per le sue memorabili interpretazioni di 'Via col vento' e 'Un tram chiamato desiderio'. Bravissima la Pagani nel capire il vero tratto perturbante di Vivien Leigh: un particolare incrocio tra la classica 'fidanzatina' accompagnata da una naturale dignità, che seppe rendere schiava di sé un'ardente schiera di ammiratori in tutto il mondo. Il fascino delle 'teste dure': è questa l’idea che emerge alla fine dello spettacolo del duo Busini/Toscanelli. L’immagine chiara di una tipologia di donna non ancora di grande successo qui da noi, poiché prigionieri di fissità e modelli schematici che ci impediscono di affrontare l'universo femminile e le sue molteplici soggettività.

Vivien
Teatro 'Lo Spazio'
di: Donatella Busini
Regia di: Mauro Toscanelli
con: Alessandro Calamunci, Ilaria Fantozzi, Caroline Pagani, Mauro Toscanelli e Massimo Zannola
Costumi di: Emanuela Zito
Luci e fonica a cura di: Alessandro Iannattone





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