Vittorio LussanaAvere buona memoria è una caratteristica un po’ strana, che si muove su più livelli. Puoi ricordare i dettagli di una singola circostanza, per essere presente a te stesso. E puoi veder riaffiorare nella mente pensieri più complessi, come quando i cassetti di un armadio si aprono all’improvviso. Io li chiamo, generalmente, "anticorpi": si può rammentare quella volta che si stava commettendo un errore molto grave, che il destino ha voluto non farci scontare, come se avesse chiuso un occhio in nostro favore. Si tratta di anticorpi importanti, che impediscono di reiterare quel comportamento sbagliato. Ma per quanto fastidiosi, quei ricordi rappresentano un qualcosa di sano: un richiamo della ragione. Poi ci sono i ricordi di ciò che si è letto o si è scritto: quasi un 'copione' teatrale, che finisce col fissare una sorta di dottrina personale, che si ripete per segmenti a seconda delle notizie o delle novità che ci raggiungono ogni giorno, formando un pensiero che dev’essere regolarmente rielaborato. Noi crediamo che il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, abbia fatto bene, in questi giorni, ad affiancare la questione palestinese con il 'Giorno della Memoria'. Non soltanto per il dato materiale in sé, cioè il fatto che il popolo ebraico sia stato posto nel mirino da un’ideologia razzista, che voleva cancellarlo dalla faccia del pianeta. Ma anche per una motivazione ideale e, al contempo, psicologica: segnalare che chi ha subito un attacco così delirante possa fare la stessa cosa contro altri popoli. Un po’ come accade a quelle persone che hanno sfiorato la morte, ma essendo riusciti a evitarla, credono di essere diventati praticamente immortali. E’ una sindrome particolare, che colpisce più le singole persone, che l’identità collettiva di una popolazione. E qui si vuole, invece, evitare di giudicare tutto un popolo, sovrapponendolo alla figura del proprio primo ministro, il quale invece si muove e opera per conto di se stesso e non per un “diritto di resistenza”. E' lo stesso, identico, doppio ragionamento del presidente Mattarella, teso a impedire che il 'Giorno della Memoria' diventi un vuoto esercizio di retorica assai vicina all’oblio: una contaminazione formale che il popolo d’Israele non merita. Tuttavia, questo nostro esercizio di 'sdoppiamento' della memoria vuol essere ancora più 'mirato'. Non è un consiglio diretto a Israele per la reazione, a nostro avviso sproporzionata, che ha scatenato a Gaza dopo i fatti del 7 ottobre, ma un’indicazione diretta di responsabilità nei confronti di un singolo uomo: il primo ministro, Benjamin Netanyahu. Il quale, ha commesso un errore madornale, precipitando nel medesimo abisso morale di Hamas anziché cogliere l’occasione per dimostrarsi diverso, interpretando veramente i sentimenti più profondi del popolo ebraico. C’è anche un errore da parte nostra, in verità: noi pensavamo che la destra israeliana, attualmente al potere, fosse ossessionata ideologicamente dalla propria cultura e dalle sue tradizioni religiose. Un po’ come le nostre destre, composte da 'cialtroni' perennemente in malafede e da qualche 'rubagalline'. Ebbene, ci siamo sbagliati: nel caso del governo israeliano, le cose non stanno affatto così. Si tratta, invece, di un gruppo minoritario di persone, guidate da Benjamin Netanyahu, che non ha voluto ascoltare nessuno. Nemmeno gli americani, che molti pongono regolarmente al centro di ogni male. Questa volta, la politica estera del Pentagono c’entra poco, poiché si è ritrovata 'alla finestra', esattamente come noi, ad assistere a un massacro. Soprattutto di bambini, come abbiamo dovuto registrare attraverso le notizie che ci sono giunte, diverse volte, da New York e da Bruxelles. Un sentimento di vendetta completamente privo di scrupoli, che non solo è stato fatto ricadere su un popolo più debole, ma su migliaia di vittime innocenti. Una vendetta utilizzata come strumento politico da uomo che sta lottando unicamente per il potere e non in difesa del proprio popolo, che invece vorrebbe vivere in pace per poter 'purificare' la propria memoria e tentare di non soffrire più. La Storia non può essere il mero racconto delle vicende di una “masnada di assassini”. Altrimenti, non impareremo mai nulla. Essa deve assumere, invece, un nuovo compito di analisi razionale, attraverso parallelismi più complessi. Come quello proposto dal nostro presidente della Repubblica. Oppure, per scatenare una risposta 'anticorpale', che faccia riaffiorare i ricordi soprattutto per impedirci di ricadere negli orrori del passato. Noi ci uniamo sinceramente al dolore del popolo d’Israele, depositario di una cultura millenaria. Ma lo sconsigliamo dal farsi rappresentare da politici moralmente indegni innanzi alla comunità internazionale, poiché incapaci di distinguersi dai nemici, spezzando quella catena di violenza che proprio la Bibbia e la Torah ci hanno insegnato per interi millenni.




Direttore responsabile di www.laici.it
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