Rita ChessaIntervista allo scultore a cui è stata negata la proposta di un monumento dedicato alla Sora Lella

Un progetto di monumenti dedicati alle donne di Roma è l’idea dello scultore romano, Gianluca Bagliani. Dopo aver modellato busti per Luigi Pirandello, Pier Paolo Pasolini, Anna Magnani, Gabriella Ferri e molti altri, avrebbe voluto omaggiare anche la Sora Lella, ma si è visto negare l’idea di posizionare l’opera in uno spazio urbano della città di Roma dalla Sovrintendenza “perché possono essere prese in considerazione solo opere selezionate in seguito a pubblici concorsi, non si è riscontrata una valenza pubblica del manufatto e perché l’amministrazione capitolina ha già tributato il personaggio con la dedica di un viale”. Visto che i concorsi pubblici per la creazione di opere artistiche non sono molti, gli artisti si attivano autonomamente, cercando di andare avanti come possono. Soprattutto per quanto riguarda la scultura, remoti sono ormai i tempi e le condizioni del periodo d’oro del Rinascimento. Abbiamo perciò deciso di incontrare lo scultore in questione, per comprendere meglio le sue intenzioni.

Gianluca Bagliani, spesso i sogni non vanno di pari passo con la burocrazia: ora cosa intende fare?
“Continuerò, sperando nel sostegno di chi possa prendere a cuore l’iniziativa. Ho sempre lavorato con le mie forze, senza supporti pubblici o privati, ma le mie opere sono state un valore aggiunto per la città”.

Come sceglie i suoi personaggi?
“Si tratta di personaggi di rilievo, dal punto di vista culturale e sociale. Ci tengo a sottolineare che il mio progetto non si limita solo a dedicare opere a individui noti e di successo. Per esempio, una delle storie che mi ha colpito di più è stata quella di Adelina Sejdini, che si suicidò dopo aver denunciato il racket della prostituzione”.

Come è nata la sua passione per la scultura?
“La chiamata dall’arte è arrivata quando avevo 5 anni. Mi trovavo sulla spiaggia di Tarquinia. Quasi in riva al mare, notai un signore con gli occhiali e la barba: stava modellando una leonessa con la sabbia. Mi misi accanto a lui e provai a seguire i suoi stessi movimenti. In quel momento, ho capito che avrei voluto fare questo nella vita: lo scultore. Cominciò da allora anche quella che è stata la mia scuola più importante, l’osservazione. Ho frequentato il liceo artistico e l’Accademia di Belle Arti, ma mi hanno insegnato molto di più gli artigiani o gli altri scultori a cui andavo a rompere le scatole, rimanendo nelle loro botteghe finché non mi mandavano via”.

Se non avesse fatto l’artista, che mestiere avrebbe intrapreso?
“Non riesco neanche a immaginarmi diversamente: organizzo corsi alle persone che vogliono avvicinarsi a questa forma d’arte, ma la mia attività primaria è quella dello scultore. È lì che ritrovo il mio posto nel mondo. Ad oggi, posso dire di essere riuscito a fare di questa passione la mia vita. E ciò che desidero adesso è donare degli strumenti per aiutare chi, come me, ha deciso di percorrere questa strada sia a livello professionale, sia semplicemente per diletto”.





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